Scheda film

Regia e Sceneggiatura: Peter Brosens & Jessica Woodworth
Fotografia: Hans Bruch Jr.
Montaggio: Jessica Woodworth
Scenografie: Igor Gabriel
Costumi: Claudine Tychon
Musiche: Michel Schöpping
Suono: Michel Schöpping
Belgio/Olanda/Francia, 2012 – Drammatico – Durata: 93′
Cast: Aurélia Poirier, Django Schrevens, Sam Louwyck, Gill Vancompernolle
Uscita: 27 giugno 2013
Distribuzione: NOMAD FILM Distribution

Sale: 7

 Parabola futuristica o realtà?

Una misteriosa calamità colpisce un remoto villaggio belga nelle Ardenne: l’inverno non lascia spazio alla primavera, gli alberi iniziano a cadere, la terra diventa arida, le provviste scarseggiano. Il ciclo della natura è sconvolto ed essa prende il sopravvento provocando l’implosione della piccola comunità. Due adolescenti, Alice e Thomas, lottano per dare un senso alla vita in un mondo che sta crollando.
“Cosa accadrebbe se non arrivasse la primavera?”. Questa è la domanda alla base de La quinta stagione. Dopo aver girato Khadak in Mongolia e Altiplano in Perù, i registi Peter Brosens e Jessica Woodworth – lui di origine belga, lei americana – hanno deciso di concludere la trilogia nel luogo stesso in cui vivono. “Abbiamo rivolto lo sguardo al nostro ambiente – dicono – perché abbiamo sentito che era necessario trasporre le nostre idee in un contesto familiare. Conosciamo la gente di qui, la luce, la topografia, le stagioni, gli usi e costumi, le vecchie case di pietra, le cave, le fattorie, i ritmi quotidiani. Inoltre è un luogo che ha una bellezza ossessiva e fuori dal tempo”.
Un film che si può vivere davvero come un brano musicale. In un piccolo borgo agricolo situato alla fine del mondo, che pare uscito da un quadro di Brueghel, idilliaco e fiabesco, in una campagna solcata da valli con la sua scacchiera di campi e boschi, una comunità che si accinge a seppellire l’inverno con un rito che risale alla notte dei tempi resta invece paralizzata dal gelo e dalla neve. La natura si ribella. Ecco che tutto poco a poco si sfalda e cade in abbandono. I colori di colpo scompaiono in un grigio tenue che avvolge tutto. Il calore e la tenerezza, l’umanità e la solidarietà tra le persone svaniscono. Una nuova barbarie è alle porte e miti efferati e primitivi si fanno strada. Dolore e pura disperazione sembrano l’unica via.
Quadri soffocanti di bellezza visiva e sanguigna, di poesia e d’orrore, ci accompagnano verso le porte dell’inferno, quasi stazioni di una via crucis pagana che porta ad un Calvario senza nome.
I film di fantascienza proiettano le loro storie avveniristiche in un futuro dove gli abitanti della Terra hanno abbandonato un pianeta divenuto ormai arido e invivibile, distrutto da secoli di guerre, sconvolgimenti climatici e carestie, e sono migrati nelle galassie in un esilio senza ritorno.
La quinta stagione annuncia questa mutazione. È un film che possiamo definire di pre-fantascienza. Un horror fuori dal tempo, un incubo più che reale.
La speranza rimane nei due giovani superstiti che alla fine si avviano verso l’orizzonte bianco di neve.
Superba prova di tutti gli attori: i due adolescenti Aurélia Poirier e Django Schrevens nei panni rispettivamente Alice e Thomas, il maturo Sam Louwyck nel ruolo del filosofo Pol e il giovanissimo Gill Vancompernolle, affetto fin dalla nascita da diplegia spastica – qui al suo primo film – assetato di vita e di esperienze, che osserva con sguardo puro la desolazione intorno a lui. 

Voto: 8

Francesca Bani

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