Scheda film

Regia, Soggetto e Sceneggiatura: Christian Petzold
Fotografia: Hans Fromm
Montaggio: Bettina Böhler
Scenografie: K.D. Gruber
Costumi: Anette Guther
Suono: Andreas Mücke-Niesytka
Germania, 2012 – Drammatico – Durata: 105′
Cast: Nina Hoss, Ronald Zehrfeld, Jasna Fritzi Bauer, Mark Waschke, Rainer Bock, Christina Hecke, Claudia Geisler
Uscita: 14 marzo 2013
Distribuzione: BIM

 Voltati Barbara

Germania Est, estate 1980. La dottoressa Barbara (Nina Hoss), dopo aver presentato richiesta di espatrio, viene trasferita per tutta risposta in un piccolo ospedale di campagna. Ma il suo desiderio di lasciare il paese non sembra essersi quietato, poiché sta organizzando attraverso il proprio fidanzato Jörg (Mark Waschke), già passato oltrecortina, un tentativo di varcare i confini della nazione. Ma quando si scontrerà con gli ambigui atteggiamenti del superiore André (Ronald Zehrfeld), collaborazionista suo malgrado, e con Stella (Jasna Fritzi Bauer), una ragazzina orfana destinata ad un campo di lavoro che cerca disperatamente di sfuggire al proprio destino, le sue già precarie certezze inizieranno a vacillare, convogliando tutti i suoi sforzi verso un’unica, imprevista decisione…
A quasi cinque lustri dalla Caduta del Muro di Berlino e dei regimi filosovietici, continuano a spuntare pellicole che cercano di raccontare quell’idiozia inevitabile che fu la divisione della Germania, uscita sconfitta dalla Seconda Guerra Mondiale, a sua volta fagocitata dalla Guerra Fredda. Dopo Le vite degli altri, che narrava come la scoperta dell’arte e l’interesse nei suoi confronti potesse contrastare la spietata “Stasi”, La scelta di Barbara alza la posta in gioco, riprendendo in piccola parte la tematica ed introducendo una sorta di triangolo amoroso, aggiungendovi pure una ragazza indifesa quale classico giro di vite alla vicenda che vuole raccontare.
Il problema del film, scritto e diretto da Christian Petzold, è però di acquarellare l’interessante ritratto della DDR diluendolo nella messa in gioco di troppe tematiche, senza che esso, rifratto attraverso le vite dei differenti personaggi, riesca a mettersi completamente a fuoco. Sceglie inoltre una confezione eccessivamente raggelata (fotografia fredda ed assenza di musica extradiegetica) a fare da pendant al grigiore della Germania Est, che rischia di frenare lo spettatore nello sviluppo dell’empatia necessaria a seguire una storia come questa. Così il dramma interiore di Barbara, pur sostenuto da una ricostruzione attenta che ricerca minimi dettagli e dalla convinzione dei suoi interpreti, finisce col procedere stentatamente nella sua incompiutezza, risultando anche sbilanciato nella propria messa in scena e non riuscendo a giustificare fino in fondo le scelte della protagonista, malgrado il parziale lieto fine dal retrogusto amarognolo. 

Voto: * * *

Paolo Dallimonti