Titolo originale: La spettatrice
Nazione: Italia Anno: 2003 Genere: Drammatico
Durata: 100′ Regia: Paolo Franchi
Cast: Barbora Bobulova, Andrea Renzi, Brigitte Catillon
Produzione: Roberto Buttafarro, Marco Quintili, Marisa Grieco, Franco Zuliani.
Distribuzione: Istituto Luce
Recensione n.1
Il piacere di osservare, di contemplare, di perdersi in un dettaglio, sono sensazioni che chi ama il cinema conosce molto bene. E’ davvero una magia, infatti, potersi sedere su una poltrona per fissare uno schermo che si accende di vite altrui in rapido fluire. Un viaggio catartico alle radici dell’inconscio che contrappone alla completa immobilita’ fisica un benefico flusso di emozioni. Questa inclinazione naturale, il cui grado di intensita’ e’ ovviamente soggettivo, puo’ sfociare nel patologico quando l’osservare si sostituisce al vivere. E’ quello che accade alla giovane protagonista del debutto cinematografico di Paolo Franchi. Valeria, infatti, e’ bella e intelligente, ma vittima di una stasi emotiva paralizzante che le impedisce di dare concretezza ai suoi desideri, tramutando in introversione la sua natura piu’ intima. Si riempie delle vite altrui e scruta con morbosa curiosita’ Massimo, il quarantenne dirimpettaio, anch’egli single e dall’aria sognante e malinconica. Quando lui si trasferisce a Roma per lavoro, Valeria non puo’ fare altro che seguirlo, insinuandosi da spettatrice nella sua vita affettiva. L’esordiente Franchi parte da uno spunto non particolarmente originale (“La finestra di fronte”), anche nei possibili sviluppi thriller (“Attrazione fatale”, “Inserzione pericolosa”), per adottare un punto di vista personale e comunicativo. L’innesto dei personaggi non e’ dei piu’ felici e sfiora lo stereotipo (lui che beve birra in casa da solo, lei sdraiata sul letto che lo guarda, la compagna di stanza solare e ciarliera, qualche coincidenza di troppo) poi la storia e i personaggi crescono gradualmente con l’entrata in scena di Flavia, la compagna di Massimo. Immagini curate, fotografate con gusto e montate con fluidita’, trasmettono efficacemente la distanza tra l’apparenzadei personaggi ed il loro effettivo sentire. Tutto e’ sussurrato, gli eventi si succedono nella pacatezza, non ci sono scene madri, eppure alla fine del film il destino dei tre protagonisti avra’subito una svolta, se non altro a livello di consapevolezza personale. Una storia del genere non stonerebbe nella campagna inglese, tra pizzi e merletti dell’epoca vittoriana. L’ambientazione attuale e’ una boccata d’ossigeno rispetto alle vite vincenti esibite con sfacciataggine da copertine di rotocalchi e televisione spazzatura, e risulta un buon compromesso tra l’ovatta della fiction e cio’ che invece capita di incontrare e sperimentare nel quotidiano. Senza clamori, urla, inutili grevita’ o virate narrative a perpendicolo, ma con sensibilita’. Gli interpreti sono tutti ben diretti e a loro agio: e’ forte la presenza scenica di Barbora Bobulova, che riesce a non cadere nei cliche’ del disagio psichico e costruisce in modo credibile un personaggio difficile e sfaccettato come Valeria; Andrea Renzi puo’ apparire monolitico ed e’ invece bravo nel contrarre le emozioni di Massimo senza prevaricarlo e Brigitte Catillon ha l’occhio pungente della primadonna, perfetta nella sicurezza ostentata con cui amplifica la sua maschera di infelicita’ (e’ doppiata da Licia Maglietta, che non avrebbe sfigurato nel ruolo). Speriamo che la distribuzione non boicotti il film e lo faccia vivere nelle sale abbastanza a lungo da crescere con il passaparola. Al Bergamo Film Meeting ha vinto la “Rosa Camuna d’Argento”, premio attribuito dal pubblico.
Luca Baroncini (da www.spietati.it)
Recensione n.2
La locandina mostra un profilo intagliato quasi dal vento, una figura di donna stilizzata, mimetizzata ai luoghi. Barbara Bobulova possiede la sagoma, il viso moderno, tutto occhi e spigoli, perfetto protagonista del film di Paolo Franchi. Un ‘elegante apoteosi dello sguardo, raccordata dai paesaggi tenui e avvolgenti di grandi città, dalle dominanti cromatiche fredde, quasi un simbolo delle profondità marine e dell’istinto viaggiante che muove la donna. Grigiore e solitudine, che prepara il volto ed il corpo di Valeria ad adattarsi all’inverno, a scivolare felpata nel suo ruolo di osservatrice perpetua,e a seguire un uomo (Andrea Renzi)da Torino a Roma, e insinuandosi con premurosa delicatezza nella sua vita fino a stringere una forte amicizia con la compagna di lui, Flavia (Brigitte Catillon). Quest’ ultima diviene un alter ego interessante, forse anche più, per alcuni istanti, dello stesso Massimo. La stessa fuga di Valeria rivive nello sguardo mitigato, forzatamente raffinato ed algido della donna, insegnante di successo alle prese con la pesantezza dei ricordi. Il libro cui Valeria accetta di collaborare è un ulteriore tentativo di sguardo protratto, di analisi distaccata dalla vita e dalle ferite aperte verso un rassicurante quanto illusorio inglobamento delle pulsioni. A sostenere l’illusione struggente di un amore tra l’uomo e la ragazza le musiche inquiete e barcollanti di Carlo Crivelli, il tepore delle voci dei due protagonisti nella straniante e ammaliata scena della conversazione tra i due, che recuperano con parole generiche e universali un iniziale e autoimposto respingersi. La stessa voce che svolge le trame del riconoscimento, che traduce(emblematico il lavoro iniziale di interprete della protagonista) e racconta, e solo nel racconto riesce ad acquistare forza e vita propria.
Chiara F