Scheda film
Regia: Erik Gandini
Sceneggiatura: Erik Gandini
Montaggio e Musiche: Johan Söderberg
Fotografia: Vania Tegamelli, Carl Nilsson, Fredrik Wenzel, Lukas Eisenhauer,
Kristian Bengtson, Daniel Takacs
Sound design: Hans Møller
Graphic design: Knut A. Helgeland
Svezia, 2015 – Documentario – Durata 90’
Uscita: 22 settembre 2016
Distribuzione: Lab80 Film
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L’antisocialità dell’indipendenza, Svezia aliena e suicida nel nuovo doc di Erik Gandini
Solidarietà, ma a giusta distanza. Equità della giustizia, ma in comparti stagni. Riproduzione della specie, ma rigorosamente in vitro. L’autore del discusso Videocracy (2009), Erik Gandini, si ispira al saggio di Lars Traghard e Henrik Berggren, ”Gli svedesi sono umani?” (2006) per raccontare La teoria svedese dell’amore.
Era glaciale e forme di organizzazione sociale contraddittorie, tra democrazia fragile e costruzione di un egoismo di massa che diventa alienante e addirittura omicida, autosabotante e infine autodistruttivo.
Sindrome del nido vuoto? Atavico “deficit di accudimento” (per parafrasare la morettiana seriale psichiatra di Habemus Papam)? Cieca preventiva difesa di una cattedrale di pace e benessere perpetrata dalla progenie di feti artificiali educati ad una convivenza stereotipata, asettica, illusoria. Liberarsi l’uno dall’altro per (s)fondare “rapporti veri”. Indipendenza socio-economica come disgregazione delle relazioni reciproche. Infrangere i tabù e i vincoli delle strutture familiari con un sistema che mina la capacità stessa del genere umano di riprodursi in modo sano. La Svezia patria delle conversazioni scabre, della liberalizzazione dei costumi e dell’assassinio della socievolezza. Una comunità fatta di “sì” “no”, di donne single con bambini-da-provetta, di donatori di sperma incalliti, di banche del seme con centinaia di litri di liquidi annualmente donati, di richiedenti asilo piegati con gentile fermezza all’integrazione per fasi (non razzista ma certo secessionista), di orde di volontari ordinatamente sparsi per parchi e strade alla ricerca di centinaia di scomparsi dimenticati rifiuti di una società che si oblitera da sola perché ha perso la nozione e la capacità di negoziare, di avere trovare risolvere problematicamente conflitti affetti emozioni.
Gandini carrella con monotona voice-off e geometrie paralizzate su alcuni casi emblematici della svedese “way of life,” dalla madri sole alle operatrici culturali che agli immigrati insegnano la strana antisocialità degli svedesi, che «Non amano le conversazioni… non sono razzisti, si battono per i diritti umani di tutti. Ma desiderano mantenere le distanze. Vivono da soli, il centro di tutto è l’individuo. Se hai bisogno di qualcosa, compili un modulo. E lo Stato ti fornirà ciò di cui hai bisogno». Affogati nelle burocrazie, quelle da cui mette in guardia il sociologo Zygmunt Bauman, che sintetizzando le conclusioni del freddo raggelante elenco visivo articolato da Gandini, dice: «Felicità non significa una vita priva di problemi. Una vita felice si ottiene superando le difficoltà, fronteggiando i problemi, risolvendoli. La via dell’indipendenza non porta alla felicità, ma a una vita vuota, all’insignificanza della vita e a una noia assoluta e inimmaginabile».
Voto: 6 e ½
Sarah Panatta