Scheda film
Regia, Soggetto e Sceneggiatura: Damiano D’Innocenzo e Fabio D’Innocenzo
Fotografia: Paolo Carnera
Montaggio: Marco Spoletini
Scenografie: Paolo Bonfini
Costumi: Massimo Cantini Parrini
Musiche: Toni Bruna
Italia, 2018 – Drammatico – Durata: 95’
Cast: Andrea Carpenzano, Matteo Olivetti, Milena Mancini, Max Tortora, Giordano De Plano, Michela De Rossi, Walter Toschi, Luca Zingaretti, Yan Lovga
Uscita: 7 giugno 2018
Distribuzione: Adler Entertainmanet
Non è tempo d’eroi
Nella periferia della capitale vivono Manolo e Mirko, compagni di classe e amici sin dall’infanzia e con molti sogni in un cassetto che a causa della loro condizione disagiata può rimanere chiuso per sempre. Una sera, e per pura distrazione, i due investono e uccidono il pentito di un clan locale guadagnandosi il rispetto di Angelo, il boss. Su consiglio del padre di Manolo, un disoccupato ludo patico che vuole sfruttare questa fortuita occasione per cambiare vita, per i tre inizia un’esistenza del tutto differente rispetto a quello che si attendevano. Un’esistenza che li porterà a commettere omicidi e crimini per conto di Angelo e del suo clan.
Il primo lungometraggio dei gemelli D’Innocenzo è un chiaro punto fermo della loro estrazione sociale, geografica e cinematografica, molto romana e al tempo stesso altrettanto periferica, con una chiara citazione a Sliding Doors: ovvero cosa sarebbe accaduto se Manolo e Mirko, allievi della scuola alberghiera e con il semplice sogno di diventare barman o cuochi, non avessero assassinato per errore un pentito ricercato da un pericoloso clan locale? Probabilmente nulla di tutto quello che ne è conseguito, ma va anche detto che la risposta citata da Max Tortora, come al solito efficace (e che vedremo prossimamente nella sua eccellente interpretazione del padre di Stefano Cucchi in Sulla mia Pelle), crediamo sia la migliore chiave di lettura possibile per descrivere questa particolare situazione: “… E daje per una volta c’avemo, avuto un po’ de culo”. A questo s’aggiunge la desolante periferia romana dove si muove un boss che pare un amico, ma che non lo è: Luca Zingaretti in versione cupa e lugubre, ma anche a suo modo benevola e bonacciona, capace di dividere una cena in compagnia dei propri sodali e di ordinare la gambizzazione di uno che ha sgarrato facendolo passare per stupido. Completano la pellicola i due quasi esordienti Matteo Olivetti e Andrea Carpenzano, capaci di completarsi a vicenda come le due facce di una sola medaglia, ovviamente sbagliata. Unico difetto evidente di un’opera prima troppo prematuramente uscita dalle sale, ma perfettamente confezionata in termini di ritmi e situazioni, seppure troppo gergale, e in alcuni passaggi anche di difficile comprensione a causa della frammentazione della narrazione, è l’aver scelto troppo tardivamente l’ennesima rilettura della periferia, romana nello specifico, pur riuscendo a catturare l’attenzione degli spettatori grazie a un’idea iniziale, l’omicidio fortuito spacciato per volontario, decisamente molto originale.
Note: Presentato il 17 febbraio 2018 al Festival internazionale del cinema di Berlino.
Voto: 7
Ciro Andreotti