Scheda film
Regia, Soggetto e Sceneggiatura: Augusto Zucchi
Fotografia: Arnaldo Di Marcantonio e Fabio Delle Fratte
Montaggio: Elena Consoni
Scenografie: Stefano Bulgarelli, Eriminia Palmieri e Fabio Vitale
Costumi: Agostino Varchi e Susanna Ferrando
Musiche: Stefano Conti e Luciano Francisci
Italia, 2009-2013 – Thriller – Durata: 86′
Cast: Rocco Papaleo, Antonia Liskova, Augusto Zucchi, Giulia Greco, Franco Castellano, Mattia Sbragia, Augusto Fornari
Uscita: 7 maggio 2015
Distribuzione: Distribuzione Straordinaria
Sale: 11
Non un prodotto d’imitazione
Alighiero Noschese, chi era costui? Lo sa bene il talentuoso imitatore Gianni (Rocco Papaleo), devoto ammiratore dell’artista scomparso per il quale nutre una vera e propria ossessione.
Apprendiamo delle sue gesta, dopo che anche lui come il suo idolo ha posto fine alla sua vita con un colpo di pistola, tramite la figlia che cerca spiegazioni recandosi dallo psichiatra (Augusto Zucchi) che lo aveva in cura. I racconti del medico portano alla luce un torbido intrigo, ordito da frange deviate dei servizi segreti, nel quale Gianni, per via del suo indiscutibile talento, era rimasto invischiato: imitare inizialmente la voce del ministro della sanità, morto in circostanze compromettenti, per garantire la conclusione di un affare non proprio pulito. La ragazza si troverà presto in un gioco più grande di lei, dal quale sarà difficile uscire.
La voce, esordio alla regia dell’attore Augusto Zucchi, uno dei più noti caratteristi del nostro cinema, non è opera esente da difetti, legati soprattutto al basso budget con cui è stato realizzato ed alle numerose traversie produttive che lo hanno caratterizzato (iniziato nel 2009, è stato completato solo quattro anni dopo), ma si distingue per diversi pregi.
Se ad un’osservazione superficiale sembrerebbe rilanciare un’originale, inquietante ed interessante ipotesi sulla morte di Alighiero Noschese, in realtà vuole essere un film sull’Italia di oggi, nella quale moltissime indagini si basano sulle intercettazioni telefoniche che un abile imitatore potrebbe facilmente ed irrimediabilmente compromettere.
Non volendo quindi fare assolutamente un film su Alighiero Noschese e sui fittissimi misteri circa la sua scomparsa, Augusto Zucchi crea il personaggio di Gianni che percorre una parabola apparentemente simile, aprendo naturalmente a cospicui elementi di fiction.
Ritrovandosi a completare del materiale girato in gran parte anni prima e non potendo aggiungere scene col protagonista Papaleo a causa di un cambio di look avvenuto nel frattempo, il regista ha dovuto costruire una doppia cornice narrativa, ossia quella della figlia e quella dello psichiatra, trasformando il personaggio da lui stesso interpretato – inizialmente solo un tramite tra l’imitatore ed i servizi segreti – approfodendo così l’ingrediente della malattia mentale.
Il montaggio e la riscrittura non possono certo fare miracoli e La voce mostra visibilmente i segni di una lunga e travagliata gestazione, con alcuni passaggi farraginosi e visibili discrepanze tra i vari livelli della narrazione, ma il film tutto sommato regge e, a nostro giudizio, gode di più che sufficiente dignità e menzione di visione. Sia per essere basata innanzitutto su un’idea assai intrigante, sia per essere una delle rare pellicole di genere girate nel nostro paese sia per volgere in chiave drammatica l’indiscutibile talento del comico Rocco Papaleo, malgrado in più occasioni risulti troppo spaesato.
RARO perché… è un film dalla gestazione travagliata che ora merita di essere visto!
Voto: 6 e ½
Paolo Dallimonti