Scheda film

Regia: Davide Ferrario
Soggetto: da un’idea di Sergio Toffetti
Sceneggiatura: Davide Ferrario e Giorgio Mastrorocco
Montaggio: Cristina Sardo
Musiche: Fabio Barovero
Suono: Vito Martinelli
Italia, 2014 – Documentario – Durata: 80′
Voci narranti: Gianni Bissaca e Walter Leonardi
Uscita: 11 settembre 2014
Distribuzione: Microcinema Distribuzione

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 Il secolo greve

“Abbiate fiducia nel progresso: ha sempre ragione anche quando ha torto. E guardatevi dall’intentare dei processi al progresso: sia pure impostore, perfido, assassino, ladro, incendiario, il progresso ha sempre ragione”. (Filippo Tommaso Marinetti)
“La zuppa del demonio” era il commento usato dallo scrittore Dino Buzzati per descrivere le lavorazioni nell’altoforno nel commento da lui scritto per il documentario Il pianeta acciaio di Emilio Marsili del 1964, su soggetto di Luciano Emmer. A cinquant’anni di distanza la definizione è assai emblematica per descrivere l’idea positiva e comunque ambigua del progresso che ha accompagnato buona parte del novecento, almeno fino alla crisi petrolifera del 1973-74, quando entrava in vigore la circolazione a targhe alterne per il poco petrolio, diversamente da oggi, quando viene impiegata per motivi diametralmente opposti. Davide Ferrario, attraverso la preziosa raccolta di materiale dell’Archivio Nazionale del Cinema d’Impresa di Ivrea (materiale che annovera firme prestigiose: Dino Risi, Ermanno Olmi, Alessandro Blasetti, Mario Camerini, Luca Comerio, Nelo Risi, Giuseppe Ferrara, Ferdinando Cerchio), ci guida in questo percorso rinunciando ad interviste ad esperti, ma lasciando il commento agli scrittori che hanno illuminato la letteratura del secolo scorso: Filippo Tommaso Marinetti, Enrico Prampolini, Ivo Pannaggi, Vinicio Paladini, Vladimir Majakovskij, Carlo Emilio Gadda, Dino Buzzati, Luigi Meneghello, Goffredo Parise, Luciano Bianciardi, Ermanno Olmi, Giorgio Bocca, Ottiero Ottieri, Ermanno Rea, Italo Calvino, Primo Levi, Pier Paolo Pasolini, Paolo Volponi.
L’impatto è inizialmente forte, non facile da digerire, suscitando impressioni che vanno dal kitsch al grottesco, soprattutto in contrasto con le rigorose e spesso profetiche citazioni degli scrittori suddetti, ma poi, quando ci rendiamo amaramente conto che “c’eravamo anche noi”, tutto diventa reciprocamente funzionale, apparendo egregiamente integrato, conferendo senso compiuto all’intera operazione. Il grosso del merito va a Sergio Toffetti, direttore dell’Archivio, che ha a lungo insistito con Ferrario affinché desse un occhio alle immagini ivi custodite. Grazie ad entrambi possiamo quindi constatare, tra l’altro, come si sia passati – parole dello stesso Toffetti – dallo “sviluppo senza limiti” di quegli anni ai “limiti senza sviluppo” di oggi.
“Tutte le cose che oggi ci appaiono orrende allora ci sembravano bellissime. Chi non ha visto quegli anni non può capire la fuga a occhi chiusi verso il benessere e le radici della crisi economica e morale di oggi. Godevamo, con pochissima ironia e molto compiacimento delle luci che si accendevano e si spegnevano. Ci lasciammo trascinare dalle speranze? Probabilmente sì, ma quel periodo fu veramente particolare, felice.” (Giorgio Bocca)
RARO perché… è un documentario molto particolare, che unisce indissolubilmente “basso” e “alto”.

Voto: 6

Paolo Dallimonti