Scheda film
Regia: Frédéric Beigbeder
Soggetto: dal romanzo omonimo di Frédéric Beigbeder
Sceneggiatura: Frédéric Beigbeder, Christophe Turpin, Gilles Verdiani
Fotografia: Yves Cape
Montaggio: Stan Collet
Scenografie: Christian Marti
Costumi: Marie-Laure Lasson, Claire Lacaze
Musiche: Martin Rappeneau
Suono: Pierre Mertens, Frédéric Demolder, Jean-Paul Hurier
Francia, 2011 – Commedia – Durata: 98′
Cast: Louise Bourgoin, Gaspard Proust, Joey Starr, Jonathan Lambert, Frédérique Bel, Nicolas Bedos, Elisa Sednaoui
Uscita: 27 giugno 2012
Distribuzione: Moviemax
Il cinico innamorato
La parabola discendente di una storia d’amore, sviscerata già nei soli titoli di testa: dal matrimonio alla crisi, lasciando cominciare il film con la seduta dal giudice che concederà un divorzio arrivato troppo presto, ossia dopo “soli” tre anni. Tanto è infatti per Marc Marronnier (Gaspard Proust), giornalista e scrittore, nonché elemento maschile di questa coppia che è appena scoppiata, la durata massima di ogni rapporto amoroso. Per riprendersi dalla infelice esperienza non ha niente di meglio che mettere nero su bianco il suo vissuto e le proprie considerazioni, cercando così di dimenticare la moglie Anne (Elisa Sednaoui) e scrivendo un libro sotto pseudonimo. Nel frattempo però fa la conoscenza di Alice (Louise Bourgoin), affascinante fotografa già sposata. La teoria di Marc comincerà a franare sotto le frecce scagliate da Cupido e – mentre cercherà di nascondere alla sua bella la propria identità d’autore – il libro scalerà le classifiche. Ma negare la paternità dello scritto sarà pressoché impossibile, così come conquistare il cuore della bella Alice…
Ai topi di libreria il nome di Frédéric Beigbeder non sarà di certo nuovo, in quanto autore nel 2000 di “99 francs”, edito da noi per i tipi di Feltrinelli come “26.900 lire” e portato sullo schermo nel 2007 da Jan Kounen in una pellicola omonima. L’ex pubblicitario che denunciò nel suo scritto in maniera alquanto furbetta le aberrazioni del mondo miliardario degli spot e della propaganda, avviato nel frattempo in patria ad una fortunata carriera di scrittore, traspone un suo precedente libro, “L’amore dura tre anni”, edito qui nel 2003.
Il suo debutto come regista, diviso in qauttro capitoli più un prologo che vede il vero Charles Bukowski disquisire in un’intervista sull’amore, possiede tutti i pregi e i difetti dell’opera prima: la narrazione (evitabile) in prima persona che fa tanto letteratura e ci ricorda come il regista si guadagni da scrivere anche scrivendo; un certo gusto per la messa in scena, con le parole che si sovrappongono alle scene, e l’uso di alcune argute trovate come la “mano guantata” del partner allo scadere dei tre anni; bravi attori decisamente in parte (Proust – guarda caso un nome da scrittore – è il perfetto alter ego di Biegdeber); l’ansia di lasciare fuori qualcosa, facendo mettere allo neo-regista troppa carne al fuoco.
Il divertimento non manca, benché proceda a singhiozzi insieme alla vicenda, tra il cinismo di un uomo che ha visto il suo rapporto amoroso sfaldarsi inesorabilmente e la poco credibile speranza di farcela un’altra volta, non risparmiando nessuno fino all’inevitabile lieto fine. E lì, come in un’altra commedia francese di quest’anno, Gli infedeli, il personaggio di Jean-Georges (Joey Starr), quello dell’irrefrenabile macho seduttore e conquistatore, fa il suo bel coming out svelando tutta la sua omosessualità. D’altronde l’avevamo sempre sospettato che i francesi, con la loro erre moscia ed il loro fare un po’effeminato, non fossero propriamente dei casanova.
Voto: * *½
Paolo Dallimonti