Recensione n.1
Ci sono molti modi di raccontare la stessa storia e Carlo Mazzacurati, traendo ispirazione dal romanzo “Una relazione” di Carlo Cassola, si sofferma sulle conseguenze emotive dei personaggi prediligendo un taglio intimista. All’inizio l’ennesimo amore contrastato dal destino e dalle convenzioni riesce a conquistare, poi la vicenda si stiracchia e i fili lanciati dalla sceneggiatura finiscono per intrecciare un quadro prevedibile, con una conclusione che appare posticcia. Peccato perche’, appunto, il film parte bene, a cominciare dalla connotazione geografica lungo la costa tirrenica (meno bene, invece, l’ambientazione storica: curati scenografie e costumi, ma il peso della storia, la vicenda si svolge nel 1936, non si sente). Poi, pero’, il tocco gentile cerca troppo il consenso del pubblico. Finisce cosi’ per stonare un po’ il realismo dei coiti passionali, cosi’ come i bozzetti da spot (la cantilena un po’ ruffiana del controllore-macchietta Marco Messeri, il bambino che regala conchiglie, l’albergatrice dalle belle mani, il salumiere simpatico). La parola “carino” getta quindi ombre lunghe sul racconto, invischiandosi negli stereotipi. Per fortuna i due protagonisti riescono quasi sempre a rendere credibile il loro amore. Meglio la spontaneita’ di Maya Sansa, occhi pungenti, voce calda e pastosa, della piacioneria di Stefano Accorsi, a suo agio nelle mezze tinte del bancario annoiato e un po’ gretto, tendente al ridicolo quando imita gli eccessi del Dino Campana che gli ha inspiegabilmente portato grande fortuna (le due o tre scene in cui assume un’inverosimile aria truce), o nel finale, da divo anni trenta, con tanto di baffetti e brillantina nei capelli. Una scena, pero’, strappa una sincera emozione: quando Accorsi sul treno in partenza, dopo la passione consumata nel bosco, trova la Sansa a salutarlo dai binari. Ecco, l’espressione di lei, gioiosa e bambina, e lo stupore di lui, rubano un attimo di verita’.
Luca Baroncini (da www.spietati.it)
Recensione n.2
Raccontare un amore realistico, intimo, semplice ma intenso. E’ questo il tentativo romantico di Carlo Mazzacurati, regista di L’amore ritrovato e co-autore della sceneggiatura tratta dal romanzo Una relazione di Carlo Cassola. Purtroppo, quel che ne risulta è un film mancante di vera passione, incapace di smuovere gli animi degli spettatori più esigenti, di commuoverli e di emozionarli. Cercando di dare un taglio realistico alla storia d’amore tra Giovanni (Stefano Accorsi, purtroppo monocorde e inespressivo) e Maria (Maya Sansa, eccezionale nella sua spontaneità e naturalezza), Mazzacurati cade ben presto nell’atmosfera pulita e cristallina, fin troppo piatta e semplicistica per una relazione così passionale. Tra gli altri punti negativi non si può certo scordare la poca attenzione dedicata al contesto storico, infatti i due innamorati, tolte le inevitabili differenze, potrebbero tranquillamente essere i protagonisti di una storia d’amore d’oggi, tant’è secondario il mondo attorno a loro: una mancanza grave, dato che le convenzioni storiche e sociali degli eventi raccontati sono così importanti nella riuscita della loro relazione. Ma nonostante questo, L’amore ritrovato riesce talvolta a risalire dalle superficialità e mancanze della storia e convincere, anche se non pienamente, lo spettatore. I più romantici e amanti delle storie strappalacrime infatti difficilmente resisteranno ad un amore così sofferto e pieno di avversità, dove il lieto fine è giustamente bandito dai cuori dei protagonisti e i pochi attimi di felicità vissuti insieme elevati a momenti indimenticabili. Giovanni e Maria s’incontrano fugacemente, lui marito in cerca di avventure e lei ragazza “facile” di campagna, ma s’incrociano qualche anno dopo e danno inizio ad un amore irrazionale e prettamente fisico, vorace nella sua passionalità e perciò presto condannato a finire. I due si incontrano per caso qualche mese più tardi, ed è solo a quel punto che l’amore vero entra nel loro cuore: si conoscono lentamente, senza fretta e con rispetto, si cercano, trascorrono insieme quel poco tempo a loro concesso, e senza neanche accorgersene, si innamorano. La loro relazione ha una durata complessiva di 10 anni, si ritrovano e perdono più volte, e ogni volta l’addio è crudele quanto più dolce è il momento della riconciliazione. Ma come l’amore tra Giovanni e Maria cresce sempre più, anche il desiderio di poter vivere la loro passione e tenerezza diventa invadente, e sarà lei a dire basta: l’amore che prova è troppo grande per essere rinchiuso in una storia clandestina vissuta in camere d’albergo e città sconosciute. In ogni amore, il dolore dell’addio è lacerante, ma la nostalgia ha un sapore dolce-amaro, e Giovanni e Maria si lasceranno con il regalo più immenso: infiniti ricordi di piccoli attimi di vita trascorsi insieme, quando il mondo non esisteva e il loro amore era unico.
VOTO: 5 ½
Claudia Scopino