Scheda film

Regia, Soggetto e Sceneggiatura: Manetti Bros.
Fotografia: Alessandro Chiodo
Montaggio: Federico Maria Maneschi
Scenografie: Noemi Marchica
Costumi: Patrizia Mazzon
Musiche: Pivio & Aldo De Scalzi
Italia, 2011 – Fantascienza – Durata: 86′
Cast: Ennio Fantastichini, Francesca Cuttica, Juliet Esey Joseph, Li Yong, Antonello Morroni, Jader Giraldi, Carmen Giardina
Uscita: 9 marzo 2012
Distribuzione: Iris Film

Sale: 6

 Mai dire Mao

Gaia (Francesca Cuttica), traduttrice dal cinese che ha già prestato i suoi servigi ad ambienti governativi, viene contattata per un lavoro speciale. Condotta sotto scorta e nel più completo anonimato in un luogo segreto dall’ambiguo Curti (Ennio Fantastichini), collaborerà a condurre un interrogatorio col misterioso Wang. Durane la seduta, inizialmente al buio, scoprirà l’identità molto particolare del singolare prigioniero…
Passati alla Mostra del Cinema di Venezia 2011, durante la quale fu presentato anche l’altro fantascientifico italiano L’ultimo terrestre di Pacinotti, i Manetti si presentano ancora una volta, sia in quanto autori che produttori, come innovatori del nostro cinema, sfornando un film di fantascienza, neanche troppo avaro di ottimi effetti speciali e con un soggetto molto originale, forse più adatto ad un corto che ad un lungometraggio. Cominciando in oscurità, sia per risparmiare che per aumentare la suspense, utilizza in grande quantità computer grafica di buon livello – curata dalla Palantir Digital – per poi cedere lievemente nelle ultime scene, più ambiziose ma irrinunciabili, in cui la scarsità del budget si fa sentire.
Fondamentalmente un film da camera, girato in interni e con tre personaggi principali, L’Arrivo di Wang tiene alta la tensione, anche appena svelata l’identità del misterioso interrogato, nel concitato affastellarsi di domande che Curti gli propina.
Senza voler essere una metafora dell’invasione economica cinese, come gli stessi autori hanno dichiarato, è invece un’opera contro il pregiudizio, sia benevolo che malevolo, di cui si fanno portavoce rispettivamente Gaia e Curti, cercando di instillare nel pubblico un briciolo di riflessione.
Con un finale a sorpresa, ad un certo punto non proprio imprevedibile e non troppo giustificato né motivato da sufficienti elementi di sceneggiatura, poco prima del quale la suspense cala notevolmente, scadendo di qualità e perdendo il tono elevato fin lì raggiunto, il film è comunque un discreto prodotto d’intrattenimento e di genere, senza dimenticare il fatto che è stato realizzato in un paese come il nostro, dove la fantascienza non ha mai attecchito, per molteplici motivi, ed in cui i budget ad essa destinata sono pur sempre miserrimi.
Fondato su due attori affiatati e dotati (più Li Yong che, pur senza il proibitivo motion-capture, ha dato la voce ed il corpo a Wang nel girare le scene), è anche la concessione al cinema di un interprete come Ennio Fantastichini, troppo spesso relegato alla fiction televisiva, in un ruolo perfettamente nelle sue corde.
Raro perché… è un film di genere in un paese in cui il genere da tempo è morto.

Voto: * * *

Paolo Dallimonti