Scheda film

Regia: Robert Guédiguian
Soggetto: dal poema “Les pauvres gens” di Victor Hugo
Sceneggiatura: Robert Guédiguian, Jean-Louis Milesi
Fotografia: Pierre Milon
Montaggio: Bernard Sasia
Scenografie: Michel Vandestien
Costumi: Juliette Chanaud
Musiche: supervisione di Pascal Mayer
Francia, 2011 – Drammatico – Durata: 107‘
Cast: Ariane Ascaride, Jean-Pierre Darroussin, Gérard Meylan, Marilyne Canto, Grégoire Leprince-Ringuet, Anaïs Demoustier, Adrien Jolivet
Uscita: 2 dicembre 2011
Distribuzione: Sacher Distribuzione

Numero sale: 21

 Frattura di classe

Marsiglia, ai giorni nostri. Un operaio attivo nel sindacato, dopo essersi appellato a loro come “compagni”, estrae dei nomi di suoi colleghi da uno scatolone: sono quelli che dovranno essere licenziati, per far fronte alla crisi incombente. È Michel Marteron (Jean-Pierre Darroussin) e nel calderone, per estrema onestà, ci si è messo anche lui, tant’è che la sorte lo vorrà estratto e subito senza lavoro. Grosse feste per tirargli su il morale lo vedrebbero destinatario di una crociera in Africa insieme alla moglie, senonché una notte, qualcuno che evidentemente lo conosce bene penetra in casa e lo deruba di tutto, biglietti di viaggio e carte di credito compresi. Il mondo cade addosso al povero, ma immarcescibile Michel, che, fatta la denuncia, prosegue la sua esistenza senza però darsi grossa pace. Ma quando fortuitamente, a causa di un fumetto de “L’Uomo ragno”, scoprirà uno degli autori del furto, dovrà iniziare a fare i conti con tutto quello in cui fino ad allora lui e la sua generazione avevano creduto, probabilmente sbagliando….
Ispirandosi al poema di Victor Hugo “Les pauvres gens” (e non alla pressoché omonima pellicola di Henry King del 1952 con Gregory Peck), il regista Robert Guédiguian, diversi anni dopo Marius e Jeannette e Le passeggiate al Campo di Marte, torna – anche lui – con un film sull’attuale crisi economica, sottilmente e spietatamente analizzata in chiave politica, prendendo come spunto una fonte d’ispirazione antica. Al centro c’è la perdita d’identità e di potere della classe operaia (francese), ormai smembrata tra gli autoctoni, quasi promossi al rango di piccola borghesia, ed i veri proletari, spesso immigrati e mezzi delinquenti, entrambi dimentichi di essere in realtà di un’unica razza, facce diverse di una stessa, drammatica medaglia. Così quando l’ex-operaio Michel, insieme alla sua famiglia, viene derubato e picchiato da un suo collega di lavoro, benché molto più indigente di lui, il fatto innesca un cortocircuito, scatena una sorta di scossa: il ceto proletario si morde e si mangia da solo, anche se apparentemente non sembra, poiché i più anziani hanno avuto molti più privilegi dei giovani, apparendo ad essi così lontani. Per la prima volta nella storia dell’occidente i figli rischiano di stare infatti peggio dei loro genitori. Quando il maturo Michel si confronterà col giovane Christophe (Grégoire Leprince-Ringuet), comprenderà i propri errori, capirà che la lotta avrebbe potuto estendersi su più fronti e che l’età e l’esperienza non sempre danno i propri frutti, anche perché il mondo sta cambiando. E di fronte a questo anche la sua sete di giustizia assume tutta la sua relatività.
La sceneggiatura quasi perfetta di Guédiguian e Jean-Louis Milesi procede sull’ossatura del poema di Hugo con ritmo elevato, a tratti da thriller, senza troppe sbavature ed è sostenuta, oltre che dalla potente colonna sonora (tra i brani anche “Many rivers to cross” di Joe Cocker), anche da un cast mirabile, con in testa i due protagonisti, il giustamente onnipresente Jean-Pierre Darroussin e la delicata Ariane Ascaride, che riesce ad incarnare la complessa e sfaccettata moglie di Michel.
RARO perché… è un piccolo capolavoro, attualissimo e fin troppo politic(izzat)o.

Voto: * * * *

Paolo Dallimonti