Regia: Scott Derrickson
Sceneggiatura: Scott Derrickson, Paul Harris Boardman
Fotografia: Tom Stern
Interpreti: Laura Linney, Tom Wilkinson, Campbell Scott, Colm Feore, Jennifer Carpenter, Mary Beth Hurt, Henry Czerny, Shohreh Aghdashloo
Nazionalità: USA, 2005
Durata: 1h. 59′

Recensione n.1

In questo legal-thriller, il film `The Exorcism of Emily Rose’ adotta un metodo analitico alla polemica della scienza contro fede.
Il `The Exorcism of Emily Rose’ è basato su una storia realmente accaduta a Anneliese Michel.
Emily Rose (Jennifer Carpenter) viene da una famiglia fedele cattolica. All’età di 19 anni, Emily frequenta l’università e comincia ad avere dei fenomeni spaventosi e inspiegabili. Le facce della gente intorno a lei cambiano ad una spaventosa forma. Alle 3 del mattino in punto, forze oscure, accompagnate da rumori strani, attacano Emily, ed incubi ossessionanti la visitano.
Malgrado l’uso di prescritti farmaci, la condizione di Emily continua a deteriorare a tal punto che il suo corpo diventa contorto in posizioni non conforme. Emily comincia a parlare in altre lingue, e perfino mangiare insetti.
Terrorizzata dai suoi dintorni bizzarri, Emily corre alla sua chiesa in cerca di aiuto. Padre Richard Moore (Tom Wilkinson) consiglia Emily di non usare i suoi
prescritti farmaci in modo che possa effettuare l’esorcismo approvato dall’ Arcidiocesi, e di liberare Emily dai demoni che la possiedono. Emily, già in uno stato indebolito, non sopravvive l’esorcismo. Padre Moore viene arrestato per omicidio colposo.
L’avvocata Erin Burner (Laura Linney), un’agnostica e sciettica, viene assunta dalla chiesa per difendere Padre Moore, il quale desidera raccontare al mondo cio’ che era accaduto a Emily e sull’esorcismo. La storia di Emily viene raccontata tramite flashbacks di testimonianze agghiaccianti.
Il processo viene condotto dal avvocato Ethan Thomas (Campbell Scott), un uomo di fede che canta nel coro della chiesa ed insegna nella scuola religiosa. L’avvocato Thomas inizia il suo caso in base all’argomento che fermando il prescritto trattamento medico fu la causa della morte di Emily.
Un consenso medico per quanto riguarda la condizione clinica, o la causa della morte di Emily non esisteva. Molte teorie sono state avanzate per poter spiegare cosa potesse affliggere lo stato bizzarro di Emily. L’epilessia? La schizofrenia? Oppure un’altro disordine psicotico non-diagnosticato?
D’altra parte, la difesa sostiene che il trattamento prescritto a Emily era inefficace per combattere il possesso demonico che l’ affliggeva. Testimoniando per la difesa è l’antropologa, la Dottoressa Adani (Shohreh Aghdashloo), che si specializza in pratiche di possesso demonico fra le culture primitive. Lo sceneggiatore, Paul Harris Boardman, ed il regista-sceneggiatore Scott Derrickson, forniscono un dibattito ben equilibrato sulla polemica fra la scienza e la religione, permettendo che il pubblico arrivasse alla propria conclusione. Gli effetti speciali erano generate tramite il posizionamento angolare delle camere per aumentare il dramma e l’autenticità degli eventi. Il dialogo e l’esecuzione del cast, sono eccezionali. Tom Wilkinson e Laura Linney rendono delle prestazioni convincenti. Il talento di Jennifer Carpenter è ritratto bene nella sua interpretazione realistica di Emily.
Se credete nel esorcismo o no, il film ‘The Exorcism of Emily Rose’ certamente vi possederà.

ESTER MOLAYEME
Los Angeles, CA

Recensione n.2

Il cinema horror riscopre il cosiddetto filone demoniaco, reso celebre da capolavori quali L’esorcista e Rosemary’s Baby che, a cavallo tra i ’60 ed i ’70, avevano dato vita ad una lunga serie di epigoni, sia in patria – si pensi alla saga de Il presagio – che all’estero, compresa l’Italia che ha sfornato opere quali L’anticristo di De Martino e, soprattutto, Lisa e il diavolo di Bava. Successo fulmineo ed altrettanto fulminea dipartita per un genere successivamente poco frequentato e che non ha più incontrato il favore del grande pubblico. Questo The exorcism of Emily Rose riporta in auge una materia da sempre spinosa, infatti, anche se la storia ha documentato numerosi casi di esorcismo ed ancora oggi esistono preti che studiano il rituale delle sacre scritture per scacciare i demoni dai corpi umani, l’argomento è sempre stato considerato dalle alte sfere ecclesiastiche come top secret. Parte da questo dato il film di Derrickson, nel quale un prete viene accusato di omicidio colposo dopo aver tentato di salvare la posseduta Emily che, purtroppo, è morta. La difesa del padre viene affidata ad uno studio legale “vicino” alle posizioni dell’arcivescovado: la pratica è affidata alla pimpante avvocatessa in carriera Erin (Laura Linney), cui viene assegnato il compito di convincere il sacerdote a patteggiare, accettando una blanda accusa di omissione di soccorso pur di non rivelare alcunché dell’accaduto. Ma l’avvocatessa dovrà mettere in discussione il suo agnosticismo e fare i conti in prima persona con il male, giungendo a mettere in discussione la sua carriera in nome della verità. La pellicola si segnala per essere il primo tentativo, a quanto mi risulta non esistono precedenti, di unire, da una parte il classico ed abusato filone giudiziario nel quale nel corso dell’istruttoria processuale la storia è raccontata attraverso continui flashback, e dall’alto, appunto, l’horror (L’avvocato del Diavolo non c’entra). La scelta, visto il risultato finale, si è rivelata sbagliata. Il continuo alternarsi tra la storia di Emily, inevitabilmente virata all’oscuro, al gotico, con annesso crescendo di tensione, e le incursioni nella fredda e bianca aula di tribunale, generano l’effetto di stemperare la tensione e di appesantire la linearità della storia. Non si tratta di un effetto indesiderato, crediamo. Infatti i momenti orrorifici del film sono davvero “paurosi” e gli autori hanno pensato di intervallarli con una storia parallela, quella dell’avvocato Erin, forse per rendere il film più digeribile al grande pubblico. In tal modo però l’impianto tipicamente di genere del film ne ha risentito, creando un ibrido a tratto indigesto. Come detto le sequenze con protagonista Emily che pian piano scopre gli effetti della possessione sono notevoli, però vi è da dire che le apparizioni terrificanti che sgomentano la protagonista ricordano molto da vicino le ghost stories del nuovo cinema horror orientale (The Eye, The Grudge) con un analogo, “effettistico” utilizzo della colonna sonora che era proprio il punto debole del filone inaugurato da The Ring. Molto interessante la citazione da Suspiria, ma Derrickson, se dimostra competenza e memoria cinematografica nell’horror, dovrebbe sapere che il piatto forte di Argento e Bava era il binomio tra l’immagine cromaticamente molto carica e una colonna sonora ossessiva. Per il futuro, consigliamo al regista di cercarsi un direttore della fotografia ed un musicista più validi.
VOTO: 5

Mauro Tagliabue

Recensione n.3

Ogni anno, da qualche tempo a questa parte, anche ai botteghini italiani un film horror è campione d’incassi. E’ già successo con “Il sesto senso” e con “The ring”. Proprio nel solco del thriller soprannaturale , con un notevole richiamo al cinema demoniaco, si inserisce “The exorcism of Emily Rose”. Il film è a tratti terrificante. Il ritmo, non proprio velocissimo, e la mancanza di effetti splatter non incontrerà i gusti dei giovanissimi, consumatori di pellicole di genere asiatiche o horror college americane. Appare evidente l’intento del regista esordiente di creare un ibrido filmico tra il legal thriller con il genere demoniaco. Esperimento riuscito parzialmente. Costruito su flash back processuali, il film narra una storia di possessione occulta verificatasi negli anni 70 in Germania. Trasferita cinematograficamente negli USA, la vicenda proseguì con un processo a carico del parroco autore dell’esorcismo, accusato di aver provocato la morte di una giovane studentessa. Una donna avvocato agnostica e ambiziosa, un grande accusatore di fede cattolica ed il parroco imputato sono i tre protagonisti del film. Sullo sfondo, l’eterna lotta tra scienza e religione. Emily Rose era posseduta da sei demoni e da Lucifero in persona o era una epilettica psicotica? Il dubbio resterà ed il regista evita di schierarsi nella complessa disputa anche se, alle tre di ogni notte, ora in cui inizia la possessione, l’avvocato ed il parroco hanno degli incontri ravvicinati con le “forze oscure” che incombono sul processo. Il punto debole del film risiede proprio nella tensione mistica che dovrebbero vivere i tre protagonisti, in verità non approfondita a dovere. L’agnostica sembra diventare cattolica, il cattolico resta tale fingendo di sostenere la tesi scientifica che il ruolo gli impone. Il tutto risulta un po’ scontato. La forza della pellicola è invece nelle sequenze horror. Dark, gotiche e dalle location inquietanti. Le inquadrature angolari e gli effetti sonori assordanti sono gli unici effetti speciali che il regista si concede. Troverete tutto sulle possessioni, la lingua aramaica, le contorsioni della posseduta, persino la notte di Halloween. Sono state abilmente evitate le solite fiere animali luciferine, il sangue a fiumi, gli insetti e le solite ovvietà di genere. Buona prova di tutti gli attori, una preziosa citazione cromatica del Suspiria di Dario Argento. Un film migliore di tutti i prequel ed i sequel de “L’esorcista”.

Francesco Sapone