Scheda film
Regia, Soggetto, Sceneggiatura e Montaggio: Massimo D’anolfi e Martina Parenti
Fotografia: Massimo D’anolfi
Musiche: Massimo Mariani
Suono: Martina Parenti
Italia, 2015 – Documentario – Durata: 74′
Uscita: 31 marzo 2016
Distribuzione: Lab80
Sale:
Il presente non esiste
Quello che è importante in L’Infinita Fabbrica del Duomo è quello che non si vede, quello che rimane o ai margini dell’inquadratura o proprio fuori campo.
Il documentario di Massimo D’Anolfi e Martina Parenti racconta per immagini il percorso plurisecolare che ha portato alla realizzazione di una delle cattedrali più belle del mondo: il Duomo di Milano. Un lavoro infinito che va avanti dalla fine del 1300 e che prosegue ancora oggi.
Per mettere in scena un percorso che ha coperto e che sta coprendo un così ampio arco temporale, lo spazio di un lungometraggio sembra non bastare per i due registi, che scelgono appunto di non inquadrare mai il soggetto del loro documentario, ma preferiscono seguirne la costruzione, partendo dalle cave di marmo da cui nasce tutto, e parlando della sua storia, quella storia che sfugge via dall’obbiettivo perché troppo grande per essere contenuta.
Questa volontà di fuga sembra quasi suggerire non solo un’inadeguatezza del mezzo filmico a contenere un processo di costruzione così lungo, ma ad un livello più profondo, anche la relatività del presente come tempo possibile, escludendolo quasi e mettendo al centro l’enorme passato con cui dover fare i conti e un futuro incerto ma di sicura venuta. Il presente dopotutto non arriva mai, ma si trasforma subito in passato e, ad attendere, in futuro. Un esempio riuscitissimo di come il tempo contingente non esista è proprio questa enorme opera a cui fino ad ora è stato negato un presente definitivo.
Attraverso una serie di immagini in movimento splendidamente fotografate e con pochissimi dialoghi, D’anolfi e Parenti mettono in scena ciò che in realtà non mettono in scena. Filmano un assenza che si erge maestosa dietro, fuori, davanti o sopra la loro macchina da presa, la quale timidamente cerca di catturare l’idea di tempo, senza però avere successo, ma non facendo di questo una frustrazione, bensì una serena presa di coscienza, che quasi subito si trasforma in un equilibrio con la realtà circostante.
Proprio come l’occhio umano, e per estensione la ragione, non è mai riuscito a tirare le fila di un flusso di anni che va oltre la propria esistenza contingente, così il cinema, ne L’Infinita Fabbrica del Duomo, si ridimensiona e si limita a raccontare, piuttosto che ergersi da specchio della realtà, e in questo caso della storia.
RARO perché… è un documentario ellittico!
Voto: 8
Mario Blaconà