Scheda film
Regia: Kimberly Peirce
Soggetto: dal romanzo di Stephen King
Sceneggiatura: Lawrence D. Cohen e Roberto Aguirre-Sacasa
Fotografia: Steve Yedlin
Montaggio: Lee Percy e Nancy Richardson
Scenografie: Carol Spier
Costumi: Luis Sequeira
Musiche: Marco Beltrami
Suono: Glen Gauthier
USA, 2013 – Horror – Durata: 100′
Cast: Chloë Grace Moretz, Julianne Moore, Gabriella Wilde, Portia Doubleday, Alex Russell, Zoë Belkin, Ansel Elgort
Uscita: 16 gennaio 2014
Distribuzione: Warner Bros Pictures
Mai dire remake
Non bastava la versione televisiva affidata nel 2002 a David Carson da un delirante Stephen King in cerca di fedeltà alle sue pagine scritte ed in guerra con i profanatori delle sue opere letterarie che, ispirandosi ad esse, avevano sfornato a detta del mondo intero – ma non cerrto sua! – capolavori. Non bastava neanche il sequel apocrifo girato tre anni prima da Katt Shea. No, dopo il volto di Angela Bettis (e quello di Emily Bergl nel ruolo di Rachel Lang, la “nuova Carrie”), ecco che l’adolescente dai temibili poteri telecinetici assume ancora una volta altri connotati, ossia quelli della giovane Chloë Grace Moretz, non nuova all’horror ed ai remake.
La storia è risaputa: Carrie White (la Moretz appunto) è un’adolescente repressa che vive insieme alla madre Margaret (Julianne Moore), fervente credente per non dire bigotta. Per questo Carrie è lo zimbello delle sue compagne di scuola, molto più mature e “scafate” di lei. A comprenderla e cercare di aiutarla c’è solo l’insegnante di educazione fisica Miss Desjardin (Judy Greer). Un giorno però viene invitata dal bel Tommy Ross (Ansel Elgort) al ballo di fine anno su suggerimento della di lui fidanzatina Sue Snell (Gabriella Wilde) che vuole filare dritto e farsi perdonare l’ultimo scherzo ordito ai suoi danni dalle compagne, scherzo costato la sospensione alla cheerleader Chris Hargensen (Portia Doubleday). Per Carrie è una sorta di riscatto, ma, all’insaputa di tutti Chris le sta preparando una terribile sorpresa, che scatenerà però gli imprevedibili poteri telecinetici della ragazza…
Reinterpretare se non profanare il classico dei classici diretto da Brian De Palma nel 1976, con le insuperabili Sissy Spacek e Piper Laurie rispettivamente nei ruoli di Carrie e di sua madre Margaret, è un proposito follemente suicida, non giustificato nemmeno dalla cronica assenza di idee in quel di Hollywood. Non basta infatti una Chloë Grace Moretz, “strana” ma ben più avvenente e carina della sgraziata e perfetta Spacek di allora, né un’inquietante Julianne Moore, ancora troppo sexy per risultare terrificante quanto la Laurie. Non basta una risibile introduzione con la nascita di Carrie partorita in solitaria da una madre che cerca di sopprimerla all’istante venendo misteriosamente fermata (dai poteri telecinetici freschi freschi della stessa neonata?!). Non servono nemmeno i roboanti effetti speciali che amplificano la strage finale, senza nulla aggiungono se non confusione. Quindi, al termine di un film praticamente fotocopia, si rinuncia invece all’agghiacciante doppio finale dell’incubo – marchio di fabbrica di De Palma in quegli anni – in favore di una pacchiana e troppo contemporanea serie di crepe sulla lapide profanata della sfortunata ragazza.
L’unica scelta vincente di un film perdente è quella di affidare a Judy Greer il ruolo della professoressa di educazione fisica Miss Desjardin. Mentre nell’originale depalmiano l’insegnante aveva il volto rassicurante e perbene di Betty Buckley (e il nome cambiato rispetto al libro in Miss Collins), la Greer, con all’attivo il suo bel curriculum di giovanotte sfigate (Amiche cattive, What women want, The village) ed un perfetto physique-du-rôle, anni addietro avrebbe potuto benissimo interpretare lei stessa il personaggio di Carrie, divenendone nella versione attuale una sorta di alter-ego che forse avrebbe meritato ancora più spazio. Non a caso, mentre Miss Collins moriva nella strage, Miss Desjardin è infatti risparmiata.
Lo sguardo di Satana – Carrie (l’inversione del titolo italiano di allora è forse ancora più ridicola dello stesso remake) è un film che preso singolarmente funzionerebbe pure come horror, ma, messo di fronte alle proprie origini letterarie ed alla precedente pellicola di quasi quarant’anni prima, crolla inesorabilmente.
Voto: 4 e ½
Paolo Dallimonti