Scheda film
Regia: Renato De Maria
Soggetto: Ispirato al romanzo di Pietro Colaprico e Luca Fazzo edito da Garzanti, “Manager Calibro 9”
Sceneggiatura: Renato De Maria, Valentina Strada e Federico Gnesini
Fotografia: Gian Filippo Corticelli
Montaggio: Clelio Benevento
Scenografia: Giada Esposito
Musiche: Riccardo Sinigallia ed Emiliano Di Meo
Suono: Paolo Amici
Costumi: Maria Rita Barbera
Cast: Riccardo Scamarcio, Sara Serraiocco, Alessio Praticò, Alessandro Tedeschi, Marie-Ange Casta
Italia/Francia, 2019 – Commedia – Durata: 111’
Uscita: 8 aprile 2019
Distribuzione: Netflix

Il Santo

Negli anni ’60 Santo Russo emigra con la famiglia dalla natia Calabria a Milano per raggiungere il padre muratore. Ancora adolescente, dopo aver scontato una pena di quattro mesi nel carcere minorile, inizia a crearsi un nome nella malavita locale cominciando a bruciare le tappe fino a diventare, a inizio anni ’90, non più un criminale, ma un rispettabile uomo di affari.

Ispirato al romanzo del pentito di ‘ndrangheta Saverio Morabito, Renato De Maria completa la sua trilogia del mondo della mala con una pellicola che arriva dopo La prima linea, basata sulle memorie dell’ex terrorista Sergio Segio, e la docu-fiction Italian Gangsters, dedicata alla parabola dei malviventi di casa nostra, con un film che vede sugli scudi Riccardo Scamarcio. L’attore pugliese, che de La prima linea fu protagonista, questa volta, fra slang simil lumbàrd da meridionale trapiantato nella city, per la precisione a Buccinasco, veste i panni di un ragazzo di Calabria che decise di scalare le gerarchie della malavita, quasi a sfregio nei confronti di un padre incapace di proteggerlo da una prima, ingiusta carcerazione; da quel momento in poi Santo inizierà ad approcciare la vita come se si stesse parlando di quella di un normale dipendente d’azienda, con il desiderio mai nascosto di scalarne i vertici rimanendo nei ranghi e al tempo stesso cercando di intrecciare conoscenze.

La pellicola però fallisce in quella sorta di pathos, che dovrebbe unire spettatore e trama, per via del probabile eccesso di offerta di storie riguardanti il mondo della malavita, nonostante una colonna sonora capace di farci viaggiare indietro nel tempo di almeno tre decadi, una perfetta ricostruzione temporale e di costume e uno Scamarcio nel ruolo di un criminale che vorrebbe ripulirsi, ma che non può volare troppo alto, causa umili origini e costumi mai abbandonati del tutto, quindi ancora più efficace nell’interpretare un malavitoso di periferia che seppe toccare il vertice della criminalità milanese fino a uscirne confessando ogni genere di delitto per salvarsi letteralmente la vita.

Sufficienza di stima per un film che quindi può essere visto, ma senza l’illusione di essere al cospetto di una nuova epopea degna di Gomorra o di Romanzo Criminale.

Note: il film è rimasto al cinema per soli tre giorni, mentre dal 19 aprile 2019 è poi stato distribuito sulla piattaforma Netflix.

Voto: 6

Ciro Andreotti (revisione di Paolo Dallimonti)