Scheda film
Regia e Sceneggiatura: Claudio Caligari
Soggetto: tratto dal romanzo: “Le notti di’arancia meccanica”di Dido Sacchettoni
Fotografia: Maurizio Calvesi
Montaggio: Mauro Bonanni
Scenografie: Maurizio Marchitelli
Costumi: Tiziana Mancini
Musiche: Aldo & Pivio De Scalzi
Italia, 1998 – Drammatico/Poliziesco – Durata: 101′
Cast: Valerio Mastandrea, Marco Giallini, Giorgio Tirabassi, Alessia Fugardi, Francesca D’aloja, Giampiero Lisarelli, Elda Alvigini
Uscita: 11 settembre 1998
Sul finire degli anni ’70…
Sul finire degli anni ’70 quattro ragazzi della periferia di Roma terrorizzarono la capitale a suon di centinaia di rapine perpetrate ai danni di vittime dei quartieri abbienti. Le vittime, pedinate e raggiunte sotto casa, dopo essere state malmenate sanguinosamente erano obbligate a introdurre i quattro nelle loro abitazioni. Il capo banda: Remo Guerra, era in realtà un poliziotto, di servizio a Torino, con molta rabbia repressa e altrettanta voglia di riscatto.
Molti anni prima del Romanzo Criminale di De Cataldo, Placido e Sollima, si pose in luce questa pellicola tratta da un altro avvenimento di cronaca he nel panorama dell’Italia degli anni di piombo rappresentò un fatto slegato dalla lotta politica. Questa seconda prova del regista di denuncia Claudio Caligari, tornato alla ribalta dopo 15 anni da Amore Tossico, rappresenta difatti un valido spaccato dell’Italia di quegli anni, descritta attraverso gli occhi di chi sbarcava il lunario vivendo alla giornata, in abitazioni non certo di prestigio e ciondolando nei bar di quartiere ove è facile trovare una microcriminalità ben radicata. Liberamente tratto dal romanzo del giornalista Dido Sacchettoni, la pellicola prende il via nell’inverno del 1979, con una presentazione in prima persona, su fondale rigorosamente scuro, di ogni singolo componente della “banda dell’arancia meccanica”, così denominata dai giornalisti per via della violenza impiegata durante le rapine. Unico a non presentarsi il poliziotto Remo Guerra, un Valerio Mastandrea che per una volta ha accantonato i panni del ragazzo della porta accanto, ripulendo il proprio linguaggio ma senza rinunciare ad un tocco di marcata “romanità”, facendo da voce narrante della pellicola e da spugna delle impressioni di chi come lui poliziotto allergico alla vita militare, si ritiene portavoce di una lotta di classe contro chi ha avuto una vita più facile e di chi, come lui, proviene dalla borgata. Le riprese che accompagnano la voce di Mastandrea rivelano, in toni chiaroscuri, la notte come luogo ove rifugiare le proprie paure e alimentare le proprie vendette. Gli angoli e i vicoli di periferia vengono paragonati alle abitazioni rapinate, con riprese che vogliono risaltare la bruttura della vita ai margini della società e lontano dai centri di potere. Tutti gli attori riescono inoltre a calarsi efficacemente nel proprio ruolo, i componenti della banda: Tirabassi, Giallini, Bevilacqua, rispettivamente Roberto Salvo, padre di famiglia con una grande voglia di svoltare la propria esistenza gestendo un bar grazie alle refurtive delle rapine. Maurizio Leggeri, esperto di auto e pilota mancato, Marco Lo Russo, detto “il Rozzo” per via dei suoi modi rudi. La riuscita del film è di buon livello, la pellicola fu premiata a Venezia, ma al tempo stesso solo parzialmente riuscì a centrare il proprio intento, causa una sceneggiatura, solo in apparenza didascalica che però non riuscì a fornire conclusioni utili per quanto riguarda l’introspezione umana dei protagonisti trattata in maniera eccessivamente superficiale, prediligendo invece scene più concitate e di azione e perdendo così quell’aura di pellicola socialmente utile che aveva accompagnato gli intenti iniziali del regista.
Voto: * * *½
Ciro Andreotti