Scheda film
Regia e Soggetto: Paolo Sorrentino
Sceneggiatura: Paolo Sorrentino ed Umberto Contarello
Fotografia: Luca Bigazzi
Montaggio: Cristiano Travaglioli
Scenografie: Stefania Cella
Costumi: Carlo Poggioli
Musiche: Lele Marchitelli
Suono: Emanuele Cecere
Italia/Francia, 2018 – Grottesco – Durata: 100′
Cast: Toni Servillo, Elena Sofia Ricci, Riccardo Scamarcio, Kasia Smutniak, Euridice Axen, Fabrizio Bentivoglio, Roberto De Francesco
Uscita: 10 maggio 2018
Distribuzione: Universal Pictures

Il più grande venditore

Lo avevamo scritto già: Loro 1 era un film incompiuto, il primo atto di un’opera ancora da concludersi. E così è Loro 2: lo svolgimento e la conclusione di un tema che era stato solo introdotto, anche se in maniera eccelsa.

La prima scena anche qui è fulminante: dopo Tamara (Euridice Axen) che si depila a cosce aperte a bordo piscina, emblematicamente, ecco una sorta di sosia o clone berlusconiano fare di fronte all’originale ampi discorsi sull’economia e teorizzare la compravendita dei senatori, ben sei, che potrebbero riportare politicamente in auge Silvio. Il sosia o clone che sia è un certo Ennio (Doris, come si è lasciato sfuggire il suo interprete in conferenza stampa?) che ha anch’egli il volto di Toni Servillo, ma altri capelli, biondi, e altri occhi, più vispi e azzurri. E risveglierà nel nostro quell’anima mai sopita di più grande venditore di sempre.

È come se Paolo Sorrentino in Loro 1 avesse disposto i pezzi sulla scacchiera, avesse ben mostrato tutte le pedine, inquadrandole con eleganti movimenti di macchina e primi piani sul piano di gioco e avesse concesso solo qualche piccola e abbozzata mossa al Re. Ma in Loro 2 inizia a giocare pesante, a colpire nel segno e ci va giù duro, anche se non troppo. Non nel senso che le frecce al suo arco siano più o meno volutamente spuntate, ma perché, come avemmo modo di scrivere in occasione del primo film, non siamo dalle parti de Il divo, ma da quelle del ritratto di un’epoca (dal 2006 al 2010)  e non si parla di Berlusconi in sé, ma del Berlusconismo.

Se nel film su Giulio Andreotti il regista inanellava bersagli ben precisi verso i quali sparava con la precisione e la spietatezza di un cecchino, oggi, memore forse proprio di quell’esperienza, che fece trasalire non poco “il divo” facendogli gridare “alla mascalzonata”, non più ambita, né gradita, men che mai possibile, Silvio Berlusconi viene affrontato di taglio, tangenzialmente, da diverse prospettive, pure di riflesso, ma mai veramente in primo piano. Dopo la lunga introduzione di un’ora in Loro 1 guidata dal Sergio Morra di Riccardo Scamarcio e la comparsa nell’ultima mezzora del tanto atteso protagonista, in Loro 2 il principale filo conduttore, già accennato dal finale della prima parte, è il rapporto (in crisi) tra Silvio e Veronica Lario – tanto da far pensare ad un effettivo doppio senso del titolo –  che fungerà, tra i tradimenti di lui e i rinfacci di lei, come veicolo per portare sulla scena i molteplici enigmi della figura berlusconiana, come ad esempio l’origine delle sue ricchezze. E, triangolato nel contraltare con l’elegante cena a base di femmine, emergerà anche il rendez-vous rivelatore con la giovanissima Stella (Alice Pagani), che pure in questo capitolo ha un ruolo molto importante. E ancora quel vulcano artificiale cui nessuno pare interessato, Veronica fra tutti, ma che Silvio vorrebbe tanto mostrare, ce lo porge, tenero zimbello, nella solitudine dei numeri uno.

Anche qui, nella parte finale, giunge, quale novello deus-ex-machina, un evento molto realistico, anche se inevitabilmente metaforico ed ammantato di simbolismi: se in Loro 1 era un camion della spazzatura che usciva di strada schiantandosi sui Fori romani sotto l’occhio impotente si Sergio Morra e Co. e se per Andreotti era l’attentato a Giovanni Falcone che come uno skateboard irrompeva sulla scena (politica)  ad interromperne l’ascesa al Quirinale come Presidente della Repubblica, per Silvio Berlusconi in persona è il terremoto de L’aquila, autentico fulmine a ciel sereno che riporta tutti alla realtà, con i piedi ben piantati in terra, benchè questa abbia appena tremato.

Loro (1 + 2), nella sua interezza e compiutezza, è un’opera che ad uno come Berlusconi potrebbe perfino, se non piacere, almeno non dispiacere. Primo perché, come si sa, “anche male, purché se ne parli”, secondo perché nonostante possa sembrare un affronto diretto – magari per far sfilare a Sorrentino qualche sassolino accumulato nelle scarpe in Medusa proprio in occasione della produzione del fortunato La grande bellezza – in realtà è una rflessione sull’uomo Berlusconi e su ciò che ha rappresentato in un determinato periodo storico che ci siamo appena lasciati alle spalle. Diceva Flaiano: “Coraggio, il meglio è passato!”.

Voto: 8

Paolo Dallimonti