E’ un pò scoraggiante, ma inevitabile, constatare come l’interazione di singoli talenti non sia in grado di ridurre un risultato soddisfacente. Infatti, nonostante la regia di Janusz Kaminski, premio Oscar come direttore della fotografia per “Schindler’s list” e “Salvate il soldato Ryan”, il montaggio di Andrew Mondshein, candidato all’oscar per “Il sesto senso”, la produzione di Meg Ryan e due bravi interpreti come Winona Ryder e Ben Chaplin, il film non funziona. Quello di cui si sente maggiormente la mancanza, in questa storia di possessione già priva in partenza di qualsiasi originalità, é la totale essenza di atmosfera. Varie le cause. Prima di tutto una sceneggiatura grossolana e sgangherata, ma soprattutto piatta, dove gli eventi si succedono stancamente e le psicologie dei personaggi sono appena abbozzate. Inoltre, la ricercata fotografia desaturata produce uno straniamento controproducente. Un pò perché inflazionata nella creazione di atmosfere malsane, ma anche perché risulta gratuita nel continuo sottolineare sottigliezze visive prive di fondamento narrativo.
E la regia pare interessata solo a inanellare inutili virtuosismi. Lo spettatore, infatti, non ha mai una visione d’insieme di ciò che sta accadendo, ma singole sequenze ricche di dettagli e tecnicamente ineccepibili, prive però di una tensione drammatica derivante da qualcosa successo prima o destinato ad accadere dopo. Qualche bagliore creativo si intravede (la Mamy nera che canta dopo avere attraversato la strada, l’incrocio di sguardi tra il protagonista e un serial killer attraverso il vetro oscurato di un comando di polizia), ma é davvero troppo poco per mantenere l’interesse e stimolare la visione. E poi, sembra pazzesco che dopo un secolo di cinema si riesca ancora a mettere in bocca ai personaggi, con tono enfatico e occhi sgranati, frasi del tipo “il tempo della trasmutazione é vicino”. Ed Wood non ci ha insegnato proprio nulla!

Luca Baroncini de “Gli Spietati”