Scheda film
Regia: Giovanni Veronesi
Soggetto e Sceneggiatura: Filippo Bologna, Ugo Chiti, Ernesto Fioretti, Giovanni Veronesi
Fotografia: Fabio Cianchetti
Montaggio: Patrizio Marone
Scenografie: Tonino Zera
Costumi: Gemma Mascagni
Musiche: Paolo Buonvino
Suono: Remo Ugolinelli
Italia, 2013 – Commedia – Durata: 113′
Cast: Elio Germano, Ricky Memphis, Alessandra Mastronardi, Sergio Rubini, Alessandro Haber, Virginia Raffaele, Ubaldo Pantani
Uscita: 14 novembre 2013
Distribuzione: Warner Bros Pictures
Un uomo da sbirciare
Ernesto Fioretti (Elio Germano), spirito semplice e soprattutto onesto, fin da ragazzino, in quel lontano 1967 in cui giocava a pallone con gli amichetti, ha sempre dimostrato una propensione ad essere corretto e a porgere l’altra guancia. Ma un padre severo, che fin da allora l’ha considerato “l’ultima ruota del carro”, gli ha tarpato continuamente le ali. L’amico sincero Giacinto (Ricky Memphis) negli anni tra alti e bassi ha cercato di stargli vicino ed anche un artista noto come “il Maestro” (Alessando Haber), malgrado l’enorme divario culturale tra i due ha sempre avuto una spiccata simpatia per lui. Ma l’unico che lo capisca fino in fondo è sempre stata solo la moglie Angela (Alessandra Mastronardi).
Storia degli ultimi quasi cinquant’anni del nostro paese attraverso le vicende di un puro di spirito, il film prende spunto dalla vera vita di Ernesto Fioretti, autista del regista e di altri protagonisti della cinematografia nazionale, tra cui Carlo Verdone, che lo volle con sé in alcune pellicole. Il film di Veronesi però annega nel qualunquismo più spicciolo le vicende di un eroe dei nostri tempi sul quale scivola tutto e che nessuno sembra volere, tanto la morte e le patrie galere quanto la TV e la fortuna: parcheggia la macchina insieme al padre davanti alla Renault 4 rossa con dentro il corpo di Aldo Moro e la sera quando in televisione si rende conto dell’accaduto è in grado di dire solo “Poro Moro”; vince un concorso non senza l’immancabile raccomandazione, ma cambia subito lavoro; scopre di avere un tumore, per poi – grazie ancora ad una raccomandazione – venire a sapere che si tratta solo di un falso positivo e tutto quello che riesce a fare è insultare telefonicamente la poco cordiale e per niente empatica dottoressa che gli aveva posto la diagnosi iniziale; vince 500.000 euro con un Gratta&Vinci che finisce nella spazzatura per colpa di una moglie troppo premurosa, che ricopre di improperi per poi fiondarsi presso la discarica di Malagrotta a cercare invano il biglietto vincente.
Ernesto Fioretti, a fronte di una sceneggiatura fiacca e populista, finisce per essere l’ultima ruota del carro anche per lo spettatore, che difficilmente riuscirà ad interessarsi alle sue vicende. Anche un minimo di satira socio-politica finisce annacquato nell’ovvio: l’elogio di Silvio Berlusconi da parte di Giacinto, dopo che Ernesto ha incontrato un’infinita serie di manifesti elettorali del cavaliere in strada, che vorrebbe essere ironico col senno di poi, culminando perfino in un accesso di tosse del suo tessitore pieno di intenzioni comiche, è veramente un atto gratuito, poiché ormai, vent’anni dopo, arriva veramente in ritardo!
Spicca e rimane su tutto e tutti l’immensa prova attoriale di Elio Germano che, soprattutto nell’ultima parte, quella dei giorni nostri, anche in virtù di molte strizzate d’occhio a C’eravamo tanto amati, ci rimanda fisicamente al grande Nino Manfredi.
Per il resto L’ultima ruota del carro nel bene e nel male non sembra neanche un film di Veronesi, ma per superficialità finisce per somigliare più a certe vanzinate o a quelle innocue baracconate a zonzo nel continuum temporale come, una su tutte, il Superfantozzi di Neri Parenti.
Voto: 5 e ½
Paolo Dallimonti
L’ultima ruota del carro – Clip “Te ce voi fidanza’ con me?”
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