Per il suo primo film in Nuova Zelanda in due decenni, Lee Tamahori ritorna a personaggi Maori del suo film piu famoso, ‘Once Were Warriors.’
Dopo quel film Lee Tamahori ha avuto fortune alterne facendo thriller ad alto budget, tra cui Die Another Day, 2002 film di James Bond ricordato soprattutto come l’ultimo film di Pierce Brosnan. La scena che da inizio al suo primo film nella sua nativa Nuova Zelanda in oltre 20 anni, il patriarca, potrebbe quasi essere la risposta low-tech all’inizio di un film di 007. Si tratta di due famiglie indigene in lotta in una corsa su strada.
Un sacco conflitti familiari, che sanno di antico, caratterizzano questo film molto interessante circondato da uno scenario spettacolare e pastorale.
E’ raro vedere un film che cerca di ottenere emozioni ancestrali e primitive, mostrano le semplici pulsoni vitali della vita di una piccola comunità locale su una lontana isola.
Tutto questo può suonare come uno stufato noioso, ma per la maggior parte del tempo è abbastanza piacevole e ritmato, con sfide familiari, drammi ed emozioni continue.
Tutto questo può suonare come uno stufato noioso, ma per la maggior parte del tempo è abbastanza piacevole e ritmato, con sfide familiari, drammi ed emozioni continue.
Ma la sceneggiatura di John Collee (Master and Commander, Happy Feet), sulla base di un romanzo di Whale Rider, ha la cattiva abitudine di dettagliare puntigliosamente ogni traccia di sottotesto, in modo a tratti artefatto. Nelle scene finali, in particolare, il dialogo e il melodramma formale creano un contrasto tra la tensione emotiva e il formalismo strutturale. che possono mettere alla prova gli spettatori meno tradizionalisti. l’esito finale è positivo, ma resta il dubbio che con meno formalismo e piu briglia sciolte potesse essere un gran bel film.
Voo 6,5
Vito Casale