Scheda film

Regia: Rob Reiner
Sceneggiatura e soggetto: Mark Andrus
Fotografia: Reed Morano
Montaggio: Dorian Harris
Scenografie: Ethan Tobman
Costumi: Leah Katznelson, Ellen Mirojnick
Musiche: Marc Shaiman
USA, 2014 – Commedia – Durata: 94′
Cast: Michael Douglas, Diane Keaton, Sterling Jerins, Annie Parisse
Uscita: 10 luglio 2014
Distribuzione: Videa CDE

 Il bisbetico domato

«Mi fai venire voglia di essere un uomo migliore», diceva Melvin a Carol in una delle scene più emozionanti tra le tante regalate alle platee di turno da Qualcosa è cambiato di James L. Brooks. A vestire i panni del protagonista c’era un immenso Jack Nicholson che, proprio grazie alla strabiliante interpretazione dell’affermato scrittore di romanzi rosa newyorchese affetto da disturbo ossessivo-compulsivo, si portò a casa un meritatissimo Oscar, il terzo della carriera per la cronaca. Cinico, disilluso, anaffettivo, misantropo razzista, non amava circondarsi di bambini e cani: un identikit che faceva di Melvin Udall una persona difficile da amare e da frequentare, ma che come spesso accade a tanti come lui è destinato a cambiare e a rivedere le proprie posizioni (al cinema ne abbiamo visti non pochi di casi, come ad esempio il Walt Kowalski di Gran Torino o il Frankie Dunn di Million Dollar Baby, entrambi interpretati da Clint Eastwood). Come lui, anche l’Oren Little di Mai così vicini si vedrà costretto per cause affettive, sentimentali e umane, a riaprire il cuore all’altro, dopo che per anni aveva deciso di metterlo in cassaforte e di buttare via la chiave. Intenzionalmente indisponente verso il genere umano, l’agente immobiliare non desidera altro che vendere un’ultima casa e andare in pensione in santa pace. I suoi piani però vengono scombinati dal figlio che, inaspettatamente, gli molla la nipote, della cui esistenza non sapeva nulla. Incapace di prendersi cura della tenera bambina di nove anni, la affida alla risoluta ed amabile vicina di casa Leah e cerca di tornare alla sua monotona quotidianità ma, un po’ alla volta e con una certa riluttanza, Oren imparerà a donare affetto alla famiglia, a Leah e ad aprirsi alla vita stessa.
Coincidenza vuole – si fa per dire – che a firmare la sceneggiatura della pellicola del 1997 c’era Mark Andrus, lo stesso che adesso firma quella dell’ultima fatica dietro la macchina da presa di Rob Reiner, nelle sale nostrane a partire dal 10 luglio con Videa CDE. Inevitabile, dunque, che si trovassero geni comuni nel DNA drammaturgico dei due film e anche in quello dei suoi personaggi principali, con l’Oren Little di Mai così vicini costruito a immagine e somiglianza di Melvin Udall. A calarsi nei panni dell’agente immobiliare ci pensa Michael Douglas, che offre allo spettatore una performance spassosa e coinvolgente (in linea con quella del 2009 in Solitary Man), ma lontana anni luce da quella sontuosa e indimenticabile del collega. Douglas si carica sulle spalle il film, lasciandosi aiutare da un folto gruppo di comprimari di livello, capitanati da Diane Keaton. Di fatto, l’apporto degli attori diventa determinante, portando il tutto al di sopra della soglia della sufficienza. Ma inevitabile, di conseguenza, è anche il confronto che abbassa di fatto l’asticella dell’originalità. Per questo, sia la one line del personaggio sia il corpus del racconto diventano schematici e prevedibili.
Tuttavia, quando si è trattato di commedie sentimentali, Reiner difficilmente ha deluso le aspettative (vedi Harry ti presento Sally) e non lo fa nemmeno questa volta, anche grazie all’apporto in fase di scrittura di Andrus. Insieme costruiscono un racconto piacevole, scorrevole, costellato da un universo di personaggi, sequenze e battute al gusto di vetriolo. 

Voto: 6 e ½

Francesco Del Grosso