Regia: María Gamboa
Sceneggiatura: María Gamboa e Adriana Arjona
Fotografia: Diego Jiménez
Montaggio: Gustavo Vazco e Jacques Comets
Scenografie: Camilo Barreto
Costumi: Catherine Rodríguez
Musiche: Marc Huri
Suono: César Salazar
Colombia/Francia, 2014 – Drammatico – Durata: 86′
Cast: Carlos Hernández, Felipe Botero, Miriam “pesca” Gutiérrez, Samuel Lazcano, Leidy Niño, Pablo Pedraza, Alexis Guerrero
Uscita: 22 gennaio 2015
Distribuzione: Cineclub Internazionale

Sale: 9

Teatro di guerra

Mateo (Carlos Hernández) è un sedicenne colombiano che, per rimediare al suo scarso andamento scolastico, viene inviato ad un corso di teatro tenuto da un tenace e giovane prete, padre David (Felipe Botero). Mateo è però anche un piccolo criminale alle dipendenze di suo zio Walter (Samuel Lazcano), per il quale riscuote il racket presso poveri commercianti e che vede minacciata dalle attività del sacerdote la propria impresa criminale. Pertanto non esiterà ad infiltrare il nipote al fine di volgere la situazione a suo favore. Ma l’esperienza del teatro porterà un profondo e sincero cambiamento in Mateo…
Al debutto nel lungometraggio, Maria Gamboa da Bogotà, con esperienze di lavoro in Francia e Stati Uniti, porta sullo schermo una pellicola fresca ed originale che trae ispirazione dal lavoro dell’attore, regista e drammaturgo italiano Guido Ripamonti, fondatore del Centro Culturale Horizonte, che opera proprio nelle aree di Barrancabermeja e del Magdalena Medio dove il film è ambientato. “Ogni società che viva senza Arte, senza la coscienza della Cultura che va generando, sarà sempre una società incapace di progettarsi, una società senza sogni”, sostiene Ripamonti.
Mateo, grazie all’esperienza del teatro ed alla solidarietà con i suoi nuovi compagni, tra i quali incontrerà anche l’amore nella persona di Ana (Leidy Niño), scoprirà come un altro mondo sia possibile e che oltre alla violenza ed alla prepotenza altri strumenti possano essere ammessi nel relazionarsi con gli altri e nell’affermarsi. Il suo percorso sarà complesso e più d’una volta sbaglierà, anche di grosso, ma a salvarlo sarà la consapevolezza di poter credere nell’aiuto degli altri, nel fare squadra di fronte al nemico, fosse anche un nemico che conosce molto, troppo bene.
Il film di Maria Gamboa sorprende sia per l’attenzione alla realizzazione tecnica, non disdegnando mezzi non alla portata di tutti come il dolly nella scena del ponte tra Mateo ed Ana, ma soprattutto per le interpretazioni degli attori, molti dei quali non professionisti, tra i quali spiccano Carlos Hernández nel ruolo del protagonista ed il sorprendente Felipe Botero, nei panni di padre David, già apparso tra l’altro nella serie televisiva argentina Tiempo final del 2007, co-diretta da quel Sebastián Borensztein che avemmo modo di apprezzare alla Festa del Film di Roma del 2011 come regista del gioiellino Un cuento chino, uscito da noi l’anno successivo col titolo di Cosa piove dal cielo?. Da non perdere.

RARO perché… è un piccolo grande film.

Voto: 7 e ½

Paolo Dallimonti