Scheda film

Regia: Fabrizio Cattani
Soggetto e Sceneggiatura: Fabrizio Cattani, Grazia Verasani
Fotografia: Francesco Carini
Montaggio: Paola Freddi
Scenografie: Daniele Frabetti
Costumi: Teresa Acone, Sandra Cianci
Musiche: Paolo Vivaldi
Italia, 2011 – Drammatico – Durata: ’95
Cast: Andrea Osvart, Monica Birladeanu, Chiara Martegiani, Marina Pennafina, Daniele Pecci, Elodie Treccani, Pascal Zullino
Uscita: 27 aprile 2012
Distribuzione: Fandango

Sale: 17

 Le madri di nessuno

Ritratto di quattro donne in un ospedale psichiatrico giudiziario, idea non proprio originale, ma con una variante inedita: hanno tutte commesso infanticidio nei confronti dei propri figli. Clara (Andrea Osvart), non riesce ad accettare il perdono del marito Luigi (Daniele Pecci), che sta provando a rifarsi una vita, ripartendo con una nuova attività lavorativa; Eloisa (Monica Birladeanu), promessa sfumata della musica leggera, è la più spigolosa e ribelle, anche se la sua è solo una maschera; Rina (Chiara Martegiani), la più giovane, è una ragazza-madre con problemi di salute che ha affogato il proprio bambino nella vasca da bagno in una sorta di eutanasia; Vincenza (Marina Pennafina), la più grande e matura, ha lasciato fuori dalla prigione altri due figli ed è rosa dal rimorso anche nei loro confronti. Insieme alle altre, a volte divise, a volte unite, sotto la guida dello psichiatra dr. Scalia (Pascal Zullino), cercano di preparare il loro ritorno ad una normalità che sembra non voler venire mai…
L’opera seconda, si sa, è sempre più difficile della prima, pure se il debutto era avvenuto sotto i migliori auspici, come nel caso di Fabrizio Cattani che nel 2007 ci aveva stupiti con l’originale Il rabdomante. Benché il regista toscano tenti di nuovo la carta dell’impegno civile, qui difetta di quel tocco magico che permeava il film precedente e che qui torna solo nei sogni delle donne, in parte rivelatori, ed in particolare in quello di Clara che, curiosamente, ha ancora a che fare con l’acqua. Elemento che, se nella pellicola precedente aveva una funzione vitale, malgrado virata al negativo dalle contaminazioni malavitose, qua assume una valenza letale, in quanto strumento di morte per molte delle madri.
Inoltre, nonostante la collaborazione della scrittrice Grazia Verasani, autrice di “Quo vadis, baby?” e del testo teatrale “From Medea” cui il film è ispirato, ed il lungo lavoro di ricerca, i personaggi principali annaspano nei più triti cliché, forse per porgere allo spettatore dei modelli, che però restano in superficie, senza l’approfondimento che avrebbero meritato.
Così, vittima anche di un casting non proprio azzeccato – l’altrove ottimo Pasca Zullino, ad esempio, è assolutamente improponibile nei panni dello psichiatra – Maternity blues, ossia la tristezza della maternità, diventa anche grigiore della messa in scena, non elevandosi al di sopra di una mediocre fiction televisiva. Unica eccezione e sorpresa di un film poco riuscito e lontano anni luce dall’antecedente ed analogo Nella città l’inferno di Castellani, è Daniele Pecci, invecchiato ed imbruttito, con un perfetto accento veneto, nei panni dolentissimi di Luigi, il marito di Clara, che vorrebbe farle dono di un ingombrante perdono.
Inspiegabilmente insignito di una menzione speciale alla Mostra del Cinema di Venezia 2011, dove era stato presentato nella sezione Controcampo Italiano.
Raro perché… è un film poco riuscito su un tema difficile.

Voto: * *½

Paolo Dallimonti