Scheda film
Regia, Soggetto e Sceneggiatura: Demetrio Casile
Fotografia: Simone Zampagni
Montaggio: Gianmaria Scibilia
Scenografie: Roberto Morea
Costumi: Serena Lucisano
Musiche: Massimiliano Lazzaretti
Suono: Davide Gaudenzi
Italia, 2012 – Commedia – Durata: 80′
Cast: Giovanna Cacciola, Davide Maria Bruno, Giandomenico Gattuso, Antonio Faa, Giada Desideri, Pupi e Antonio Avati
Uscita: 29 novembre 2012
Distribuzione: Mediaplex Italia
Sale: 3
Quoque tu, Brutie…
La sedicenne Carmela, detta Melina (Giovanna Cacciola), vive nel suo piccolo paese della campagna calabrese immersa nei sogni incompresi di futura scrittrice, tra il suo cagnolino (che ci narra la storia in prima persona!), lo scrittore Alfonso (Antonio Faa), venuto da Bologna al Sud come impiegato presso l’ufficio postale, amici ed ammiratori ed i tanti curiosi abitanti della cittadina…
Il film è introdotto da una sequenza in cui una pizza di pellicola rotola in mezzo alla campagna alternata ad immagini tratte da Il papà di Giovanna di Pupi Avati, che poi ritorneranno, e che in prima battuta chi scrive ha scambiato per un nuovo, ennesimo spot anti-pirateria; immediatamente a seguire una sequenza animata ispirata ad un noto proverbio calabrese. Poi inizia. E con esso il vuoto.
Perché voler girare un lungometraggio quando non si hanno idee o se ne ha una, piccola piccola, che meglio si adatterebbe alla dimensione breve di un corto? È questa la domanda che vorremmo porre a Demetrio Casile – e forse non solo a lui – che ha scomodato ben due regioni (Lazio e Calabria) per tornare dietro la macchina da presa per un lungo. La storia di una giovane aspirante scrittrice, resa come una prima della classe tutto sommato neanche troppo simpatica, è davvero poca cosa, soprattutto se infarcita di visioni con protagonista lo scrittore Corrado Alvaro (interpretato, guarda caso, dallo stesso regista), che assurge qui al ruolo di “vate calabro”. Alcune velleità cinematografiche, come l’amico cinefilo che ruba la pizza del film in programmazione, la presenza degli Avati bros. e l’ampio sfoggio di steadycam non aggiungono molto di più.
Poi la pellicola a due terzi si trasforma in mafia-movie, anzi, ‘ndrangheta-movie, perdendo ogni residua parvenza di credibilità e scadendo definitivamente nel ridicolo involontario, invece di rafforzarsi: la ragazza è testimone di un delitto e dopo mille ripensamenti denuncia in segreto i colpevoli, restando nel completo anonimato, come se niente fosse e senza un programma di protezione (?!).
Il film si contraddistingue solo per una fotografia appena seppiata, forse neanche troppo voluta, e per alcune piccole invenzioni, come il giro in noto per asciugare i capelli.
I personaggi sono quasi tutti una serie di banali macchiette, che danno luogo ad insulsi siparietti dalle sterili ambizioni comiche, spesso insistiti, il cui risultato è peggio dei film-barzelletta degli anni settanta/ottanta dedicati a Pierino con Alvaro Vitali. Nella sfilata di caratteri si infila anche la coppia dei fratelli Avati, la cui presenza ad una proiezione de Il papà di Giovanna è assolutamente gratuita e superflua, se non quale forma di omaggio fine a se stesso.
Un film davvero inutile e malriuscito, che non è aiutato neanche dalla presenza di volti relativamente noti come quelli di Gianni Pellegrino e Giada Desideri e che non riesce a funzionare neppure come favola, poiché troppo immerso in quella realtà che vorrebbe invece trasfigurare e rendere più digeribile. Così la sua unica ragione d’interesse rimane lo stesso Casile, personaggio davvero “da cinema”, poliedrico e non poco ego-riferito, docente di pittura all’istituto di Belle Arti ed all’Università di Bologna, autore della sceneggiatura di Un ragazzo di Calabria e di Eroe per caso, che, a suo dire, gli fu scippata dalla Columbia Pictures.
RARO perché… è un piccolo film davvero impressionante per divario tra ambizioni e risultati.
Voto: *½6
Paolo Dallimonti