Scheda film
(Tr. lett.: Miraggio all’italiana)
Regia e Sceneggiatura: Alessandra Celesia
Montaggio: Danielle Anezin
Fotografia: Laurent Fènart
Francia, 2013 – Documentario – Durata: 90’
Uscita nel paese d’origine: —
Il futuro è una terra straniera
Direttamente dal Milano Film Festival arriva un documentario che parla del momento di crisi che il nostro paese sta cercando di fronteggiare, e lo fa introducendosi a fondo nelle vite dei protagonisti e trasformando un viaggio in una terra straniera per trovare lavoro, in un autentico e convincente viaggio dentro se stessi.
Un annuncio apparso a Torino promette un futuro: “Cerchi lavoro? L’Alaska ti aspetta”. Intorno a questa occasione, si intrecciano i destini di cinque italiani, protagonisti del documentario di Alessandra Celesia, seguiti nel loro training per affrontare il viaggio e il compito che li aspetta: pulire salmoni appena pescati. Da Camilla, attrice che sogna di interpretare Marlene Dietrich, al travestito Dario, dal reduce dell’Afghanistan a una madre ex tossica, tutti vogliono partire, mettersi in gioco, uscire dallo stallo in cui li ha messi la realtà.
Il primo punto di forza di questo lavoro, come già accennato, è senz’altro il delicato parallelismo tra viaggio dentro se stessi e viaggio in una terra straniera, nonché la preparazione ad esso, che occupa gran parte del documentario, mostrandoci cosa, nelle vite dei protagonisti, non funziona e che essi stessi vorrebbero cambiare. Una volta arrivati a destinazione infatti, la consapevolezza che i veri problemi sono dentro se stessi, tutti quanti prenderanno coscienza che la guarigione interiore è un aspetto che funziona a prescindere dal luogo dove ci si trova. Gli esterni infatti (nella prima parte Torino e successivamente la cittadina di Yakutak in Alaska), sono evidenziati solo con il ruolo di sfondo, o comunque ne viene immediatamente affrontato l’effetto psicologico che questi possono avere sui personaggi della storia, riuscendo a tratteggiare un cinema del reale che però parte da un punto di osservazione prettamente psicologico, mantenendolo coerentemente per tutto il lungometraggio.
Un altro aspetto convincente è la commistione di momenti di connotazione tragica (i colloqui virtuali con i propri figli che la madre ex tossica registra durante le sue passeggiate in Alaska, o le confessioni di Dario nell’affermare la propria omosessualità) e scambi di battute esplicitamente umoristiche tra i vari personaggi, coerenti con la loro caratterizzazione (che è poi il loro effettivo carattere, dato che essendo in un documentario non esiste un vero e proprio copione, anche se c’è una sceneggiatura degli eventi), che rendono la storia molto più scorrevole e vera.
Purtroppo però, un intoppo nell’avvicendarsi degli eventi, verificatosi in Alaska, nella seconda metà del lungometraggio, fa arrestare la fluidità del racconto, facendo girare la storia un po’ troppo attorno a se stessa, con scene piuttosto ripetitive e che influiscono in modo bloccante sull’affermarsi del flusso drammaturgico del documentario. Critica questa che comunque potrebbe avere una doppia faccia, dato che nel cinema del reale il piegarsi all’effettività degli eventi, è forse più coerente che deviare il racconto o addirittura interromperlo, anche se questo volesse dire minare la completa riuscita del lavoro, anche se visto da un punto di vista esclusivamente narrativo.
Complessivamente dunque Mirage à l’Italienne risulta un lavoro convincente, che pur rimanendo parzialmente minato da un impasse della storia, nella sua seconda parte, riesce a portare avanti in modo accurato un’analisi dei propri personaggi veramente apprezzabile.
RARISSIMO perché… meglio non pensare ai nostri guai…
Note: passato al Milano Film Festival, il film non è MAI uscito in sala in Italia.
Voto: 7
Mario Blaconà