Scheda film
Regia: Christopher McQuarrie
Soggetto: Drew Pearce, Christopher McQuarrie, Bruce Geller (personaggi)
Sceneggiatura: Christopher McQuarrie
Fotografia: Robert Elswit
Montaggio: Eddie Hamilton
Scenografie: James D. Bissell
Costumi: Christof Roche-Gordon
Musiche: Joe Kraemer
Trucco: Sam Dopona, Kirsty Mcqueen
Effetti Speciali: Jason McCameron
USA, 2015 – Azione/Spionaggio – 131’
Cast: Tom Cruise, Jeremy Renner, Simon Pegg, Rebecca Ferguson, Ving Rhames, Sean Harris, Alec Baldwin
Uscita: 19 Agosto 2015
Distribuzione: Universal Pictures Italia

Hunt Hard. Duro a Morire.

Mission: Impossible – Rogue Nation è la migliore continuazione che si potesse dare al capitolo precedente della saga, Protocollo Fantasma (2011). Ethan Hunt (Tom Cruise, Top Gun – 1986), ripudiato da ogni tipo di Intelligence, deve contrastare il potere nascente di un’organizzazione chiamata il Sindacato. La CIA, che ha smembrato l’IMF, è sulle sue tracce e cerca di farlo rientrare contro la sua volontà. I suoi ex compagni di giochi lo coprono e lo aiutano nella ricerca di prove che confermino il nascente potere della nuova cella terroristica. Complice un’affascinante ed ambigua spia britannica, che ha il volto di Rebecca Ferguson (Hercules: Il Guerriero – 2014), Ethan Hunt arriva faccia a faccia con il fondatore del Sindacato. Nemico senza scrupoli, che ravviva l’intera sceneggiatura e fa dimenticare la scarsa presenza di un male vero nell’episodio precedente.

Questa “Missione Impossibile” è scritta e diretta da Christopher McQuarrie, famoso ai cinefili per la favolosa sceneggiatura de I Soliti Sospetti (Oscar Sceneggiatura Originale nel 1996). Dirige, con buoni meriti tecnici ed un po’ meno autorali (letteralmente parlando), il quinto capitolo di un franchise che non ha mai deluso le aspettative. Troviamo nella pellicola molte delle influenze che hanno caratterizzato gli action-movie anni 80’. Base solida che viene mixata con le movenze esasperate del cinema postmoderno. Ne consegue un interessante ibrido, che trova nelle scene adrenaliniche il suo senso e la sua linfa vitale. Un’osservazione ed una riflessione più mirate, presenti soprattutto nella classica spy story di Brian De Palma (Mission: Impossible – 1996), qui latita, ma l’intento della produzione è ben diverso. L’immersione totale nell’azione è lo scopo che si prefigge la sceneggiatura ed il risultato è soddisfacente. Non manca neppure quella sana dose di umorismo, che rende complice lo spettatore di questa giostra che si pone come la migliore dei blockbuster estivi.

Se dobbiamo trovare dei difetti a quest’opera propensa all’espansione e allo spirito inteso come humour, forse sono da ricercare proprio nel protagonista principale Ethan Hunt, leggermente sotto tono. Ricorda il personaggio di Jack Reacher (film omonimo diretto anch’esso da Christopher McQuarrie nel 2012), oggetto misterioso e multi funzione. Il voler accollare una serie di peculiarità ad un solo personaggio, invece di rinforzarlo ne indeboliscono i tratti e le caratteristiche. Sembra essere un Super Eroe che ha conosciuto il miglior Rambo e le sue pratiche di guerra. In aggiunta viene dipinto come: stratega e politicante, solitario e cupo ed allo stesso tempo gli vengono conferite doti da istrione alla Indiana Jones. Un tuttofare onnipotente, che perde di credibilità strada facendo. Il cast al suo fianco gli ruba la scena. Seducente e scaltra come una delle migliori Bond girl, Rebecca Ferguson, è la trascinatrice del film, gestita con misura balistica attraverso tutta la drammaturgia. Non possiamo non citare il sempre burlone e ludico Simon Pegg (L’Alba dei Morti Dementi – 2004), capace di momenti di altissimo godimento.

La fase del montaggio (Eddie Hamilton, Kingsman: Secret Service – 2014) è degna di nota. Senza spoilerare troppo, la sequenza austriaca della Turandot ne esalta il tecnicismo. Un mix di musica, imprevisti e colpi proibiti di assoluto dinamismo empatico, con un occhio a Sir Alfred Hitchcock.

Da vedere perché Mission: Impossible – Rogue Nation si assesta nell’universo dei film d’azione a testa alta. Forse un po’ troppo lungo: i 131 minuti sono leggermente esagerati. Non smodato è invece l’inseguimento motoristico della parte centrale del film. Eccessivo al punto giusto, le moto sfrecciano come saette regalandoci suspense, immedesimazione e batticuore. Non è la prima volta che assistiamo ad una corsa tra bolidi a due ruote. Nel poetico Mission: Impossible 2 (2000) del maestro John Woo, due splendide Ducati danzavano nell’aria, coreografate con un’eleganza sublime e senso dell’azione da vero autore.

Voto: 7

David Siena