Mission To Mars non è certo un capolavoro. La sceneggiatura è approssimativa e delude per la superficialità con cui tratteggia i personaggi, gli astronauti che volano in missione di soccorso su Marte. Di questo tratta il film, un viaggio sul pianeta rosso alla scoperta dei suoi misteri e di una spiegazione per la misteriosa scomparsa della precedente spedizione. Tim Robbins, Gary Sinise, la bella Connie Nielsen e Jerry O’Connell sono i 4 attori che interpretano i componenti di questa “missione (im)possibile”. Uno dei più verosimili e risusciti dei 4, Robbins (nei panni di Woody) farà una brutta fine, gli altri, invece, penetreranno i segreti del pianeta, svelati in un finale iperscontato.
Il giocattolone viene sorretto dalla maestria tecnica di De Palma, designato regista del film solo poco prima dell’inizio delle riprese; egli orchestra alla perfezione piani sequenza “a gravità zero” spettacolari e affascinanti, tra i più belli mai visti negli ultimi anni. Le musiche di Morricone sottolineano a tratti le uniche concessioni al thrilling (tentato salvataggio nell’orbita di Marte) di un film altrimenti lento, ma non per questo noioso. De Palma è presente ovunque, il suo virtuosismo riesce a non essere sempre gratuito e sorregge perfettamente un film altrimenti debole sotto il profilo narrativo, a volte una copia sbiadita di 2001, Contact e Incontri ravvicinati del terzo tipo.. Il finale, come detto, è affascinante e allo stesso tempo scontato, tra Zemeckis e il buonismo di Ron Howard, fastidiosamente hollywoodiano. Belle e verosimili le ricostruzioni degli ambeinti di Marte e dei mezzi Nasa (positivo il fatto che si sbandieri poco l’origine della spedizione e non si palesino le inevitabili beghe politico-sociali collegate. Questo trasforma il film in un ‘opera di simil-realtà-fantascienza pura, a tratti misticheggiante). Alcuni momenti sono da Oscar come il ballo in assenza di gravità.
Nel complesso poteva essere un gran capolavoro, invece è solo un “buon” film: provaci ancora Brian!!
Vito Casale