Scheda film

Regia e Sceneggiatura: Philippe Le Guay
Soggetto: Fabrice Luchini e Philippe Le Guay
Fotografia: Jean-Claude Larrieu
Montaggio: Monica Coleman
Scenografie: François Dupertuis
Costumi: Elisabeth Tavernier e Anne Autran-Dumour
Musiche: Jorge Arriagada
Suono: Laurent Poirier e Vincent Guillon
Francia, 2013 – Commedia – Durata: 104′
Cast: Fabrice Luchini, Lambert Wilson, Maya Sansa, Laurie Bordesoules, Camille Japy, Annie Mercier, Ged Marlon
Uscita: 12 dicembre 2013
Distribuzione: Teodora Film

Sale: 15

 Attori?… Pedalare!

Gauthier Valence (Lambert Wilson) è un attore che si è ormai da tempo consacrato alla facile celebrità derivatagli da una nota serie TV. Al fine di ritrovare una sorta di verginità decide di mettere in scena una personale versione de “Il misantropo” di Molière. Per farlo va a ricercare Serge Tanneur (Fabrice Luchini), spocchioso collega di valore, ritiratosi dalle scene ormai da anni. Chi meglio di lui? Dopo un iniziale rifiuto, Serge e Gauthier iniziano un sottile gioco al gatto e al topo: il primo suggerisce di iniziare le prove, pur non garantendo disponibilità assoluta e definitiva; il secondo gli propone audacemente il ruolo di Filinte anziché quello del protagonista Alceste. Trovano un compromesso nella decisione di alternarsi ogni sera nei ruoli una volta sulla scena, ma gli ego decisamente ingombranti di entrambi farà sprigionare continue scintille, in un equilibrio costantemente precario che porrà una pesante ipoteca sul debutto…
Nato da un’idea del regista Philippe Le Guay e dello stesso Fabrice Luchini, per chi scrive uno dei migliori attori francesi d’oggi, Molière in bicicletta è un’acuta ed interessante metafora del teatro, del cinema ed anche della televisione, ma soprattutto della vita. E mentre il velocipede del titolo, simbolo di un’esistenza da condurre in libertà ed a fondo, lontano dagli onori e dai riflettori del palcoscenico, agita il fantasma di Jacques Tati, anche per alcune brevissime sequenze quasi slapstick, i due marpioni Serge e Gauthier (e naturalmente e rispettivamente, seppur in tono minore, Fabrice e Lambert) si litigano la scena, entrando ed uscendo dai loro rispettivi ruoli. A fare da contorno alle loro godibilissime interpretazioni – Wilson è più legato alla mediocrità televisiva del proprio personaggio, mentre Luchini, da recuperare a tutti i costi in lingua originale, è gigione quanto sublime – giungono due graziose muse: Zoé (Laurie Bordesoules) è la nipote della proprietaria di una locale pensione che vorrebbe fare l’attrice a tutto tondo, mentre per il momento si accontenta di stazionare nel porno, la quale regala ai due che giocano a metterla alla prova una performance di innata freschezza per loro ormai irrecuperabile; Francesca (la nostra Maya Sansa) è una divorziata italiana che proverà a scaldare il cuore di Serge, con inaspettate e catastrofiche complicazioni.
E pure se il finale risulta affrettato, con un precipitare troppo brusco e rapido degli eventi, rimane anche l’unico possibile o almeno il migliore, evidente prova dell’instabilità e completa inaffidabilità di quelle fragili e mutevoli creature chiamate attori.

RARO perché… la fiducia nel cinema francese non è mai abbastanza… 

Voto: 6 e ½

Paolo Dallimonti