Scheda film
Regia e Sceneggiatura: Aaron Sorkin
Soggetto: basato sulle libro di memorie di Molly Bloom
Fotografia: Charlotte Bruus Christensen e David Rosenbloom
Montaggio: Alan Baumgarten, Elliot Graham e Josh Schaeffer
Scenografia: Brandt Gordon
Costumi: Susan Lyall
Musiche: Daniel Pemberton
USA, 2017 – Drammatico/Biografico – Durata: 140’
Cast: Jessica Chastain, Idris Elba, Kevin Costner, Michael Cera,
Angela Gots, Bill Camp, Brian d’Arcy James
Uscita: 19 aprile 2018
Distribuzione: 01 Distribution
La principessa del poker
Un cast di altissimo livello dove spicca Jessica Chastain, affiancata tra gli altri da Idris Elba, Kevin Costner e Michael Cera, le pagine di un best-seller avvincente che ha venduto milioni di copie in tutto il mondo a disposizione e soprattutto un Aaron Sorkin a completo servizio per adattarlo. Insomma, quanto basta per garantire a un progetto filmico delle basi solide sulle quali puntare nel processo di riscrittura prima e di messa in quadro poi, entrambe affidate al pluridecorato commediografo, sceneggiatore, produttore televisivo e ora anche regista statunitense. Si perché lo sceneggiatore americano, premio Oscar nel 2011 per lo script non originale di The Social Network di David Fincher, ha scelto proprio la trasposizione del libro di memorie “Molly’s Game: From Hollywood’s Elite to Wall Street’s Billionaire Boys Club, My High-Stakes Adventure in the World of Underground Poker” per il suo passaggio dietro la macchina da presa.
Come avrete capito dal titolo dell’opera in questione, le memorie non sono quelle del celebre personaggio nato dalla penna di James Joyce per il suo Ulisse, ma quelle raccolte in una pubblicazione autobiografica dalla stessa autrice, che con la figura letteraria del romanzo dello scrittore irlandese ha in comune solo il nome e le origini.
In Molly’s Game, nelle sale nostrane a partire dal 19 aprile con 01 Distribution dopo la première festivaliera al Toronto International Film Festival 2017, Sorkin racconta le vere disavventure legali di una ex una giovane sciatrice olimpica diventata organizzatrice di un giro di poker clandestino, prima di essere arrestata nel mezzo della notte dall’FBI. Nel giro di giocatori hanno fatto parte nomi celebri di Hollywood, campioni dello sport, importanti uomini d’affari ed infine, senza che ne fosse a conoscenza, la mafia russa. Il suo unico alleato è stato il suo avvocato difensore Charlie Jaffey, che si è reso presto conto che Molly era molto più di quanto la stampa aveva fatto credere.
Il risultato è un biopic dove nel classico impianto biografico trovano spazio il thriller, il legal-movie e il poker-movie. Il tutto portato sullo schermo con il marchio di fabbrica ormai riconoscibile e inconfondibile di Sorkin, che fa del ritmo serrato e acuminato della scrittura e dell’impianto dialogico il cuore pulsante. Qui non raggiunge le vette toccate con i vari La guerra di Charlie Wilson, The Social Network, Steve Jobs e L’arte di vincere, a causa di ciclici passaggi a vuoto nell’arco narrativo che creano delle stasi e di un minutaggio decisamente gonfiato (si contano almeno una trentina di minuti di troppo) che appesantisce la fruizione, ciononostante la presenza magnetica della Chastain e la sua perfomance attoriale nei panni di un personaggio multiforme e scivoloso, per di più reale, garantisce all’operazione nel suo complesso un motivo d’interesse per tenere a sé lo spettatore per le due ore e passa di timeline.
La lama con la quale è solito costruire la componente drammaturgica e narrativa è affilata ma non come nei lavori precedenti dei quali firmava solo lo script. Lì, probabilmente, il fatto che tale materiale venisse successivamente controllato da cineasti con un’esperienza sicuramente maggiore dietro la macchina da presa come Mike Nichols, David Fincher, Danny Boyle e Bennett Miller, ha contribuito e non poco alla causa. Che sia stato lo stesso sceneggiatore a trasporre in immagini e suoni il materiale da lui stesso generato ha impedito alla trasposizione di dotarsi della distanza giusta e necessaria per garantire all’opera quell’oggettività utile a individuare il necessario da ciò che, al contrario, non lo è. Problema comune a molti, ma non a tutti, quei film che hanno visto i due ruoli sovrapporsi e in certi casi persino entrare in conflitto come ad esempio nell’esordio alla regia di Guillermo Arriaga, The Burning Plain. In quel caso l’assenza di un braccio operativo sul quale contare, vedi quello solido dell’ex sodale Alejandro González Iñárritu, si è fatta notare. Per Molly’s Game il discorso è praticamente lo stesso. Ciò non significa, però, che la regia non sia stata all’altezza della situazione da un punto di vista formale e stilistico. Sorkin, alla pari del collega messicano, registicamente parlando ha fatto un buon lavoro, con l’incipit e la scena del faccia a faccia padre/figlia vicino alla pista di ghiaccio nel parco lo testimoniano.
Voto: 7
Francesco Del Grosso