Scheda film

Regia: George Clooney
Soggetto: dal libro “Monuments men. Eroi alleati, ladri nazisti e la più grande caccia al tesoro della storia” di Robert M. Edsel e Bret Witter
Sceneggiatura: George Clooney e Grant Heslov
Fotografia: Phedon Papamichael
Montaggio: Stephen Mirrione
Scenografie: James D. Bissell
Costumi: Louise Frogley
Musiche: Alexandre Desplat
USA/Germania, 2014 – Drammatico/Guerra – Durata: 118′
Cast: George Clooney, Matt Damon, Bill Murray, Cate Blanchett, John Goodman, Jean Dujardin, Hugh Bonneville
Uscita: 13 febbraio 2014
Distribuzione: 20th Century Fox

 Tesoro d’un nazista

1943. La guerra infuria in Europa, le truppe americane sono già sbarcate e si impegnano duramente a fronteggiare il Terzo Reich. Il professor Frank Stokes (George Clooney) oltreoceano si preoccupa del destino dell’immenso patrimonio artistico del vecchio continente, oggetto di depredazione da parte dei nazisti. Organizza perciò un improbabile plotone di sette tra direttori di museo, curatori e storici dell’arte, addestrati alla bell’e meglio e spediti alla ricerca di capolavori a rischio di sparire per sempre: una vera, assurda caccia al tesoro. Per quanto, come ammonito da Stone, una vita umana non valga un’opera artistica, l’impresa si rivelerà fin da subito tutt’altro che facile e richiederà molti sacrifici…
Al quinto lungometraggio, tra il debutto con un gioiellino quale Confessioni di una mente pericolosa ed il recente piccolo capolavoro Le idi di marzo, George Clooney sceglie un soggetto molto forte ed importante, tratto dal libro storico “Monuments men. Eroi alleati, ladri nazisti e la più grande caccia al tesoro della storia” di Robert M. Edsel e Bret Witter, edito in Italia da Sperling & Kupfer. La storia dei tanti uomini di cultura mandati in Europa, qui ridotto ad un gruppetto di sette, è un soggetto sulla carta vincente e forse troppo spesso ignorato – oltre alle numerosissime vite umane annientate, la follia nazista ha minacciato pesantemente una delle espressioni più alte dell’uomo – sostenuto da un altrettanto solido cast, sul quale però Clooney si adagia fin troppo, sceneggiando col fido Grant Heslov, anche produttore.
Partito bene, Monuments men mantiene per tutta la sua durata il tono ironico e sornione tipico di un marpione qual è il suo regista, complici anche le musiche di Alexandre Desplat che omaggiano palesemente quelle di Malcolm Arnold ne Il ponte sul fiume Kwai. Il buon George però non è David Lean e, pur ispirandosi a Quella sporca dozzina di Aldrich e indirettamente alle bande, alle armate ed alle combriccole monicelliane, riempie di inutili siparietti, dilatandolo oltremodo, un film che in più punti arranca e in sostanza non sa dove andare. Salvo poi accelerare in maniera estrema negli ultimi venti minuti, sbilanciandolo così in compattezza. A completare il quadro non mancano infine nazisti e russi da operetta ed un beffardo tributo all’inizio della guerra fredda.
Monuments men si salva soprattutto grazie ai meravigliosi attori di cui Clooney ha saputo contornarsi, lasciando loro carta bianca e libertà d’azione: il sorriso smagliante di Jean Dujardin, la rassicurante corpulenza di John Goodman, l’irresistibile accento francese di Cate Blanchett e lo sguardo assente ma capace di rompersi in commozione di Bill Murray contribuiscono alla tenuta di un film imperfetto, ma godibile e senz’altro dovuto. 

Voto: 6 e ½

Paolo Dallimonti