Scheda film
Regia, Soggetto e Sceneggiatura: Stefano Calvagna
Fotografia: Dario Di Mella
Montaggio: Roberto Siciliano
Scenografie: Jaime D’Ercole
Costumi: Susanna Razzi
Musiche: Claudio Simonetti
Italia, 2013 – Thriller – Durata: 84′
Cast: Francesca Romana Verzaro, Tiziano Mariani, Laura Adriani, Jacopo Troiani, Lavinia Guglielman, Federico Palmieri, Gabriele Mira-Rossi
Uscita: 27 giugno 2013
Distribuzione: Poker Entertainment
Sale: 11
In sala si muore…
Tre coppie di ragazzi si recano una sera in una multisala a vedere un filmaccio horror. Non paghi delle emozioni e dei brividi regalati loro dalla spaventosa pellicola, decidono di restare tutta la notte nascosti nel cinema. Non hanno fatto però i conti con il guardiano della sala, un individuo dai modi spicci e violenti che nasconde più di uno scheletro nell’armadio. Ma l’uomo, per quanto temibile, non è forse l’unico da evitare quella notte…
Stefano Calvagna continua ad essere un (s)oggetto difficilmente classificabile all’interno del panorama cinematografico, non solo italiano, poiché riteniamo che nel mondo difficilmente esistano equivalenti, almeno viventi. Sì, perché la sua figura evoca personaggi quali William Castle o Jesus Franco, senza disturbare addirittura Fulci o Bava. Non è certo il genere horror, qui frequentato occasionalmente, a farci evocare tali “fantasmi”, ma l’abilità con cui il cineasta è riuscito ed ancora riesce a tenersi a galla nel mondo della celluloide, tra un genere e l’altro ed in mezzo ad una marea di disavventure. Dopo quella che potremmo definire una prima fase della sua produzione, dall’esordio Senza paura a L’ultimo ultras, una cesura viene posta dal presunto attentato in cui viene gambizzato. Da lì Calvagna, che verrà accusato in sostanza di aver architettato tutto e perciò condannato a tre anni di carcere, si ferma, ma subito riparte: nel 2012 esce Cronaca di una assurdo normale, film autobiografico e “terapeutico” sulle sue vicissitudini, girato agli arresti domiciliari, benché non troppo obiettivo.
Ed è sotto i migliori auspici di rinnovamento, non solo artistico, ma anche umano, che accogliamo questo suo MultipleX, che ne segna l’effettiva rinascita, senza dimenticare gli altri progetti annunciati prossimamente in uscita: il “vecchio” Rabbia in pugno, girato anche questo durante il periodo dello sconto della pena, e Tonino… anche gli ultimi ridono, per non parlare del film d’animazione danese Il grande orso, distribuito in sala dalla sua Poker Entertainment.
A Calvagna non interessa affatto il discorso metacinematografico, affrontato da predecessori come Demoni di Lamberto Bava, L’angoscia di Bigas Luna, il referenziale Rorret di Fulvio Wetzl e l'(auto)ironico Scream 2 di Wes Craven – tutte opere di genere ambientate in una sala – relegandolo alla citazione di Fatale Frames di Al Festa – il “filmaccio” visto dai ragazzi – il quale gli ha praticamente donato i diritti. Al regista romano, dopo tante storie a sfondo sociale, preme il puro e semplice divertimento, che ottiene rispettando pedissequamente le regole dell’horror, fuori e dentro lo schermo: una trama avvincente anche se non molto originale; musiche di uno specialista come Claudio Simonetti che oscillano tra vecchie e nuove sonorità; un manipolo di attori non memorabili ma abbastanza funzionali a personaggi stereotipati; un colpo di scena costruito con abilità; un finale doverosamente aperto, che lascia lo spiraglio per un eventuale sequel.
Costretto dagli arresti domiciliari a girare in ambienti ristretti per almeno un paio di pellicole, Calvagna impara la lezione e la sfrutta pienamente, destreggiandosi scaltramente tra le necessarie limitazioni, rinunciando al gore e dimostrando ancora una volta si sapersi muovere discretamente dietro alla macchina da presa all’interno di una location enorme ma allo stesso tempo angusta come la multisala UCI Cinemas “Parco Leonardo” alle porte di Roma.
E pure se la recitazione dello psicopatico guardiano Federico Palmieri, spesso rozza e stridente, ricorda in alcuni momenti più Nanni Moretti che un folle sadico, se si accettano le regole del genere horror senza troppo a pretendere, si riesce a seguire MultipleX fino in fondo, tenendo a freno il ridicolo (involontario) di alcune scene e riuscendo alla fine a trarne perfino un sottile, inconfessabile piacere.
RARO perché… è la “rinascita” di un regista molto discusso, ma indiscutibile.
Voto: 6
Paolo Dallimonti