Una bambina rapita, un orribile delitto, una telefonata misteriosa, una setta che persegue il male supremo. Nel primo film di Jaume Balagueró (che arriva nelle sale con tre anni di ritardo dopo numerosi riconoscimenti in festival internazionali) ci sono tutti gli elementi per incuriosire lo spettatore e inchiodarlo alla poltrona. Eppure il risultato convince a metà. Sono troppe le situazioni e i personaggi che non trovano adeguata motivazione, soprattutto alla luce dello scioglimento finale. In effetti il soggetto poteva regalare un retrogusto ben più inquietante. La regia ha il pregio di catturare l’attenzione e di mantenere alta la tensione. Primissimi piani si alternano a dettagli e rapidi flash interrompono spesso l’azione, facendo sobbalzare in più di un’occasione lo spettatore. Questi velocissimi intermezzi, utilizzati con efficacia, contribuiscono alla creazione di un’atmosfera malsana, ma rivelano presto la loro gratuità non aggiungendo alcunché alla narrazione.
Discorso analogo per gli effetti sonori, scelti con cura e al momento giusto, ma un po’ abusati nel forzare la partecipazione del pubblico. La sceneggiatura si perde in qualche prolissità, suggerisce strade che poi non sviluppa e si frammenta in personaggi più che altro riempitivi (il giornalista Chiroga, l’editore esoterico, l’adepto sfigurato) e in dialoghi poco credibili. Purtroppo si finisce con il percepire l’inquietudine di un male sotterraneo, con radici lontane, mantenendo sempre un distacco emotivo. L’unico vero disagio deriva dai volti di alcuni attori, davvero in parte nel comunicare la tragica banalità del male. Perfetto Carlos Lasarte nel dare vita al terrificante manipolatore Santini. Il confronto tra lui e la protagonista (pur ricordando l’incontro tra Clarice Starling e Hannibal Lecter ne “Il silenzio degli innocenti”) resta uno dei momenti migliori del film. Forse l’unico, insieme al finale (aperto e confuso, ma d’effetto), ad uscire dai binari di una grevità tendente alla “maniera”. Paragonato a “Tesis”, fulminante esordio del conterraneo Amenabar, non ne possiede la forza disturbante.
Luca Baroncini