Scheda film
Regia: Ferzan Özpetek
Soggetto e Sceneggiatura: Gianni Romoli, Valia Santella e Ferzan Özpetek
Fotografia: Gian Filippo Corticelli
Montaggio: Leonardo Alberto Moschetta
Scenografie: Deniz Gokturk Kobanbay e Ivana Gargiulo
Costumi: Alessandro Lai
Musiche: Pasquale Catalano
Suono: Fabio Conca
Italia, 2017 – Drammatico – Durata: 113′
Cast: Giovanna Mezzogiorno, Alessandro Borghi, Peppe Barra, Anna Bonaiuto, Maria Pia Calzone, Lina Sastri, Isabella Ferrari
Uscita: 28 dicembre 2017
Distribuzione: Warner Bros Entertainment

Vedi Napoli e poi muori

L’inarrestabile Ferzan Özpetek firma il secondo film in un anno dopo Rosso Istanbul, dedicando anche questo ad una città che ha nel cuore, dopo quella natale. Una pellicola che nasce per suggestioni, emozioni e sensazioni che il regista de Le fate ignoranti cerca di inquadrare nella solida struttura del giallo.

Adriana (Giovanna Mezzogiorno) è una anatomopatologa che ha una notte d’amore e passione con il giovane Andrea Galderisi (l’onnipresente Alessandro Borghi), personaggio molto affascinante e misterioso. Purtroppo per lei il ragazzo sparirà nel nulla e per Adriana inizierà una serie di complicati eventi in cui la sua mente arriverà a vacillare, confrontandosi anche con un passato non proprio felice ed immersa in una città dalle mille sfaccettature e dagli equilibri complessi…

Napoli velata se da una parte ricorda Cuore Sacro per il difficile rapporto con una perdita non elaborata ed anche per il modo simile in cui l’affronta, tra fantasmi interiori ed esteriori, per la sua struttura “thriller” richiama alla memoria un film meno raffinato ma comunque epocale come Giallo Napoletano di Sergio Corbucci, anche per l’enorme cast che entrambi riuniscono.

Il problema per il film e per Özpetek è che il “contenitore giallo” è in realtà vuoto: i richiami ad una città pagana e religiosa allo stesso tempo, con le mille manifestazioni di cui ogni giorno è testimone e protagonista, tra il “parto dei femminielli” e il cristo velato di Don Raimondo di Sangro, ad esempio, non sono sufficienti a tenere insieme una trama debole, volutamente velata, in cui si tende a non voler chiarire i dettagli, lasciandoli appena accennati e sospesi, incaricando lo spettatore di svelarli da solo nella sua mente. Il risultato è che ci si perda e ci si annoi, nell’ennesima rappresentazione di una città eterna quanto la capitale d’Italia, se non di più, e che il tutto ingeneri più confusione che fascino.

L’ispirazione sarebbe nata dalla conoscenza di una giovane ed interessante medico legale, sulla quale il regista turco ha iniziato a scrivere la storia per almeno dieci anni, mentre quando trascorse un periodo a Napoli per la regia teatrale de “La Traviata” al San Carlo, l’ambientazione partenopea fece capolino, proprio per il “forte senso di morte” che aleggia sulla città, all’ombra di un Vesuvio che potrebbe sempre svegliarsi, e per le affinità con la sua Istanbul, anch’essa affacciata sul mare.

Ma la sceneggiatura, scritta insieme a Valia Santella ed al fido Gianni Romoli, non riesce a trasmettere le sensazioni provate, né ci riesce la messa in scena, smarrendosi in soluzioni già viste e spesso prive di senso.

Ogni film di Ferzan Özpetek ogni volta è una sfida a più livelli ed in più sensi, ma stavolta si rivela solo un’occasione sprecata.

Voto: 5

Paolo Dallimonti