Scheda film
Regia: Sergio Castellitto
Sceneggiatura: Margaret Mazzantini
Fotografia: Gianfilippo Corticelli
Montaggio: Chiara Vullo
Scenografie: Luca Merlini
Costumi: Patrizia Chierconi
Musiche: Arturo Annecchino
Italia, 2015 – Drammatico – Durata: 100′
Cast: Riccardo Scamarcio, Jasmine Trinca, Anna Galiena, Marina Rocco, Massimo Bonetti, Massimo Ciavarro, Renato Marchetti
Uscita: 5 marzo 2015
Distribuzione: Universal Pictures

Frammenti di vita amorosa

Non c’è due senza tre per Sergio Castellitto, con il tre che sta a indicare il numero di film, sui cinque diretti, che l’attore romano ha tratto dai romanzi della scrittrice e moglie Margaret Mazzantini. E quando ciò non si è verificato, ossia ai tempi dell’esordio dietro la macchina da presa nel 1999 con Libero Burro o nel 2010 con La bellezza del somaro, comunque il contributo in fase di scrittura della consorte non è venuto meno. Dopo Non ti muovere e Venuto al mondo, Castellitto decide di misurarsi ancora una volta con le pagine mazzantiniane, portando sul grande schermo l’adattamento di Nessuno si salva da solo, nelle sale a partire dal 5 marzo con Universal Pictures. Ma al di là delle statistiche che lasciano sempre il tempo che trovano, il regista sembra proprio non volersi privare di una base letteraria pre-esistente alla quale appoggiarsi. Non è un caso, infatti, che quattro dei cinque film da regista hanno origini letterarie, a cominciare dall’opera prima ispirata a un libro di Bruno Gambarotta dal titolo “Torino, Lungodora Napoli”. Di conseguenza, il destino non sempre felice delle pellicole che ne sono nate è dipeso dalle difficoltà dei suddetti romanzi a cambiare pelle, fruitore, forma e ad adeguarsi a un altro linguaggio.

Come nelle precedenti trasposizioni, anche con Nessuno si salva da solo ci troviamo costretti a distinguere tra la materia narrativa e il modo con cui è stata raccontata, cioè la messa in quadro. Questi due elementi, nei film firmati da Castellitto il più delle volte purtroppo non viaggiano di pari passo, soprattutto in quelli nati originariamente dalla penna della moglie. La letteratura della Mazzantini è, infatti, dal punto di vista della scrittura particolarmente ricca, dettagliata e straordinariamente visiva, ma nel momento in cui viene trasportata al cinema perde gran parte delle sue qualità. Questo perché i suoi romanzi necessitano di uno spazio narrativo e drammaturgico superiore rispetto a quello che uno script cinematografico può concedergli. Sono le storie che li animano, il complesso disegno dei personaggi e le tante sfumature che li caratterizzano, ma soprattutto i tantissimi simboli, rimandi, significati e significanti con i quali la scrittrice costruisce le sue opere, a chiedere di più di quello che gli può mettere a disposizione la Settima Arte. Un simile bagaglio in altre situazioni avrebbe agevolato il lavoro di un regista, invece di complicarlo. Il tal senso, l’adattamento di Venuto al mondo è l’esempio lampante di una compressione che ha portato a una implosione drammaturgica e al conseguente effetto domino che si è riversato negativamente sul progetto. In Nessuno si salva da solo la portata drammaturgica e gli elementi in gioco sono senza alcun dubbio minori e di minore peso specifico, ciononostante la trasposizione presenta dei limiti evidenti, che nemmeno la regia riesce a tamponare e colmare. Il risultato è un gap tra le due componenti, nel mezzo delle quali troviamo la discontinua performance dei protagonisti (da una parte la Trinca si trova a fare i conti con la fotocopia di un personaggio già interpretato in passato, dall’altra uno Scamarcio che fa a cazzotti con il dialetto romano), che finiscono con il funzionare solo a fasi alterne, vale a dire quando la scrittura e i dialoghi rendono e si esprimono al meglio (alcuni flashback e altrettanti passaggi dialogici durante la cena).

Leggermente diversa, invece, la situazione di Non ti muovere, dove la distanza tra le parti appare inferiore. Ed è con il film del 2004 che si notano le affinità elettive più evidenti, in primis la presenza di un baricentro narrativo che ruota intorno a una storia d’amore travagliata, che in questo caso porta a una dolorosa separazione. La separazione è la fine di un matrimonio, quello di un uomo e una donna, caratterialmente distanti, ma uniti da una bisogno reciproco di amare ed essere amati, che porta a una passione travolgente e alla nascita di due figli. La Mazzantini prima e Castellitto poi ne raccontano le dinamiche attraverso un viaggio a ritroso che ricorda quello dei protagonisti di 5×2 di François Ozon. La differenza con la pellicola del collega transalpino sta nello scorrimento a ritroso di un unico piano temporale suddiviso in cinque macro capitoli che dal divorzio ci portano al primo incontro, mentre in Nessuno si salva da solo il racconto si dipana su due piani che procedono parallelamente da direzioni contrarie sino a convergere. Il punto di intersezione è una cena che i due ex coniugi, Delia e Gaetano, organizzano in un locale della Capitale per pianificare le vacanze estive della prole, che diventa però l’occasione per ripercorrere la loro storia d’amore, “vomitarsi” a turno rancori, dispiaceri, delusioni e colpe, concedendosi di tanto in tanto anche qualche flebile bel ricordo, un po’ come successo recentemente anche ne I nostri ragazzi o Il nome del figlio, dove momenti conviviali a tavola si tramutano in sedute di terapia di gruppo per amici e familiari. Il tutto sotto gli occhi di due anziani ancora innamorati seduti non molto lontani, che potrebbero rappresentare quello che Delia e Gaetano sarebbero potuti essere e non sono stati.

Quella che va in scena nel film di Castellitto assomiglia anch’essa a una seduta di terapia, ma di coppia, dove il presente della cena e un passato sotto forma di flashback si fondono per dare allo spettatore le spiegazioni sul perché e su come la storia d’amore è nata, si è consolidata ed è infine naufragata. Il ricordo va a un film come Il matrimonio di Claude Lelouch, ritratto al vetriolo di una coppia comune attraverso le fasi della tenerezza, dell’indifferenza e della solitudine, che rappresenta l’unione come un conflitto continuo tra due egoismi. Ma è con Before Midnight, terzo atto della saga sentimentale che Linklater ha dedicato alla coppia franco-statunitense formata da Jesse e Cèline, che vede i due coniugi alle prese con un faccia a faccia senza esclusione di colpi bassi in una camera d’albergo in quel della Grecia, che si possono andare a scovare maggiori punti di contatto, nonostante le distanze abissali che li separano per quanto concerne gli esiti, che senza ombra di dubbio fanno pendere l’ago della bilancia dalla parte del cineasta americano. Lo script di Nessuno si salva da solo prende la forma di un “puzzle” che ricompone le tappe e le fasi salienti della storia d’amore di Delia e Gaetano, ma il risultato appare fin troppo denso di fatti e di sentimenti che si accumulano l’uno addosso all’altro. Come talvolta capita agli attori che si cimentano con la regia, la foga delle idee e delle intenzioni provoca ingorghi. Ma qui, nelle vesti di regista, Castellitto non è più alle prime armi, per cui aggrapparsi ancora una volta a un stile che appare oramai maturo e a possibili alibi ci sembra non sufficiente a giustificare un nuovo sforzo produttivo come questo.

Voto: 5

Francesco Del Grosso