Scheda film
Regia: Francesco Bruni
Sceneggiatura: Francesco Bruni
Fotografia: Arnaldo Catinari
Montaggio: Marco Spolentini
Scenografia: Roberto De Angelis
Costumi: Maria Cristina La Parola
Musiche: Lele Marchitelli
Italia, 2014 – Commedia – Durata: 93′
Cast: Fabrizio Gifuni, Francesco Bracci, Gianluca Gobbi, Giulia Li Zhu Ye, Ksenia Rappoport, Lucrezia Guidone, Milena Vukotic, Raffaella Lebboroni
Uscita: 20 marzo 2014
Distribuzione: 01 Distribution
Sapore di vita
Una panoramica a 360° sui tetti di Roma, è l’alba di un nuovo giorno, un giorno come tanti per una famiglia comune, a parte l’ “evento” dell’esame di terza media per Giacomo (Francesco Bracci Testasecca) vissuto con ansia più dalla madre (Ksenia Rappoport) che dal figlio.
Francesco Bruni ci fa assistere ai diversi momenti in cui i quattro protagonisti della nostra famiglia si stanno svegliando e, con una sottigliezza che ci potrebbe apparire quasi scontata, ci fa percepire sin da subito che i componenti del nucleo familiare non vivono più insieme. Attraverso la normalità dei gesti Noi 4 inizia a coinvolgere lo spettatore nelle vite dei quattro protagonisti, già le piccole azioni di tutti i giorni (come il guardarsi allo specchio di Lara) e i luoghi (vedi Emma, interpretata da Lucrezia Guidone, che si sveglia all’interno del Teatro Valle Occupato) ci aiutano a inquadrare i membri di quella che, a suo modo, è ancora una famiglia nonostante i genitori siano separati e i figli stiano crescendo.
Dopo il debutto alla regia con Scialla!, Bruni torna dietro la macchina da presa per offrirci uno sguardo molto vero sui tempi che stiamo vivendo e sui nostri legami. Noi 4 è un affresco naturalista sulla famiglia perché non cade nella trappola con cui spesso il cinema italiano rappresenta la famiglia (o in modo edulcorato o, all’opposto, troppo drammatico, come se capitasse tutto a quelle persone) e il titolo è assolutamente appropriato perché tutti e quattro sono protagonisti nella prospettiva di offrire uno spaccato di vita sincero su uomini, donne e ragazzi di oggi. Il regista livornese crea un fil rouge col precedente lungometraggio, dove indagava, in particolare, il rapporto padre-figlio, buttandosi, questa volta, nella messa in scena dei rapporti tra genitori-figli, coniugi separati, fratello-sorella.
Tutto accade in una giornata di giugno in una Roma che non è quella de La grande bellezza di Sorrentino – sì, perché, per quanto vada riconosciuta un’alta qualità formale (soprattutto nell’impatto visivo) nel film fresco vincitore di Oscar, la Roma e la vita in cui più possiamo riconoscerci sono quelle messe in quadro in Noi 4. Forte della sua esperienza di scrittura cinematografica, Bruni riesce a restituirci gli elementi di una famiglia creando delle linee caratterizzanti per ogni rapporto ed è proprio nella relazione con l’altro che riusciamo a conoscere meglio l’individuo.
«Ma perché non riusciamo ad essere felici noi?/ Noi chi?/ Noi quattro!/ Ma non è vero, è che ci siamo divisi per portare la bellezza ai quattro angoli del mondo»: ecco il botta e risposta tra Emma, una figlia idealista innamorata dell’arte e affascinata dal padre, e Ettore (Fabrizio Gifuni), un genitore che si scontra con la realtà (soprattutto quando gliela si mette di fronte), a cui reagisce con leggerezza. È uno dei dialoghi più significativi del film che ben rende l’idea di quante domande irrisolte possono esserci dietro a una separazione apparentemente incomprensibile tanto più quando un figlio sente dire – e percepisce a pelle – che l’affetto c’è («ci vogliamo bene, ma non possiamo più stare insieme»).
In un equilibrio non facile da raggiungere (fondamentale anche il lavoro al montaggio), seguiamo il percorso del singolo che si intreccia con un altro membro finché tutti si ritrovano al colloquio d’esame per la licenza di terza media di Giac. In mezzo c’è la realtà che chiama, specialmente quella romana – spiccano i riferimenti al Valle Occupato e l’interruzione dei lavori per la Metro C in piazza Venezia perché la Sovrintendenza ha trovato dei reperti archeologici. Uno dei punti cruciali sta proprio qui: non sono incursioni nell’humus romano, ma noi spettatori li viviamo come quotidianità, oltre che come scelte ben precise se si pensa al Valle (Emma: «è un teatro pubblico quindi è sempre stato nostro, solo che ora l’abbiamo aperto alla città»).
Lo sceneggiatore de La prima cosa bella, grazie alla chiave della commedia, scandaglia nell’animo umano, compreso quello femminile, tratteggiando una donna, Lara, che pensa di essere «una che gli uomini vedrebbero solo se naufragasse su un’isola deserta», una donna che ha perso fiducia nel suo corpo e che permette all’ansia di divorarla perché, forse, ha dimenticato cosa voglia dire godersi le cose, presa dal dover portare i soldi a casa e dalle responsabilità.
La forza di Noi 4 è nella credibilità delle situazioni e, in primis, dei personaggi, a cui hanno contribuito le ottime interpretazioni attoriali (Gifuni, Rappoport e Guidone sono di formazione teatrale, Testasecca è un talento naturale appena scoperto). La pellicola di Bruni offre anche la possibilità di misurarsi con il registro della commedia a un attore come Fabrizio Gifuni, che era stato incastonato in ruoli drammatici o di un certo impegno sociale (vedi il modo con cui ha indossato magistralmente i panni di Basaglia in C’era una volta la città dei matti di Marco Turco) come se non potesse interpretare altro all’infuori di personaggi come Moro, De Gasperi, ecc… eppure aveva esordito sul grande schermo nei panni di “un’adorabile idiota padovano” (così lo definisce lo stesso attore) ne La bruttina stagionata di Anna Di Francisca (1996). Purtroppo il cinema italiano continua ancora a creare dei confini tra teatro, cinema e tv e a identificare un interprete con dei personaggi precisi dimenticandosi che una delle qualità della recitazione sta proprio nella versatilità, certo bisogna saper muovere le corde giuste.
Uno degli impegni per cui Orazio Costa Giovangigli, maestro di teatro (e ci sembra di intuire, anche di vita), si è speso è stato proprio l’infondere nei propri allievi – e Gifuni è uno di questi – la consapevolezza dell’importanza che «chi interpreta non sia soltanto un individuo geniale, simpatico, ricco di fantasia, ma anche un artigiano capace di esercitare il suo corpo e la sua voce, consapevole che egli è lo strumento di se stesso»*.
Adottando questo punto di vista, forse, non rimarremo più sorpresi di fronte a un attore che veste uno dei tanti volti-corpi che ha potenzialmente dentro di sé.
Sarebbe riduttivo riferirvi tutte le caratteristiche di Lara, Ettore, Emma e Giacomo perché, proprio coma accade nella vita, presentano diverse sfaccettature con cui coinvolgeranno il pubblico in queste 24h della loro vita. Con Noi 4 si sale, infatti, su un’altalena di emozioni, dal sorriso alla commozione (provocata ora dalla malinconia ora dalla brezza di un momento di gioia), dalla rabbia (perché spesso viene istintivo addossare la colpa a qualcuno per una separazione, magari a chi sembra più forte) alla comprensione.
Bruni non ci dice cosa accadrà dopo l’alba del nuovo giorno, ci trasmette delle suggestioni e anche un invito all’ascolto e al dialogo tra generazioni e tra chi si è amato e ora si vuole bene.
Si esce dalla sala con l’idea che quei personaggi faranno la loro vita come se fossero persone incontrate sul nostro tragitto reale.
Voto 7 e ½
Maria Lucia Tangorra
*Maricla Boggio, Orazio Costa prova Amleto, Bulzoni Editore, Roma 2008, pp. 109-110