Scheda film
Regia e Sceneggiatura: Stephen Chbosky
Soggetto: tratto dal romanzo “The Perks of Being a Wallflower” di Stephen Chbosky
Fotografia: Andrew Dunn
Montaggio: Mary Jo Markey
Scenografie: Inbal Weinberg
Costumi: David C. Robinson
Musiche: Michale Brook
USA 2012 – Genere: drammatico – Durata: 103’
Cast: Logan Lerman, Emma Watson, Ezra Miller, Mae Whitman, Kate Walsh, Dylan Mc Dermott, Paul Rudd
Uscita: 14 febbraio 2013
Distribuzione: M2 Pictures
Il coraggio di vivere
Per i primi venti minuti di film, lo spettatore potrebbe credere di stare guardando l’ennesima storia di formazione giovanile, ambientata nei corridori e nelle classi di un qualunque liceo americano. Non è proprio così. Tratto dal best seller di Stephen Chbosky, che ne cura anche lo script e la regia, Noi siamo infinito parte senza dubbio da questo tipo di schema narrativo, ma successivamente si ramifica in molte più sfaccettature e dà l’impressione generale di aver assistito ad una storia originale, profonda e commovente.
Siamo agli inizi degli anni ’90 e Charlie (Logan Lerman), un ragazzo molto dolce e sveglio, ma allo stesso tempo introverso e un po’ goffo, inizia il suo primo anno di liceo rimanendo in disparte, sperando di trascorrere i cinque anni che ha davanti incolume e senza troppi scossoni. Questo proposito è mantenuto fino a quando il nostro protagonista viene coinvolto (anche per sua stessa iniziativa) nell’amicizia con due esuberanti e coinvolgenti ragazzi: la stupenda ed intelligente Sam (Emma Watson) ed il suo vivace ed ironico fratellastro Patrick ( Ezra Miller), che lo introdurranno a loro volta a nuovi amici, ai primi amori e anche alle prime scazzottate. Parallelamente il suo professore di inglese (Paul Rudd), gli farà scoprire nuove letture che lo convinceranno sempre di più a voler diventare uno scrittore. Purtroppo però le ombre del passato di Charlie, il suicidio del suo migliore amico e la morte della zia a cui era molto affezionato, mineranno questa ritrovata serenità, facendo pian piano riaffiorare una tragica verità, che tenterà di erodere tutto ciò che il ragazzo aveva cercato di costruire.
Ciò che affascina di più è senza dubbio la psicologia dei vari protagonisti, che vivono tra apparenza e realtà, in un contrasto sempre più forte, che andando avanti nel film li farà cedere uno per uno, fino ad arrivare a non poter più nascondere il loro vero io e i loro segreti più dolorosi. Il personaggio di Charlie sopra tutti, nella lotta contro i demoni del suo passato, tenterà di conservare la sua innata gentilezza d’animo, il suo peculiare e per niente banale punto di vista sulla vita e il rapporto con i suoi amici, che rappresentano ormai la sua unica salvezza da una vita piena di dolori e brutti ricordi. Ma anche i due co-protagonisti avranno a che fare con i loro momenti di crisi e con il tentativo di esorcizzarli: Patrick, a prima vista esuberante e spavaldo, che vive la sua omosessualità con coraggio e spensieratezza, dovrà affrontare le ipocrisie della società e il bigottismo nei confronti di ciò che è diverso dalla norma, rischiando più di una volta di non riuscire a conservare quel suo lato forte e solare che era riuscito a mantenere fino a quel momento e Sam, che durante la sua seppur giovane esistenza è sempre stata usata da ogni ragazzo o uomo che abbia frequentato e che ora cerca di ristabilire a fatica un suo equilibrio interno.
Sebbene Chbosky, all’inizio e alla fine del film, cerchi di condensare molti eventi in troppo poco tempo, arrivando in parte a spezzare il ritmo della trama (errore forse dovuto alla sua poca esperienza dietro alla macchina da presa, essendo lo scrittore solo al suo secondo lavoro cinematografico come regista), durante tutto il lungometraggio l’equilibrio psicologico risulta molto coerente, giustificando in maniera credibile l’anomala profondità dei giovani protagonisti con i gravi traumi subiti dagli stessi durante il loro passato ed il loro presente, regalandoci un’idea ben precisa e schietta di quanto complicata e ambigua possa essere la vita, anche e forse soprattutto, per un ragazzo di quindici anni.
Voto: ***½
Mario Blaconà
#IMG#Cronache dalla tappezzeria
“Ragazzo da parete” (The perks of being a wallflower) è stato un vero e proprio caso letterario: tenero e dolce-amaro romanzo di formazione, il bestseller di Stephen Chbosky racconta l’adolescenza con i suoi alti e bassi, con i suoi slanci di entusiasmo ed euforia e le sue cocenti delusioni. Puntuale nel non discostare lo sguardo di fronte a sesso, omosessualità, alcol, droghe, abusi e suicidio, il libro proprio per questo è stato oggetto di un lungo e acceso dibattito sull’opportunità o meno della sua ampia diffusione, tanto da far parlare di “divieto di lettura” e “censura”: oggi lo spettro dei detrattori dovrà fare i conti con la sua trasposizione cinematografica ad opera dello stesso Chbosky, qui nel ruolo di sceneggiatore e regista.
1991: Charlie è un timido adolescente alle prese con il sempre complicato esordio nelle superiori. Traumatizzato da alcuni gravi lutti che lo hanno segnato, fatica a integrarsi e a farsi degli amici, ma tutto cambia quando incontra Patrick e la sorellastra Sam, due studenti dell’ultimo anno: è l’inizio di una vera e propria rivoluzione emotiva che porterà Charlie a confrontarsi con l’amore, l’amicizia e i fantasmi del suo passato.
L’amore in tutte le sue declinazioni è al centro di Noi siamo infinito (questo è il titolo scelto per la distribuzione italiana), vera e propria celebrazione del sentimento come panacea dei mali della vita e dello humor e dell’auto-ironia come arma contro l’emarginazione: “Noi accettiamo l’amore che crediamo di meritare” è la battuta simbolo dell’intero progetto, nodo cruciale attorno al quale si sviluppa tutta la struttura riflessiva del film, che non cede al richiamo delle sirene della nostalgia tout-court né sembra puntare al sensazionalismo della provocazione, dirigendosi piuttosto sulla strada del percorso emotivo di maturazione, che passa attraverso la conoscenza di sé e del proprio rapporto con gli altri. Stephen Chbosky dà vita a una fotografia romanticamente iconica dell’adolescenza, che sfrutta peraltro la fascinazione per il “new-vintage anni ’90”, fra compilation domestiche su musicassetta e telefoni fissi: delicato, fresco e spontaneo, Noi siamo infinito è gestito con maestria e non si trasforma mai in uno stucchevole teen-drama, ma si rapporta a quella fase così complicata e faticosa della vita di ognuno con piglio brioso e gentile.
La sceneggiatura – ben scritta e coinvolgente – non è immune da incertezze e semplicismi, ma pur con tutte le sue imperfezioni il film non tradisce il tono toccante e gradevolmente spontaneo con cui porta sullo schermo la solitudine, l’emarginazione, la speranza e il riscatto, accompagnato da una colonna sonora ricchissima – ma anche sapientemente ammiccante – che accosta The Smiths ai Dexy’s Midnight Runners passando per un omaggio al “The Rocky Horror Picture Show”, e che trova in “Heroes” di David Bowie il suo inno alla libertà, all’amore e all’indipendenza.
Davvero azzeccata la scelta degli interpreti protagonisti, con un trio eterogeneo e decisamente ben calibrato che affianca a Logan Lerman (la cui popolarità è legata soprattutto alla saga di Percy Jackson) il camaleontico Ezra Miller, volto in ascesa del cinema indipendente (dall’esordio in Afterschool alla consacrazione con …E ora parliamo di Kevin), ed Emma Watson, che conferma con questo ruolo di essersi definitivamente smarcata dal ruolo di Hermione Granger che l’ha resa una diva internazionale: affiatati e credibili, capaci di restituire ai loro personaggi le naturali sfumature e contraddizioni, i tre rappresentano una vera risorsa per il film, che non mira a una rappresentazione pedante o ultra-nostalgica e che predilige una lettura più delicata e trasversale, senza giustificazioni né condanne, immaginata con l’obiettivo di costituire il terreno di partenza per un confronto inter-generazionale (oltre che intra-generazionale).
Semplice, fluido e affettuoso, Noi siamo infinito è un affresco delicato che celebra il coraggio e le fragilità di una manciata di personaggi che fanno della dolcezza non smielata la loro cifra distintiva e Chbosky, adattando e trasformando la struttura epistolare del romanzo, si dimostra capace di parlare d’amore con tatto e brio, con quella struggente durezza così tipica dell’adolescenza.
Voto: * * *¼
Priscilla Caporro
Alcuni materiali del film: