Dai nostri inviati Vito Casale e Paolo Dallimonti …
Fulci talks – Conversazione uncut con Lucio Fulci (Antonietta De Lillo). Ritirando fuori una vecchia intervista al celebre regista romano, realizzata circa trent’anni fa, poco prima della sua morte, da una idea di Marcello Garofalo, l’autrice partenopea mostra gran parte del materiale di allora, nudo e crudo, con tutte le imperfezioni della tecnologia del tempo, senza apparenti tagli. Ne emerge il ritratto di un uomo coltissimo, molto più di quanto certi suoi film farebbero pensare: un artigiano che negli anni via via è assurto al grado di “autore”, ricevendo l’appellativo di “terrorista dei generi”, perché lui, i generi, li ha affrontati proprio tutti! Fulci avrà avuto pure qualche bolletta che non riusciva mai a pagare, a giustificare la sua iperattività, ma, nei suoi racconti ricontesualizzanti tutto assume un valore diverso e una dimensione alt(r)a. Lì, davanti alla macchina da presa della De Lillo, il grande Lucio si fa demiurgo di se stesso, plasma nuovamente tutto e insegna, in una lezione di cinema senza eguali. Imperdibile. Evento speciale. Voto: 9 (PD)
Favolacce (Fratelli D’Innocenzo). In una imprecisata periferia di fitti villini a schiera si consuma il dramma di alcuni ragazzini che cercheranno di sfuggire alla loro triste quotidianità optando per la tragedia… Adulti spesso inquadrati fuori fuoco o in campi lunghissimi per sottolineare la loro totale inadeguatezza ed estraneità, cattivi maestri che forse alla lunga sono migliori dei genitori che i ragazzini li usano e basta, bambini che vogliono fare grottescamente sesso insieme per emulare quegli adulti che spiano nei loro telefonini, giovani donne che allungano a giovanissimi proposte sessuali tradendo la loro infanzia e sfregiando maternità cui sono assolutamente impreparate, atti di violenza poco più che gratuiti nei confronti di minori in sostituzione di qualsiasi forma di dialogo. Lungo questo circo degli orrori si intesse la complessa trama di Favolacce, un racconto nerissimo e cupissimo, privo di ogni speranza. Premio Caligari 2020. Voto: 8 (PD)
Il buco in testa (Antonio Capuano). Maria Serra ha un buco in testa, una zona incolmabile della sua vita e della memoria: Nel 1977 il padre vicebrigadiere durante una manifestazione fu ucciso da un colpo di pistola sparato da un attivista di Autonomia Operaia. Maria ora vive a Torre Del Greco, ma decide di andare ad incontrare quell’uomo. E lo fa decisa ad ottenere vendetta… Capuano si conferma uno deri registi più liberi del nostro panorama nazionale, raccontando questa storia ispirata a fatti realmente accaduti. E lo fa senza regole, con la protagonista che parla in macchina e lasciado che padri e figli si confrontino sulla linea del passato e del presente, per scoprire che vendicarsi non sia sempre la soluzione migliore. Metastorico. Premio Caligari 2020. Voto: 7 e ½ (PD)
L’immortale (Marco D’Amore). Ciro Di Marzio viene colpito a morte da Genny Savastano e precipita in acqua. Il suo corpo ancora in vita viene recuperato e Ciro viene inviato in Lettonia per una missione molto particolare. Lì, un incontro inaspettato darà riemergere antichi ricordi… Esordio dell’attore Marco D’Amore nella regia per quello che è quasi uno spin-off che fa da ponte tra la quarta e la quinta stagione della serie TV Gomorra. Chi non conosce la serie perderà qualche dettaglio, ma troverà uno spettacolo ben scritto e ben orchestrato, una grossa produzione che ha dalla sua l’intelligente idea di mostrarci l’infanzia criminale di Ciro. Un film commerciale, ma non per questo trascurabile. Gomorroico. Premio Caligari 2020. Voto: 7 e ½ (PD)
Non si sevizia un paperino (Lucio Fulci). In un paesino della Basilicata, Accentura, si compiono gli omicidi di alcuni bambini del paese. Tra i sospettati, una maciara (una sorta di strega locale), un minorato mentale ed una donna di facili costumi. Mentre le forze dell’ordine brancolnoa nel buio, a fare luce sugli eventi sarà un giornalista di cronaca nera… Il capolavoro di Lucio Fulci, che fa propendere più per l’autore che per l’artigiano, con un tris di donne bellissime (Florinda Bolkan, Barbara Bouchet e Irene Papas) in altrettanti ruoli fondamentali per la trama, più un inedito Tomas Milian, nei panni del giornalista, e il fido Marc Porel. Un film controcorrente e provocatorio, uno dei primi gialli/thriller ambientati al Sud, dove le modernità delle autostrade stride con l’arretratezza dei costumi e la credulità nelle superstizioni, come sottolineerà in una memorabile battuta il magistrato incaricato delle indagini. In un mondo misterioso e magico, dove la religione si fonde con le credenze popolari, la rivelazione dell’assassino lascerà tutti a bocca aperta. Capolavoro. Omaggio a Lucio Fulci. Voto: 7 e ½ (PD)
Karnawal (Juan Pablo Félix). Durante il carnevale, nel deserto del Norte,al confine tra Bolivia e Argentina, un giovane ed efebico ballerino di Matambo, all’indomani di una gara importantissima per la sua vita, si vede piombare addosso il padre, carcerato in procinto di scontare la sua pena. Il ragazzo, che viaggia sul filo della criminalità, sbarcando il lunario con piccole commissioni per malviventi di maggiore calibro, verrà protetto dal genitore in una escalation malavitosa…. Forse non un thriller o non solo quello, il film si lascia vedere con interesse anche grazie alla maestosa interpretazione di Alfredo Castro, qui quasi irriconoscibile per la lunga capigliatura canuta, che passa dalla tenerezza alla butalità, incarnando quasi un “Toni Manero” ammorbidito dall’età. Tra sentimenti e violenza, Si perde il pelo, ma non il vizio. Paralegale. Concorso. Voto: 7 (PD)
Sette note in nero (Lucio Fulci). La moglie di un uomo facoltoso ha una visione, come le accadeva già da bambina, che farà scoprire un omicidio commesso nella casa di campagna della sua nuova famiglia. Intenzionata a fare luce sull’accaduto, presto scoprirà che il crimine è ancora lungi dall’accadere… Film del 1977, tipicamente d’exploitation sull’onda del successo dell’argentiano Profondo rosso, è considerato uno dei migliori gialli di Fulci, citato perfino da Tarantino che usò il riff del carillon per una scena di Kill Bill vol. 1 e rifatto dal regista indiano Parto Ghosh nel 1991 col titolo di 100 days. La pellicola, coadiuvata da diversi attori di pregio, tra cui Gabriele Ferzetti, si lascia seguire con interesse, regalando anche alcuni brividi inaspettati. Giallissimo. Omaggio a Lucio Fulci. Voto: 7 (PD)
The shift (Alessandro Tonda). In una scuola di Bruxelles un ragazzo di religione musulmana compie un attacco terroristico, sparando sui suoi compagni all’impazzata e facendosi esplodere. Una delle ambulanze giunte sul posto si carica un ferito per poi scoprire, durante il trasporto, che era un complice e che ha ancora addosso l’altra bomba. Per la paramedica Isabelle e l’autista Adamo sarà una corsa contro il tempo per cercare di evitare un’altra carneficina… Debutto sfavillante sul grande schermo per un regista che ha militato sui set di Gomorra come assistente. Tensione altissima all’insegna della più pura suspence hitchcockiana, dove lo spettatore ha sempre più informazioni dei protagonisti in scena, per un film da gustarsi tutto d’un fiato. Adrenalinico. Premio Caligari 2020. Voto: 7 (PD)
The spellbound / Les envoûtés (Pascal Bonitzer). Coline, per “La storia del mese” del giornale femminile per cui scrive, è inviata sui Pirenei a raccogliere la storia di Simon, un singolare artista che afferma di aver avuto l’apparizione della madre appena morta. Suggestionata dal fatto che anche la sua vicina Azar le abbia fato una simile confessione, la ragazza si avventura verso la sua missione, trovando, in mezzo a strani fenomeni, anche l’amore… Il regista francese, ispirandosi ad una racconto breve di Henry James, crea un racconto tra incredulità e ossessione che avvince lo spettatore, che non è mai sicuro di ciò che i personaggi vedono e che gli è mostrato, fino ad un ineluttabile finale. Fantasmagorico. Concorso. Voto: 7 (PD)
Wildland / Kød & blod (Jeanette Nordahl). Ida, dopo la morte della madre in un incidente stradale, va a vivere con la zia e i cugini. Ma pure se nella nuova famiglia non le mancherà l’amore, scoprirà che i suoi parenti al di fuori conducono una vita violenta e criminale. L’esistenza della ragaza, già messa in discussione dal repentino cambiamento, verrà messa a dura prova e la ragazza si troverà di fronte ad una difficile decisione… Esordio di una giovane regista danese, il film racconta come i legami di famiglia siano in qualche modo insormonatbili e imprescindibili. E la banalità del male si insinua in ogni angolo e aspetto della vita quotidiana. Anti-paternalistico. Concorso. Voto: 7 (PD)
Appearances / Les Apparences (Marc Fitoussi). Una donna che dirige l’istituto di cultura francese a Vienna, scopre che il marito, un celbre direttore d’orchestra, la tradisce con la maestra di loro figlio. Dopo aver avuto una relazione con un giovanotto incontrato per caso, riesce ad entrare nella mail dell’insegnante, iniziando a renderle la vita difficile. Ma anche il ragazzo di una notte comincerà a tormentarla… Un vero noir, forse il film più noir di tutto il festival, davvero molto affascinante, che però non sfodera tutta la sua cattiveria, pur certo non lesinando in perfidia. Un vortice di vendette in cui le tre coppie finiranno per perdere praticamente tutto. Vendicativo. Evento speciale – Film di chiusura. Voto: 6 e ½ (PD)
Bastardi a mano armata (Gabriele Albanesi). Una storia di vendette e identità sepolte che ricollega ad un antico fatto di sangue. Più persone si ritroveranno la stessa notte nella stessa casa e non per caso… L’enfant prodige del cinrma di genere italiano, Gabriele Albanesi, da troppi anni assente dagli schermi, omaggia qui il maestro Mario Bava con una rielaborazione di Cani arrabbiati. Qualche stereotipo di troppo che può essere giustificato con un taglio fumettistico, un basso budget che a tratti si tradisce nella acarsa cura dei dettagli e una recitazione sopra le righe che sconfina a volte nel ridicolo involontario non rovinano però alla fine un film divertente che si lascia vedere senza troppe pretese. Evento speciale – Film di apertura. Voto: 6 e ½ (PD)
Le porte del silenzio (Lucio Fulci). Un uomo è ossessionato da visioni di morte, tra un carro funebre che lo precede continuamente ostacolandogli la strada e una donna di colore che lo rimanda a continui appuntamenti. Ma al proprio destino è impossibile sfuggire… Uno degli ultimi film del maestro, che all’epoca si vide poco in seguito al fallimento della casa di produzione Filmirage di Joe D’Amato. Un horror senza una goccia di sangue che sia una, una riflessione sulla morte sospesa in una dimensione onirica, ma ricca di atmosfera ed impreziosita dall’interpretazione di un John Savage un po’ imbolsito e dimesso, però sempre efficace. Ad accompagnarlo, nel ruolo della miteriosa signora, la moglie Sandi Schultz. Tanatologico. Omaggio a Lucio Fulci. Voto: 6 e ½ (PD)
Uuando Alice ruppe lo specchio (Lucio Fulci). Un uomo, per soldi e per schizofrenia, uccide una serie di donne facoltose, ma di non bell’aspetto. La polizia è però sulle sue tracce e l’ultima conquista gli sarà fatale… Questo film tardo di Fulci è la dimostrazione del suo grande talento, comunque sperperato. Idee e ironia abbondano e la risata, fortemente voluta, è sempre dietro l’angolo. Nelle peripezie del pericoloso protagonista alle prese con la gestione delle vittime e dei loro cadaveri il grande Lucio sembra voler ritrovare i lazzi del duo Franco e Ciccio, da lui lanciato all’epoca (senza trascurare come l’attore Brett Hasley con la barba ricordi molto Ingrassia). Se solo avesse avuto due soldi in più per curare maggiormente le riprese e alcuni effetti speciali, il film sarebbe stato un capolavoro! Perversamente divertente. Omaggio a Lucio Fulci. Voto: 6 e ½ (PD)
Unidentified / Neidentificat (Bogdan George Apetri). Florin, un poliziotto dai modi alquanto spicci, si ostina a voler affrontare un caso da tempo irrisolto lasciandosi trasportare in un mondo di violenza e pregiudizio, ritrovandosi anche suo malgrado a confrontarsi con la corruzione dei suoi colleghi… Un film molto, troppo lento (oltre due ore di durata!) nella cui prima parte succede davvero poco, per poi far esplodere tutto nella seconda, senza tener conto della noia che ha amorbato fin là lo spettatore. Ostinato. Concorso. Voto: 6 e ½ (VC/PD)
Non uccidere / No matarás (David Victori). Il giovane Dani, dopo la morte del padre da tempo malato, si ritrova a vivere una notte allucinante, un vero incubo ad occhi aperti, dopo aver seguito una curiosa ragazza, Mila… I film spagnoli di genere, che comunque sono insieme ai francesi una spanna sopra la produzione media europea, peccano spesso di inverosimiglianza. Qui la notte da incubo, una sorta di Fuori orario in acido, è portata davvero all’esasperazione richiedendo più volte allo spettatore, soprattutto nel finale, la sospensione dell’incredulità. Concorso. Voto: 6 (PD)
Gatecrash (Lawrence Cough). Noir di origine teatrale proveniente dal Regno Unito. Inizia come una piece da palcoscenico con un conflitto famigliare poco chiaro che impegna una buona parte del film e si chiude poi con una netta virata su tinte più thriller/horror abbastanza inattesa. Nel complesso manca un ritmo funzionale e le troppe pause e vuoti rendono la pellicola un po’ macchinosa. Concorso. Voto: 5 e ½ (VC)
Il talento del calabrone (Giacomo Cimini). Un uomo telefona durante una diretta radiofonica di una celebre emittente milanese minacciando di far esplodere una bomba alll’ozono che ha caricato in macchina. Ma forse il cattivo non è lui… La storia del calabrone che vola perché non sa di non poterlo fare è vecchia ed abusata, per cui l’idea di farci un film suona già come una sfida difficile da vincere. Cimini, con un passato di corti pure interessanti, come La città nel cielo, debutta alla regia rivelandosi un artigiani non ancora maturo. La presenza di Sergio Castellitto dona parecchia linfa vitale al film, ma è boicottata in particolare da Anna Foglietta, assolutamente fuori ruolo nella parte del tenente dei Carabinieri. L’attrice in alcune scene importanti sembre sentirsi sul set di un film muto, sgranando gli occhi oltremisura, scadendo così nel ridicolo involontario. Inoltre, il colpo di scena finale, non essendo stato ben collocato nella semantica della narrazione, si rivela essere più utile a stupire lo spettatore che ad alimentare o giustificare l’intera vicenda. Premio Caligari 2020. Voto: 5 e ½ (PD)
Hammarvik / Lyckoviken – Ep. 1 e 2 (Tereza Andersson, Peter Lindmark, Andreas Lindergard, Åsa Kalmér). Dalla Svezia una serie creata dalla celebre giallista Camilla Läckberg e incentrata su una poliziotta che torna nel paese natale dopo la morte della madre trovandosi ad affrontare un “cold case” e un passato personale alquanto irrisolto… Nel primo episodio della serie, di cui esistono ben 2 stagioni, non accade praticamente nulla, mentre nel secondo qualcosa sembra iniziare a muoversi. Un po’ poco per 8 puntate all’anno: il risultato apparente è quello di una storia fin troppo annacquata e dilatata. Prossimamente su LaF. Provaci ancora, Camilla! Evento speciale – TV Noir. Voto: 5 (PD)
Villetta con ospiti (Ivano De Matteo). Una ricca famiglia del Nord-Est che gestisce una azienda vinicola è responsabile di un tragico incidente occorso in casa loro. Per coprirsi le spalle, già non immacolate, saranno disposti a tutto… Da La bella gente Ivano De Matteo no nfa che realizzare sempre lo stesso film: famiglie agiate con qualche scheletro nell’armadio che devono scrollarsi di dosso qualsiasi cosa ai danni di classi sociali inferiori. Personaggi ultra-stereotipati e monodimensionali sembrano essersi dati appuntamento nella villa dei protagonisti. Alla fine la denuncia sociale viene sommersa dalla banalità. Socialmente inutile. Premio Caligari 2020. Voto: 5
Non amarmi (Marco Cercaci). Una storia di passione, delitto e mistero ambientata sulla fine della seconda gurra mondiale, scoperta da un figlio guardando una foto trovata in un vecchio libro. Vi sono ritratti il padre Aurelio, che non ha mai conosciuto, e una donnna, Giuliana, una partigiana troppo bella e intelligente per non essere notata e scomparsa nel nulla poco prima della liberazione… Sulla carta interessante, il film però si rivela di ben poco spessore, come molti film indipendenti italiani, cadendo sotto il peso di un budget evidentemente irrisorio e di eventi che non riesce a gestire. Quasi imbarazzante la sua presenza in un festival di prestigio come il Noir in Fest. Parabellico. Evento speciale. Voto: 4 e ½ (PD)