Scheda film
Regia: Troy Nixey
Soggetto: Nigel McKeand (sceneggiatura televisiva)
Sceneggiatura: Guillermo Del Toro, Matthew Robbins
Fotografia: Oliver Stapleton
Montaggio: Jill Bilcock
Scenografie: Roger Ford
Costumi: Wendy Chuck
Musiche: Marco Beltrami, Buck Sanders
USA/Australia/Messico, 2011 – Horror – Durata: 99′
Cast: Bruce Gleeson, Edwina Ritchard, Garry McDonald, Bailee Madison, Carolyn Shakespeare-Allen, Katie Holmes, Guy Pearce
Uscita: 13 gennaio 2012
Distribuzione: Lucky Red
Una Polaroid ci salverà
La piccola Sally (Bailee Madison) si trasferisce dal padre Alex (Guy Pearce), che sta ristrutturando una vecchia dimora fuori città. Insieme a loro c’è anche la nuova compagna dell’uomo, Kim (Katie Holmes). I rapporti tra la donna e la bambina all’inizio sono difficili, e la presenza di un padre distratto dal troppo lavoro certamente non semplifica la situazione. La bambina poi comincia a dare segni di disagio nei confronti della vecchia casa, che nasconde orribili segreti. Sally inizia ad essere sempre più spaventata dal buio in particolar modo dopo che, scoperta una cantina nascosta, viene a contatto entità malevole decise a perseguitarla.
Per questo horror, anche se forse sarebbe più appropriato parlare di melodramma dark, voluto fortemente da Guillermo del Toro e diretto da Troy Nixey si torna all’antico, alle coordinate più conosciute e basilari del genere. Come nelle migliori opere della letteratura e del cinema gotico, ad essere fondamentale in questo Non avere paura del buio è il clima oscuro, tetro che l’ambientazione ci regala. Il lavoro di scenografia di Roger Ford nel ricostruire una casa antica che ricordi direttamente alla bellezza dei film della Hammer è ammirevole, ed è il cuore pulsante dell’intero progetto. Allo stesso modo la fotografia di Oliver Stapleton e le musiche suadenti di Marco Beltrami e Buck Sanders aiutano a creare il giusto tono per attirare l’attenzione del pubblico senza costringerlo a saltare sulla sedia.
L’influenza specifica di del Toro nella pellicola si fa sentire nell’eleganza della visione ed in un riuscire a raccontare il mondo dell’infanzia in maniera sempre precisa. Nixey all’esordio nel lungometraggio, dimostra una certa sicurezza nel manovrare la macchina da presa, non eccede nel melodramma e costruisce un film malinconico e accattivante. Gli unici difetti che si possono notare in Non avere paura del buio li vediamo nella parte centrale sicuramente meno ritmata del bell’inizio e dell’avvincente finale, e nella performance insolitamente piatta di Guy Pearce, alle prese con il personaggio che probabilmente meno interessante e felice della costruzione narrativa. Bene invece sia Katie Holmes, forse ci sta convincendo che non è solo la signora Cruise, che la giovane Bailee Madison, lontana dalla solita bambina tenera e unidimensionale.
Riprendendo alcuni temi già amati ne Il labirinto del fauno, Guillermo del Toro torna a esplorare gli incubi dell’infanzia.
Il raccapricciante incipit ottocentesco ci immerge immediatamente nell’atmosfera lugubre della casa maledetta abbondando in dettagli raccapriccianti che sembrano riallacciarsi direttamente al topos classico della casa stregata e alla tradizione inglese degli anni ’60.
Appare evidente l’interesse di Troy Nixey, ex disegnatore di fumetti e creatore di Trout, al piano visivo e tutto ciò avviene purtroppo scapito della coerenza della sceneggiatura che, in alcuni punti, richiede un grosso sforzo di sospensione dell’incredulità.
Circa 30 anni fa in Messico, il giovane Guillermo del Toro faceva un gioco da bambini con i suoi fratelli: si terrorizzavano a vicenda bisbigliando il nome “Saaaaallllleeee”. Avevano visto il telefilm originale degli anni ’70 Don’t be afraid of the dark che li aveva molto impressionati.
“Per la mia generazione è stato il telefilm più pauroso mai visto” racconta del Toro. “Ha terrorizzato tutta la mia famiglia ed è rimasto impresso nella mia mente”.
Scrivendo la sceneggiatura, del Toro si è divertito ad esplorare temi sui quali aveva riflettuto in passato, in particolare l’idea di una macabra fatina dei denti (che ha trovato, poi, una prima applicazione cinematografica in Hellboy II: The Golden Army). “Da bambino sono stato a lungo ossessionato dalle fatine dei denti: perché volevano i denti? Li mangiavano? Li usavano per dei piccoli affreschi? Che ne facevano dei denti che avevano? Non ho mai ottenuto in merito una risposta soddisfacente…”.
Non aver paura del buio segue una struttura solida ed equilibrata, spaventa al punto giusto, affascina e incuriosisce. Risultato che Guillermo del Toro è sempre capace di garantire.
Voto: * * *½
Giada Valente