Estate 1989: una schiera di diciottenni alle prese con crisi esistenziali, appetiti ormonali e professori terribili, affronta l’esame di maturità com’era una volta, tra motorini senza casco, musiche dei Duran Duran e muri che stanno per cadere. Ci penserà il Professor Faletti-Carogna, ex studente sessantottino ormai tristemente dall’altra parte, con tecnica molto poco ortodossa, ad indirizzare la vita futura del protagonista. Un film corale, con regista debuttante (assistente del natalizio Neri Parenti), zeppo di citazioni e suggestioni per ultra-trentenni, verso cui è smaccatamente indirizzato il meccanismo di identificazione.
In realtà “Notte Prima degli Esami”, che spopola nelle sale, ricalca clichè già visti, seppur con una buona dose disimpatia, con una sceneggiatura equilibrata, ma senza colpi d’ala, in cui i titoli di coda costituiscono il vero finale, dove si svela cosa il futuro ha in serbo per i giovani protagonisti.
Gli attori del film, tutti giovanissimi, se la cavano decentemente, tra qualche zeppola da eliminare e qualche volto catatonico. Bello il ritratto che Faletti fa del Professore “a doppia personalità” amorevolmente chiamato “La Carogna” dagli studenti, ancorchè piuttosto schematica risulta essere la sua costruzione in sceneggiatura. Nel film poi trova posto un florilegio di camei di attori televisivi presi tra un reality e l’altro, ma che ben svolgono il non arduo compito.
Regia e montaggio sono sicuri nel dominare la tematica adolescenziale e il coro di volti e umori giovanili, mentre una nota di merito va alla musica “d’epoca” zeppa di Madonna e Duran Duran, con doverosa citazione della canzone di Venditti che dà il titolo al film. Curioso in sala è il chiacchiericcio degli spettatori trentenni nel convalidare o meno le scelte musicali e scenografiche del regista (questa canzone non si ascoltava più, quella cintura si metteva ancora e via di questo passo).
Il film non difetta assolutamente di ritmo e, cosa non trascurabile, rispetto a qualche proprio simile americano, evita accuratamente volgarità e scurrilità, il che non è cosa da sottovalutare. Certo non pretende di superare il limite di una analisi generazionale di superficie adatta a tutte le epoche: in fondo la fanno da padrone le insicurezze sul presente e sul futuro di tutti i diciottenni della storia, con o senza il miraggio di un “sessanta” da conseguire. Un film che merita un 36, magari un 38… con possibilità di miglioramento grazie ad una maggiore applicazione futura.
VOTO 6+
Andrea W. Castellanza
Un bellissimo viaggio dentro l’adolescenza degli anni 80, dove imperavano i l’evis 501 e le canzoni dei Duran Duran, dove i ragazzi portavano i capelli gonfi e le ragazze la permanente e soprattutto quando non esisteva ancora il telefono cellulare.
Ci fa pensare che allora fosse tutto più semplice, ma è la dolcezza dei ricordi a modificare le nostre convinzioni: la maturità ancora in sessantesimi, l’attesa dell’uscita delle materie, il membro interno all’interno di una commissione esterna, e tutto senza l’appoggio e il dominio di internet. Il film inizia con il suono della campanella ed è già una piccola fitta al cuore, poi ci viene presentato il protagonista che dopo anni di sofferenza, giunto alla fine dell’ultimo giorno di scuola dell’ultimo anno, vuole finalmente liberarsi da un peso e dire al proprio professore di italiano cosa pensa di lui (“che è una merda”) peccato però che alla fine della sua confessione l’ostile docente (un serissimo Giorgio Faletti) gli riveli la triste realtà: il membro interno sarà sostituito proprio da lui stesso! E via che si parte assieme ai ciao e alle vespe special alla scoperta della vita di questi ragazzi che rappresentano un po’ tutti noi, incontrando amori, tradimenti, delusioni e speranze.
Il film è incorniciato dall’amore di Luca per la bella Claudia ma si trova a parlare poi della vita in senso lato: le certezze di un tempo che il pubblico è portato a confrontare con quelle odierne, sicuramente diverse. Ci riavviciniamo a quello che eravamo e a quando così poco bastava a farci provare tanto, quando un “non-ammesso” poteva portare alla distruzione della propria vita e quando uno sciopero provvidenziale arrivava a salvarci da un compito in classe. Apprezzabile il contatto con la realtà, nel mancato lieto fine: per la durata del film lo spettatore è portato a credere che Claudia ricambi l’amore per il nostro collezionista di figuracce, così seguiamo col cuore in gola la sua corsa affannata verso l’amata, lo vediamo giungere senza fiato al portone di casa e confessare all’odiato-amato professor Carogna, l’amore per la figlia ma proprio quando i due s’incontrano e Luca sta per esordire con la dichiarazione, la dolce e sbarazzina principessa gli fa: “Mi dai il numero del tuo amico?”. Non c’è cosa più vicina alla realtà…Si ama chi ci sfugge, si sfugge chi ci ama dicevano i poeti greci…Ci rassicura la frase filosofica del professore: “Non importa dove arrivi, ma quel che provi mentre corri.”
Cristina Dellapasqua