Scheda film
Regia e Montaggio: Mike Flanagan
Soggetto: basato sulla sceneggiatura del cortometraggio omonimo scritta da Mike Flanagan e Jeff Seidman
Sceneggiatura: Mike Flanagan e Jeff Howard
Fotografia: Michael Fimognari
Scenografie: Russell Barnes
Costumi: Lynn Falconer
Musiche: The Newton Brothers
Suono: Michael B. Koff
USA, 2014 – Horror – Durata: 104′
Cast: Karen Gillan, Brenton Thwaites, Katee Sackhoff, Rory Cochrane, Annalise Basso, Garrett Ryan, James Lafferty
Uscita: 10 aprile 2014
Distribuzione: M2 Pictures
Specchio, specchio delle mie brame, chi è il più folle del reame?
Kaylie Ann Russell (Karen Gillan) è intenzionata a dimostrare che suo fratello Tim (Brendon Thwaites) non è il colpevole dell’omicidio del padre di cui è accusato, avvenuto 11 anni prima, ma che la colpa risieda in uno specchio maledetto che stava nella loro casa quando erano piccoli. Secondo Kaylie Ann lo specchio sarebbe responsabile di ben 45 decessi nell’arco di quattro secoli, compresa la morte della madre, causata dalla follia indotta del padre. Recuperata la scottante suppellettile ad un’asta, la rinchiude in un laboratorio per tenerla sotto osservazione, ma, se la sua tesi fosse vera, la sua vita sarebbe tremendamente in pericolo…
Gli specchi sono stati sempre protagonisti di scene agghiaccianti nei film dell’orrore (viene in mente Inferno di Dario Argento, in cui la Mater Tenebrarum ne esce fuori facendolo in frantumi e rivelandosi per quello che è, ossia la Morte), spesso utilizzati in una sorta di montaggio interno per mostrare a noi spettatori qualcosa o qualcuno che compare alle spalle di un personaggio e che il più delle volte puntualmente poco dopo scompare; ma poche volte è assurto a ruolo di protagonista della vicenda, come ad esempio in Mirror (Chi vive in quello specchio?) del regista di culto Ulli Lommel o in Candyman di Bernard Rose o ancora in Riflessi di paura (Mirrors) di Alexandre Aja.
Oculus – Il riflesso del male, ispirato al cortometraggio Oculus: Chapter 3 – The Man with the Plan dello stesso Mike Flanagan, pur rinnovando i fasti delle lastre riflettenti, purtroppo è uno di quegli horror che non fa molta paura, soprattutto ai fan del genere, avvezzi a spaventi di ben altra portata. Tra chiacchiere e continui flashback di quando i protagonisti erano bambini – ben condotti dal regista, con una passato da montatore, che cura anche l’edizione del film – per toccare con mano le origini del male, alter(n)ando i piani della realtà e quelli della fantasia (malata) rischia di annoiare lo spettatore, conducendolo verso un finale che più scontato non si può e che potrebbe essere considerato come una salomonica via di mezzo.
Il dubbio tra quello che i personaggi vedono realmente e quello che il famigerato specchio fa loro vedere è l’unica colonna portante di un film che spesso però si fa confuso.
Un paio di scene sono effettivamente riuscite: quella in cui Kaylie, convinta di mangiare una mela, addenta invece una lampadina e quella finale. Per il resto si può apprezzare solo l’ottima Annalise Basso, nella parte della protagonista da piccola, già ammirata in patria nell’inedito da noi Standing up.
Voto: 5 e ½
Paolo Dallimonti