Scheda film
Titolo originale: Aus dem Nichts
Regia: Fatih Akin
Sceneggiatura: Fatih Akın, Hark Bohm
Fotografia: Rainer Klausmann
Montaggio: Andrew Bird
Scenografie: Tamo Kunz
Costumi: Katrin Aschendorf
Musiche: Josh Homme
Francia/Germania, 2017 – Drammatico – Durata: 106′
Cast: Diane Kruger, Numan Acar, Jessica McIntyre, Ulrich Brandhoff, Siir Eloglu
Uscita: 15 marzo 2018
Distribuzione: BIM
Giustizia a tutti i costi
Miglior film straniero ai Golden Globes 2018, miglior film straniero ai Critics’ Choice Awards 2018, selezione ufficiale al Toronto Internation Film Festival 2017 e premio per la migliore interpretazione femminile a Diane Kruger nella competizione del Festival di Cannes 2017. Con questo bottino davvero invidiabile già in cassaforte, Oltre la notte di Fatih Akin approda finalmente nelle sale nostrane con BIM.
Il cineasta tedesco di origini turche s’ispira a un tragico fatto di cronaca, ossia un attentato neo-nazista, per realizzare un dramma incisivo e senza peli sulla lingua. Diviso in tre capitoli, l’ultima fatica dietro la macchina da presa del regista de La sposta turca ci catapulta senza se e senza ma nella vita di Katja, una vita improvvisamente sconvolta dalla morte del marito Nuri e del figlioletto Rocco, rimasti uccisi nell’esplosione di una bomba. Grazie al sostegno di amici e familiari, Katja riesce ad affrontare il funerale e ad andare avanti. Ma la ricerca ossessiva degli assassini e delle ragioni di quelle morti insensate la tormenta, riaprendo ferite e sollevando dubbi. Danilo, avvocato e miglior amico di Nuri, rappresenta Katja nel processo finale contro i due sospetti: una giovane coppia appartenente a un’organizzazione neonazista. Il processo è un’esperienza durissima per Katja, che però non si arrende. Vuole giustizia e sarà una giustizia a tutti i costi.
La sinossi parla chiaro e scopre tutte le carte in gioco, rivelando allo spettatore di turno quello che da lì a poco scorrerà davanti ai suoi occhi. In tal senso, Oltre la notte al nel proprio DNA drammaturgico una serie di convergente tematiche e di genere d’appartenenza che ne stratificano e ne moltiplicano le identità. Di fatto, il cineasta di Amburgo mescola senza soluzione di continuità il ritratto di donna con il film giudiziario, il thriller politico e con il revenge-movie. Per farlo parte dal tema della perdita e del dolore di chi resta per poi allargare la narrazione e deflagrare sullo schermo con una storia di vendetta disperata e cieca, che pur di essere consumata è capace di passare su tutto e tutti, compreso su se stessi. E a incarnare, rendendo tangibile questa sofferenza così lacerante il corpo e la mente di una donna disposta a scendere all’infermo. E la mente non può non tornare alla Emmanuelle Devos di Per mio figlio, ma soprattutto alla Jodie Foster de Il buio nell’anima. Film, questi, che nonostante siano caratterizzati da dinamiche e traiettorie narrative differenti, giungono insieme alla pellicola di Akin alle medesime conclusioni, condividendo anche gli stessi pregi e i medesimi difetti. In generale abbiamo il disegno di un personaggio femminile di grandissima potenza empatica, che va di pari passo con la costruzione di una one line che disperde quanto di buono seminato su gran parte della timeline solo in prossimità dell’epilogo. Molti addetti ai lavori hanno sottolineato più volte il crescendo emotivo, noi, al contrario, mettiamo in evidenza la brusca frenata che si verifica proprio in vista del traguardo. Il terzo capitolo, quello che segue alla parte processuale, che a nostro avviso è quella in cui la scrittura e la sua protagonista mostrano il profilo migliore, è l’anello debole della catena, tanto debole da depotenzializzare il tutto. Ciò che resta, però, è un’opera che si aggrappa con tutta se stessa all’interprete principale, una Diana Kruger finalmente ad altissimi livelli, quelli che sino ad oggi si erano solo intravisti tra le pieghe delle sue performance precedenti. Lei si carica sulle spalle un personaggio non facile e solo per questo chi l’ha scritturata dovrebbe esserle grata per il resto della carriera. Questo Akin, da regista bravo e preparato qual è, lo sapeva sin dall’inizio e di conseguenza ha puntato su di lei.
Oltre la notte è un film che non può non dividere, di quelle opere che o si amano o si odiano e che di conseguenza non possono per natura mettere d’accordo tutti. E non è un caso che la critica internazionale, sin dalla première in quel di Cannes, si sia schierata da una parte all’altra della barricata. Noi ancora oggi, a distanza dalla sua visione, non sappiamo ancora da quale parte della barricata stare, ma una cosa è certa: la performance dell’attrice tedesca difficilmente la dimenticheremo.
Voto: 6 e ½
Francesco Del Grosso