Scheda film
Regia e Sceneggiatura: Cristian Mungiu
Soggetto: ispirato alle storie vere scritte da Tatiana Niculescu Bran
Fotografia: Oleg Mutu
Montaggio: Mircea Oteanu
Scenografie: Calin Papura, Mihaela Poenaru
Costumi: Dana Paparuz
Suono: Andi Arsenie, Cristian Tarnovetchi
Romania/Francia/Belgio, 2012 – Drammatico – Durata: 150′
Cast: Cosmina Stratan, Cristina Flutur, Valeriu Andriuta, Dana Tapalaga, Catalina Harabagiu, Gina Tandura, Vica Agache
Uscita: 31 ottobre 2012
Distribuzione: BIM
Tragedia di una novizia
Alina (Cristina Flutur) raggiunge l’ex compagna di orfanotrofio Voichita (Cosmina Stratan), ormai rifugiatasi in un monastero sulle colline della Romania, devota alla religione ortodossa ed alla sua comunità. Tra le due ragazze, nelle mura dell’istituto, s’era sviluppato un sentimento molto simile all’amore, che la prima cerca ancora invano nella seconda, ora dedita esclusivamente alla sua comunità e a Dio. Alina si opporrà con tutti i suoi mezzi alla nuova situazione, ma la sua ricerca di amore verrà scambiata prima per malattia e poi per opera del demonio, con conseguenze inizialmente drammatiche e quindi tragiche…
Cristian Mungiu nel suo terzo lungometraggio mantiene la consueta e rigorosa lucidità, raccontandoci una storia di amore o, meglio, di amori: quello “illegittimo” tra due ragazze, forse figlio di un’adolescenza non proprio felice, surrogato di altri affetti purtroppo negati, e quello cieco ed ostinato verso l’assoluto, anch’esso probabilmente frutto di infanzia ed adolescenza poco felici.
“Che cosa non si fa per l’amore o, meglio, per gli amori?”, sembra chiedersi, ponendo l’accento sugli effetti nefasti dell’amore incondizionato e della cieca fede religiosa. Senza musiche extradiegetiche, con i rumori della natura come unica colonna sonora, il regista di 4 mesi, 3 settimane, 2 giorni mette in scena una lunghissima sinfonia di eros e thanatos, che potrebbe volare, purtroppo per le protagoniste non riuscendoci, “oltre le colline” del monastero, in cui entrambi gli elementi si fanno strada via via sullo schermo e nell’animo dello spettatore, avvicendandosi l’un l’altro, fino al tragico trionfo finale di uno solo. E lo fa tenendo lo sguardo sempre su Voichita, sulle sue espressioni, tenendola al centro di inquadrature perlopiù fisse, anche se sulla scena sta avvenendo altro, lasciandolo spesso fuori campo.
Il pensiero, di fronte all’importante lavoro del regista rumeno, che a Cannes 2012 ha portato a casa il premio per la miglior sceneggiatura e per le due interpreti principali, va a La fuga di Martha di Sean Darkin, altro film sulle sette uscito quest’anno, soprattutto per lo stesso rigore della messa in scena, anche se i due film appartengono a contesti estremamente diversi, se non addirittura opposti, e a Black Field (Mavro livadi) di Vardis Marinakis, una piccola pellicola greca passata al RIFF nel 2011, ambientata nel XVII secolo in pieno Impero Ottomano, con un convento di suore devote ed un’anima sessualmente inquieta nonché ambigua, quasi come le due protagoniste di questo Oltre le colline.
Raro perché… è un film intenso e rigoroso, non certo per tutti.
Voto: * * *½
Paolo Dallimonti
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