Scheda film
Regia: Simone Bozzelli
Soggetto e Sceneggiatura: Tommaso Favagrossa e Simone Bozzelli
Fotografia: Leonardo Mirabilia
Montaggio: Christian Marsiglia
Scenografie: Mauro Vanzati
Costumi:
Andrea Cavalletto
Musiche: Leone Ciocchetti e Daniele Guerrini
Suono: Filippo Porcari e Federica Ripani
Italia, 2023 – Genere – Durata: ‘
Cast:
Andrea Fuorto, Augusto Mario Russi, Elettra Dallimore Mallaby, Alexander Benigni
Uscita in sala: 14 settembre 2023
Distribuzione: Vision Distribution

Due Peter Pan in Abruzzo

Yuri (Andrea Fuorto) ha vent’anni e vive con un’anziana zia una vita ovattata nel grembo del piccolo paese abruzzese che è tutto il suo mondo: una gabbia fatta di troppo amore. Ad una festa di compleanno incontra Agostino (Augusto Mario Russi), animatore girovago e incantatore di (feste di) bambini, che da principio lo tratta male, ma che poi, incuriosito, da questo “bambinone”, in cui forse rivede la sua innocenza perduta, lo recluta come assistente, promettendogli l’indipendenza che Yuri non sapeva di stare cercando.
Lungo le strade del centro Italia, in mezzo a una sigaretta, una canna e un CD che si blocca, tra Agostino e Yuri nasce un rapporto ambiguo, fatto di premi e punizioni e la promessa di un viaggio nella Terra del Fuoco, in Patagonia.
Ma prima bisogna lavorare, guadagnare… Altrimenti come si parte? A lavorare, però, è sempre più Yuri, soprattutto quando Agostino spegne il camper in un villaggio dove si fa sempre festa a suon di techno. Così per Yuri la Patagonia diventa sempre più lontana. Il rapporto con Agostino sempre più claustrofobico, come le pareti di quel camper. Forse Yuri è scappato da una gabbia per finirne in un’altra?…

“Tutti i bambini crescono, meno uno”: con questa citazione di James Matthew Barrie, riferita inequivocabilmente a Peter Pan, Simone Bozzelli, ex allievo del C.S.C. qui al debutto alla regia di un lungometraggio di finzione, spiega il suo film. Per lui il “Peter puer” sarebbe Agostino, non più affiancato da una Wendy, ma dal “Candide” Yuri, nel quale egli può specchiarsi, unendosi a lui nell’inseguimento di un’illusione di libertà. Un sogno che si traduce in un gioco di forza e dipendenza. E a Yuri non resta che imparare l’esperienza della scelta, sapendo che qualsiasi scelta implica sempre una perdita. Anche di libertà stessa.

Il problema di Patagonia, che vuole raccontarci una generazione di quelli che in inglese si chiamerebbero “homeless”, quindi di nomadi, è fondamentalmente lo stesso di tanti film italiani che invece vogliono raccontarci  delle “disgrazie” dei pariolini romani. Mondi  diametralmente opposti, ma comunque troppo lontani dallo spettatore (e uomo) medio italiano, al quale poco importano.

Inoltre il film è estremamente dilatato e ridondante nelle sue quasi due ore, oltre che sbilanciato, benché volutamente, abbandonando subito il mondo delle zie e di quella così noiosa costa abruzzese, senza poco realisticamente tornarci più. E concentrandosi su questo ambiguo rapporto tra Yuri e Agostino, troppo disturbante e irrisolto per poter risultare interessante.

Presentato in concorso al Festiva di Locarno 2023, Patagonia parte con le migliori intenzioni, tra cui quelle di essere ambientato in un mondo poco frequentato come quello dei rave e nelle affascinanti scenografie naturali dell’Abruzzo, ma, pur interpretato da due bravi e giovani attori, Andrea Fuorto, già apprezzato ne L’Arminuta, e l’esordiente Augusto Mario Russi, si rivela un indigesto polpettone: un’occasione sprecata.

Voto: 5

Paolo Dallimonti