Scheda film
Regia: Pierre Morel
Sceneggiatura: Chad St. John
Fotografia: David Lanzenberg
Montaggio: Frédéric Thoraval
Scenografie: Ramsey Avery
Musiche: Simon Franglen
Cast: Jennifer Garner, John Gallagher Jr., John Ortiz, Annie Ilonzeh
USA, 2018 – Azione/Drammatico – Durata: 101’
Uscita: 21 marzo 2019
Distribuzione: Universal Pictures e Lucky Red
Vendetta fai da me
Riley North, moglie felice e madre modello, assiste impotente all’omicidio del marito e della figlia per mano di alcuni narcotrafficanti. Gli autori del brutale omicidio vengono catturati, ma durante il processo, nonostante la sua testimonianza, le accuse vengono fatte cadere e gli assassini liberati grazie all’intervento di un giudice corrotto e di avvocati e poliziotti collusi. Quando Riley decide di vendicarsi, il suo obiettivo non saranno soltanto i carnefici della sua famiglia ma tutto il sistema, dalla giustizia americana ai potenti cartelli della droga.
Leggere la sinossi di Peppermint – L’angelo della vendetta, nelle sale nostrane a partire dal 21 marzo con Universal Pictures e Lucky Red, è provare quella fastidiosa e urticante sensazione di già sentito. Una reazione allergica, questa, inevitabile e ancora più forte quando dalla lettura del plot su carta si passa poi alla fruizione dell’ultima fatica dietro la macchina da presa di Pierre Morel. Questo perché la visione della pellicola del cineasta transalpino, lavorativamente parlando trasferitosi in pianta stabile oltreoceano alla corte di Hollywood e ormai completamente fagocitato e influenzato dal suo modus operandi, ci immerge nell’ennesimo revenge movie al femminile che vede la madre/moglie/donna di turno assetata di vendetta farsi giustizia da sola, lasciando al suo passaggio una scia di morti ammazzati, bozzoli e pozze di sangue. Il percorso narrativo e la relativa drammaturgia si limitano di conseguenza a seguirne la scia, con tutto il marcio che strada facendo è destinato a venire a galla mano a mano che i nodi vengono al pettine e tutti i responsabili del massacro, giudici, avvocati e poliziotti corrotti, narcotrafficanti, killer e mafiosi, verranno spediti diritti all’inferno uno dopo l’altro.
La lista di storie analoghe portate sul grande schermo è, in tal senso, molto più vasta di quella spuntata dalla sposa tarantiniana in Kill Bill e chiama in causa un numero piuttosto elevato di titoli dove a memoria ci sentiamo di segnalare la presenza di Lady Snowblood, Lady Vendetta, Il buio nell’anima, Hostiles, Oltre la notte e The Nightingale. Anche se il revenge movie in stile Il giustiziere della notte ha delle tappe precise da seguire e delle dinamiche obbligatorie da sviluppare, questo non può rappresentare sempre e comunque un’attenuante per giustificare la pochezza e la pigrizia di una scrittura che prova in maniera piuttosto evidente a portare a casa il risultato con il minimo sforzo drammaturgico. Lo sceneggiatore Chad St. John di fatto si accontenta di pedinare l’amazzone guerriera sino al suo obiettivo finale, cercando da prima di mescolare male le carte in gioco in fase di scrittura e poi consegnando nelle mani del regista incaricato un racconto ridotto ai minimi termini che altro non è che un canovaccio per mettere nelle condizioni Morel di divertirsi con detonazioni, scariche di proiettili, fughe, inseguimenti e conflitti corpo a corpo. A quest’ultimo, in tal senso, il dovere fare il mero esecutore mettendo insieme scene d’azione di più o meno buona fattura per guadagnarsi la pagnotta come in Io vi troverò, From Paris with Love o nel pessimo The Gunman, non sembra dispiacere più di tanto. Chissà se la cosa ha divertito anche Jennifer Garner, qui nel ruolo della North che le è valso persino una nomination per la peggiore attrice ai Razzie Awards 2019, costretta a tornare a menare le mani come ai tempi di Alias e Elektra per alimentare il già cospicuo conto in banca.
Voto: 5
Francesco Del Grosso