Regia: Álex de la Iglesia
Sceneggiatura: Barry Gifford David Trueba Alex De La Iglesia Jorge Guerricaechevarria
Fotografia: Flavio Martinez Labiano
Musiche: Simon Boswell
Montaggio: Teresa Font
Scenografia: Josè Luis Arrizabalaga Biaffra
Anno: 1999
Nazione: Spagna/Messico/Stati Uniti
Durata: 125′

Willie ‘Woody’ Dumas James Gandolfini
Romeo Dolorosa Javier Bardem
Perdita Durango Rosie Perez
Estelle Aimee Graham
Duane Harley Cross

Alex De La Iglesia è un regista e sceneggiatore estremamente versatile, sa spaziare su più livelli, e il suo cinema possiede uno stile che è capace di attraversare corde emotive differenti, ma rimanendo intimamente coerente ad una specifica visione d’autore.
La storia di “Perdita Durango” è ambientata in Messico: una donna, Perdìta, reduce da brutti ricordi di un passato nelle baraccopoli di una grande città, incontra un uomo, Romeo, che vive sul confine tra il Messico e i “gringos”, occupandosi di diverse attività illecite, ma è soprattutto un “santero”, cioè una sorta di gran sacerdote di una setta dionisiaca che celebra sacrifici umani agli dei; è una specie di sciamano un po’ santo e molto sanguinario, figlio delle grandi civiltà precolombiane, ma che ha grande ironia, una sua “purezza” ed è un gran impunito….la fortuna assiste i “santeri”, per giunta ammalianti, anche con le donne. Tutto inizia bene, o quasi, ma poi le cose si complicano….ed entrano in gioco personaggi che consentono al regista di fare anche una critica sarcastica, risaputa ma non banale, sulla “middle class” americana.

Il regista ha il grande merito di tenere la storia su un piano non monocorde…anzi, sono tante le finestre emotive e gli accadimenti che si aprono sulla vita dei personaggi. Alex ci descrive un mondo ai confini, in ogni senso: vite ai confini estremi di scelte anticonformiste; confine di stati (Usa e Messico) che vivono in questo lembo di terra una sorta di patrimonio comune, e poi uomini e donne che sono sempre al confine delle loro decisioni, quasi in una sorta di necessità di soluzioni estreme. Il film mantiene ironia, dialettica narrativa, mescolanza di generi: road movie, new western, pulp (ma in salsa ispanica e personalissima), dramma, poliziesco, commedia, thriller….
E’ un film la cui visione è consigliata, vincitore del Goya come miglior opera, e che dimostra ancora una volta quanto il cinema “non italiano” abbia il gusto, la voglia e la capacità di mettersi in gioco, senza riferimenti a registi “geniali e matusa”, presi a prestito come riferimento. Il cinema mondiale spesso non ha l’ossessione della morale, del significato e del continuo riferirsi al peso della propria storia cinematografica, come quello italiano, quindi è più libero e “fresco”.
Beninteso, “Perdita Durango” non è un capolavoro ma un bel film con tocchi di autentica originalità e la sana pretesa di chi non vuole esibirsi come “autore” da salotto festivaliero.
Ottima l’interpretazione di Rosie Perez, ma il “guizzo” e il carisma di Javier Bardem nel ruolo di Romeo sono di una “classe” superiore. Aggiungiamo che sono appropriati i vari nessi socio-antropici di Romeo in quanto oriundo da un isoletta dell’america latina, dove riti, cristianesimo e teorie da “buon selvaggio”, sono di casa, ma anche certi flash simbolici (il giaguaro che vediamo, per esempio).
Gli altri attori recitano molto bene la parte di alcune “maschere fisse” dell’immaginario americano.
“Perdita Durango” ci concede momenti di commozione, lampi nel pozzo dell’anima dei personaggi che nessuno forse conoscerà mai nel profondo, anche se le luci di Las Vegas e del confine illuminano esteriormente sorti, destini, finte certezze….E così ci rimane il senso, bello però, di non averne capito abbastanza, di non saperne a sufficienza della complessità dei personaggi che abbiamo visto, di aver vissuto con loro intensamente, ma di averne colto solo alcuni aspetti, e ci tornano in mente fatti, avvenimenti e fisionomie di persone, diverse dai protagonisti, ma in qualche modo legati ad un comune “destino latino”.
E, dato che lo abbiamo tirato in ballo, al cinema italiano cosa resta? Non so, si cercherà di operare per il meglio….magari ci si rivolge a qualche “santero” buono, coadiuvato da un po’ di tequila….

Gino Pitaro newfilm@interfree.it