Cosa c’è di peggio del restarsene chiusi in ascensore con due sconosciuti ed una bomba pronta ad esplodere? Probabilmente il restarsene chiusi in ascensore con due sconosciuti che hanno appena pranzato a pasta e fagioli ed una bomba pronta ad esplodere. Ma questa è un’altra storia.
Il film dei volenterosi Manetti Bros., invece, prende spunto proprio dalla prima domanda per saccheggiare, citare e frullare ciò che cinema e televisione ci hanno fatto vedere in tutti questi anni, ovviamente a modo loro, nel bene e nel male. Che questa operazione a bassissimo budget (riprese con una videocamera digitale che, purtroppo, è ben lontana dalla sensazione che può dare la pellicola, ed interpreti che hanno recitato gratuitamente) ispiri simpatia questo è certo, ma è lo stesso tipo di simpatia che si prova quando si va ad assistere ai concorsi per “cortisti”: si ammira il coraggio, la professionalità di alcune scelte registiche e di scrittura, ma, purtroppo, ci si rende anche conto che il brodo alle volte è troppo allungato (l’ultima mezzora vale quasi tutto il film, giusto per intenderci…) e che sì, insomma, “si sarebbe potuto fare di più”.
Da buttare, quindi? Assolutamente no, anche perché in un desolato panorama di cinema italiano che si divide tra drammi familiari/esistenziali e commediole irritanti o, al massimo, innocue (tralasciando certi, pochi, nomi), pellicole -o video?- come questa ci fanno sperare in una resurrezione del cosiddetto film “di genere”.
DA TENERE:
Gli attori sono in parte, specialmente la simpatica faccia da canaglia buona di Giampaolo Morelli, il bastardo Enrico Silvestrin, il buffo Antonio Iuorio ed il sempre credibile Massimo Ghini. E poi, come dicevo più sopra, l’ azzardo dei videoclippari (solo nel senso che per vivere girano i video di grandi nomi della musica italiana, anche se prima di “Piano 17” realizzarono il film “Zora la vampira”) che si sono letteralmente buttati in un’avventura da loro sicuramente molto sentita che, ne sono certo, li premierà anche economicamente.

DA BUTTARE:
Certi dialoghi sono agghiaccianti, le lungaggini nella prima parte si sprecano, alcune situazioni sono troppo stereotipate come pure i due personaggini dell’impiegato sfigato e dell’impiegata zoccola nell’ascensore. E poi quella sensazione che il film sia tra il professionale e l’amatoriale; forse, visto in televisione, avrebbe sortito un altro effetto.

CONSIDERAZIONE FINALE:
Una cosa è certa: VOGLIAMO vedere qualcosa di nuovo o, comunque, di diverso in sala. E se questo “Piano 17” è il classico sasso nello stagno per il cinema italiano, ben vengano le sassaiole, purché non si tratti di lapidazione per il povero spettatore…

BenSG

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