Scheda film
Regia: Enzo D’Alò
Soggetto: da “Le avventure di Pinocchio” di Carlo Collodi
Sceneggiatura: Enzo D’alò, Umberto Marino
Montaggio: Gianluca Cristofari
Scenografie: Lorenzo Mattotti
Musiche: Lucio Dalla
Italia/Belgio/Francia/Lussemburgo, 2012 – Animazione/Fantastico – Durata: 84′
Cast di voci: Gabriele Caprio, Mino Caprio, Rocco Papaleo, Paolo Ruffini, Maurizio Micheli, Maricla Affatato, Lucio Dalla
Uscita: 21 febbraio 2013
Distribuzione: Lucky Red
Burattino senza fine
Son trascorsi più di 130 anni da quel 7 luglio 1881 quando sul “Giornale per i bambini” Carlo Collodi, all’anagrafe Lorenzini, pubblicò le avventure di Pinocchio col titolo di “Storia di un burattino”. Da allora, con la nascita qualche anno più tardi della Settima Arte, non sono mancate le riduzioni cinematografiche (ma anche teatrali e televisive) che hanno proliferato in tutto il mondo. Oggi l’alfiere dell’animazione italiana Enzo D’alò, noto per i suoi adattamenti da celebri testi per l’infanzia (La freccia azzura da Rodari, La gabbianella e il gatto da Sepúlveda e Momo alla conquistata del tempo da Ende), un po’ meno per storie originali come Opopomoz, vuole provarci anche lui.
Dopo una lunga riflessione in seguito alla perdita del padre, che ha portato per anni a numerose stesure e revisioni della sceneggiatura, scritta insieme al fido Umberto Marino, il Pinocchio di D’alò fa dimenticare la versione Disney del 1940 firmata da Ben Sharpsteen e Hamilton Luske, che tanto diede all’iconografia del notissimo “burattino senza fili”. Innanzitutto ha dalla sua un iper-/poli-cromatismo realmente accattivante, cui viene subito ceduto il posto dopo un inizio dai colori slavati che vorrebbe attingere ai ricordi da bambino di Geppetto; poi è una delle versioni (animate) più fedeli, includendo persino il personaggio del Pescatore Verde, quasi sempre omesso, pur mantenendo la sua durata sotto l’ora e mezza; infine recupera, restituendola alla sua dimensione originaria, la figura della Fatina come quella di “Bambina dai capelli turchini” – e non di una “maestrina” o di una guida – ammantandola del dolce e struggente alone di un amore adolescenziale.
Ad alimentare la riuscita e – come gli auguriamo! – il successo in sala di questo Pinocchio è, oltre a quella paterna, un’altra perdita: la scomparsa di Lucio Dalla, che tanto aveva collaborato a questo film. Autore delle musiche e voce del Pescatore Verde, il cantautore bolognese morto il 1° marzo 2012 è anche interprete di un paio di brani, tra cui la canzone dei titoli di coda. Ispirandosi a Rossini (che iniziava la sua “Cenerentola” col verso “Una volta c’era un re…”, così come “Pinocchio” comincia con “C’era una volta un re…”) ed affidandosi ai talenti di Roberto Costa, collaboratore più che ventennale che ha curato le orchestrazioni, di Nada, Leda Battisti e del suo compagno Marco Alemanno, il buon Lucio ha lasciato l’ennesimo, indimenticabile testamento artistico.
Così, filtrato attraverso il punto di vista del “babbo babbino” Geppetto ed arricchito dal layout di Lorenzo Mattotti che, ispirandosi a Giotto, al Beato Angelico, alla pittura metafisica di De Chirico ed a quella pop di David Hockney, rompe con l’immaginario dell’animazione statunitense e giapponese, il Pinocchio di Enzo D’alo si propone come robusta, divertita e divertente trasposizione per il grande schermo dell’immortale favola del burattino senza fili più famoso al mondo.
Voto: * * * *
Paolo Dallimonti
Alcuni materiali del film:
Featurette – Paolo Ruffini
FEATURETTE – ENZO D’ALO’
Clip 1
Clip 2
Clip 3