Ci sono molti “momenti furiosi” in Poor Things di Yorgos Lanthimos. Questa è la frase che la sua eroina Bella Baxter (Emma Stone) usa per descrivere il sesso.
Nulla a che vedere con gli eroici furori di Giordano Bruno qui ma col percorso iniziatico di crescita interiore.
Lo sceneggiatore di Lanthimos, Tony McNamara, ha adattato il film dal romanzo dell’autore cult scozzese Alasdair Gray, ma l’universo evocato qui è molto simile a quello trovato nei film del regista: commedie impassibili come The Lobster del 2015 e La Favorita del 2018. Qui usa il surrealismo e la stilizzazione estrema unita alla potenza dell’approccio, per esprimere le sue idee, dando vita a un film anche inquietante ma che fa riflettere all’insegna del woman empowerment. Umorismo stravagante e violenza misogina convivono fianco a fianco. Bella è la santa innocente che scopre la la cattiveria degli uomini. La Stone offre sicuramente la prestazione più coraggiosa e femminista della sua carriera finora.
Nelle prime scene, realizzate in bianco e nero e ambientate nel XIX secolo, il film ha l’atmosfera di un vecchio film horror . Rende anche un esplicito omaggio alle scene di La sposa di Frankenstein. Qui, però, è Bella a rinascere dopo essersi tolta la vita – grazie allo scienziato Dr Godwin Baxter (un Willem Dafoe sfregiato). Bella era incinta al momento della sua morte. Il dottore, o “Dio” come lo chiama lei, le ha impiantato nella testa il cervello del suo bambino non ancora nato. È quindi una donna dal corpo adulto che prova le emozioni di una bambina. Il medico la considera “un esperimento”. Il suo cervello e il suo corpo non sono ancora completamente sincronizzati.
Bella aiuta il dottore in laboratorio ma lui rifiuta di lasciarla libera. La casa del dottore è arredata con gusto, ma piena di strani animali.
Ramy Youssef interpreta Max McCandless, un giovane e serio assistente medico che presto si innamora di Bella nonostante il suo comportamento anarchico. Bella, però, fugge con qualcun altro: un seducente mascalzone interpretato da Mark Ruffalo, in bella forma comica. I loro viaggi li portano a Lisbona, Alessandria e Parigi, Bella sfrutta il viaggio per intraprendere la ricerca del sesso e dell’avventura. Ogni nuova città è creata in uno stile fantastico, con Lanthimos che riaccende i ricordi dei vecchi film muti di Georges Melies nella loro forma più artificiale.La neppur troppo sottile vena sarcastica porta alla luce una profonda rivoluzione in chiave femminista del mondo, attraverso un articolato processo di crescita e presa di coscienza del potere femminile nel mondo.Il risultato è straordinario e non vediamo l’ora di vedere anche il prossimo film di lanthimos sempre con Emma Stone già preannunciato al lido durante la mostra.
Voto 8
Vito Casale