Scheda film

Regia, Soggetto e Sceneggiatura: Carlos Reygadas
Fotografia: Alexis Zabe
Montaggio: Natalia López
Scenografie: Gerardo Tagle
Suono: Michelle Couttolenc e Gilles Laurent
Messico/Francia/Olanda/Germania, 2012 – Drammatico – Durata: 115′
Cast: Adolfo Jiménez Castro, Nathalia Acevedo, Willebaldo Torres, Eleazar Reygadas, Rut Reygadas
Uscita: 16 maggio 2013
Distribuzione: Academy Two

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 Dopo la luce, le tenebre

Una bambina bionda vaga per un campo sconfinato, chiamando le mucche e gli asini che scorrazzano intorno a lei. I cagnolini invece no, quelli non li vuole, anche se sono gli unici che sembrano rivolgerle attenzioni. Nel frattempo il sole tramonta e comincia a chiamare i genitori ed altri membri della sua famiglia. Finché non scoppia il temporale, con lampi che illuminano in lontananza un’oscurità coperta di nubi, sui quali compare, una parola alla volta, il titolo del film.
Questi i primi dieci minuti di Post tenebras lux di Carlos Reygadas, premio alla regia al Festival di Cannes 2012, rassegna che ancora una volta stupisce e spiazza, dopo la Palma d’Oro nel 2010 al tailandese Apichatpong Weerasethakul per Lo zio Bonme che si ricorda le vite precedenti, quanto a spregiudicatezza ed anticonformismo nell’assegnazione.
Se non avete ancora le idee chiare, basterà forse sapere che la scena successiva, quella subito dopo il titolo, vede l’ingresso nella casa dei protagonisti (e la subitanea fuoriuscita) di una sorta di diavolo rosso e luminoso che porta via con sé una valigetta dal misterioso contenuto (la felicità, la quiete famigliare?), notato nel cuore della notte soltanto da uno dei figli piccoli, tanto per ricordare che, probabilmente, i bambini salveranno il mondo.
È chiaro che siamo di fronte ad un complesso (e complicato) esercizio di stile, ad alto tasso di intellettualismo, che oscilla tra infinite suggestioni: si va dai Monty Python de Il senso della vita nella partita di rugby a quel porno socio-autoriale in voga nel Centro/Nord-Europa a cavallo tra gli anni settanta e gli ottanta (un nome per tutti: Gérard Kikoïne), ripreso poi, anche produttivamente, da Lars Von Trier, passando per Andrei Tarkovsky ed il surrealismo del proprio connazionale Buñuel, con in più elementi di video-arte.
Il regista messicano gioca tra l’iperrealismo ai limiti del documentario – pur essendo chiaramente un prodotto di finzione – e l’inverosimile, come il diavolo sopracitato che all’inizio ed alla fine entra in casa o l’uomo che nel prefinale si stacca la testa con le proprie mani per il rimorso o ancora l’immediatamente successiva pioggia di colore rosso (sangue?) che tutto bagna.
Estremo, a tratti eccessivo, in particolare nel suo formato 4:3 e nelle quasi due ore di durata, Post tenebras lux lascia costantemente spiazzato lo spettatore, ma riesce a tenerlo agganciato, se non altro per cercare di capire dove il regista voglia andare a parare, senza rischio di restare deluso, poiché la posta in gioco è davvero alta, dal momento che, tra splatter e porno, la visione spesso è spinta all’eccesso.
Doppio onore al merito del coraggio quindi alla Academy Two, uno per osare portare in un pugno di sale un film come questo e due per aver resistito alla tentazione di doppiare una pellicola che spazia dallo spagnolo all’inglese, passando per il francese, distribuendolo sottotitolato in italiano, unica modalità secondo noi possibile per un film (complesso) come questo.
RARO perché… è un complesso e complicato esercizio di stile ad alto tasso di intellettualismo. 

Voto: 6

Paolo Dallimonti

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