Regia di Marco Tullio Giordana
con Matteo Gadola, Vlad Toma, Esther Hazan, Alessio Boni, Michela Cescon

Recensione n.1

Sandro è un ragazzino che vive nell’agiatezza di una ricca famiglia broghese. Un notte però, durante una gita in barca, cade in acqua. Disperso in mezzo al Mediterraneo viene recuperato da una “carretta del mare” piena di stranieri in fuga verso l’Italia. Con loro finisce in un centro d’accoglienza e poi, da qui, viene recuperato dai genitori. L’esperienza segna a tal punto Sandro, che la sua vita facile svanisce e convince i propri genitori ad occuparsi di due giovani rumeni che gli sono stati particolarmente vicini durante la sua “avventura”.
Il nuovo film di Marco Tullio Giordano è un’opera di buoni propositi che però
finisce col perdere strada facendo. Tutta la prima parte descrive efficacemente il mondo familiare di Sandro, e anche il viaggio sulla barca dei clandestini ha non pochi momenti efficaci (come quando si dà un’idea delle condizioni igieniche in cui sono costretti a viaggiare), seppure già qui iniziano a mostrarsi i primi problemi. Un esempio lampante è senz’altro offerto dai due scafisti che sembrano la versione incattività (ma comunque in chiave di farsa) di due comici di Zelig fuori posto, e quindi molto poco credibili nel loro ruolo.
Naturalmente nella prima metà del film non sono pochi i pregi. Non solo descrittivamente il film è molto funzionale, ma non mancano scene di grande intensità e bellezza come per esempio, all’inizio, l’incontro casuale tra Sandro e un immigrato africano “in crisi”, oppure tutta la sequenza che va dalla caduta di Sandro in mare fino al suo recupero. Quest’ultima parte è resa particolarmente intensa dall’effica fotografia notturna del direttore delle luci Roberto Forza.
Tornati coi piedi per terra le cose però cambiano. Il racconto si fa molto più prevedibile, di matrice televisiva, i personaggi dei due clandestini rumeni diventano estremamente prevedibili e lo stesso Sandro agisce in modo ovvio e senza una vera logica. Il finale stesso del film, un finale sospeso, lascia troppo amaro in bocca nello spettatore, non solo perché non conclude, ma perché l’impressione è che gli sceneggiatori (Rulli e Petraglia), non sapendo come continuare, si siano semplicemente fermati senza preoccuparsi troppo.
La regia di Giordana non è mai piatta, anzi, illustra sempre con una certa efficacia tutti i momenti del film, trovando sempre soluzioni per lo meno interessanti per introdurre e accompagnare Sandro nella sua nuova esperienza. È dunque un peccato in più che certi sforzi vengano vanificati da tutta una serie di dettagli narrativi banali.
Non mi aspettavo certo di andare a vedere un film come Lamerica di Gianni Amelio (che pure ha un finale sospeso, ma molto più “completo”), però nemmeno un film così inconcludente. Un po’ come accadeva con La meglio gioventù, Giordana parte bene, ma poi ha fretta di arrivare da qualche parte senza sforzarsi di cercare una soluzione originale per il percorso narrativo intrapreso.

Sergio Gatti

Recensione n.2

Quando sei nato non puoi più nasconderti, perché quando sei nato non puoi fare a meno di vivere la tua vita, e la vita, come si sa, non porta sempre con sé il piacere di essere vissuta.
Uno sguardo al mondo dei clandestini, un sguardo che attraversa l’agio della ricca vita borghese e si posa sul disagio di chi compie un viaggio verso la speranza, una speranza che porta il nome Italia.

Uno sguardo che filtra le immagini attraverso gli occhi di un bambino.

L’innocenza di Sandro ( il bravo Matteo Gadola ) si scontra con la crudeltà di un mondo che riserva un posto in prima classe solo a chi ha la fortuna di essere ricco, e che dà false speranze a coloro che giungono in Italia alla ricerca del proprio angolo di paradiso.
E’ questa l’interessante introduzione al percorso filmico proposto da Marco Tullio Giordana (La meglio gioventù), che genera nello spettatore l’illusione di assistere a qualcosa di profondo e che invece lo immerge con forza in un minestrone ricco di ingredienti insapori.
Tutto ha inizio con uno sfortunato viaggio in barca, e la caduta in mare del piccolo Sandro. Verrà salvato e farà ritorno in Italia grazie ad un’imbarcazione carica di clandestini. Conoscerà un mondo nuovo, ed emblematico sarà il passaggio dal lusso di una splendida barca a vela all’inferno di un relitto carico di clandestini e privo di dignità umana. Davvero bello questo primo impatto. Poi il totale naufragio.
Il regista inizia a mescolare tanti elementi, e perde di vista i buoni propositi con i quali era partito. Tenta di arrivare allo spettatore attraverso mezzi subdoli, primo fra tutti il senso di pietà. Mostrare un problema impietosendo lo spettatore è davvero imperdonabile.

Gira la roulette ed escono fuori tanti numeri, uno dopo l’altro. Il dio denaro, che compra tutto e lava la coscienza (ricordiamo la scena in cui Bruno tenta di ringraziare Radu con una manciata di soldi). La contrapposizione tra gli ambienti malsani dei centri di accoglienza e lo splendido nido familiare borghese. Le difficoltà di integrazione in una società che guarda ancora con razzismo agli extracomunitari. Una bambina che arriva da lontano piena di speranze e che vede infrangersi i propri sogni nel terribile giro della prostituzione. Il difficile rapporto tra i coniugi bresciani e Sandro, che apprende troppo velocemente e che è dotato di una spiazzante autonomia. Il sociale che a fatica riesce a contenere il fenomeno dell’immigrazione, una problematica che negli ultimi anni ha investito con irruenza l’Italia. Stereotipi dell’italiano medio, del suo stile di vita, di un nord ricco, e di un sud che si vede rappresentato da due maldestri scafisti, che non hanno alcun rispetto per l’essere umano. Lacrime, pietà, compassione. Stucchevole e retorico. Un film che ha la pretesa di voler parlare di tutto e in cambio ottiene un qualunquismo con cui non si può affrontare un film dai temi così profondi.
Salviamo il salvabile. Buonissime le interpretazioni degli attori, da Matteo Gadola ad Alessio Boni e alla bravissima Michela Cescon, bravi davvero nell’interpretare le emozioni che si susseguono nel film e nel comprendere le idee di un regista confuso. Montaggio lineare, senza pecche ma privo di spunti interessanti. Macchina da presa utilizzata in modo accademico, ma discreta e adatta al contesto filmico.
Con gli occhi di Sandro cerchiamo di raggiungere la meta. Alla ricerca di Alina, nello squallore della Milano invisibile, osserviamo le immagini struggenti dei meno fortunati, di questi extracomunitari perfettamente integrati nella loro non-integrazione. E ancora si espande il pietismo, e ancora riemerge il già visto condito con una buona dose di retorica. Lo spettatore è lì, osserva attraverso gli occhi di Sandro un qualcosa di indefinibile, non capisce dove il film lo stia portando, non vede percorsi chiari, vede solo confusione, tanta confusione.
I titoli di coda sanciscono la fine di un film che non è mai realmente iniziato.
Voto : 5

Endrio Martufi

Recensione n.3

Ben nove minuti d’applausi hanno accolto “Quando sei nato non puoi più nasconderti” la scorsa settimana a Cannes. L’ultima fatica di Marco Tulio Giordana sembra nascere sotto i migliori auspici nonostante il regista affronti un argomento di scottante attualità come l’immigrazione clandestina.
Due i punti di vista a confronto, quello di Sandro, bambino della Brescia bene, e quello di Radu e Alina, due fratelli rumeni in cerca di fortuna in Italia. Quando Sandro sarà salvato, da un sicuro annegamento, grazie all’intervento di una carretta del mare, il piccolo mondo finora conosciuto crollerà improvvisamente portando Sandro a una ribellione verso il padre (Alessio Boni) e la madre (Michela Cescon) che ai suoi occhi impersonano quel capitalismo sfrenato che tanto sembra, invece, essere meta da raggiungere per Radu e Alina che affidano le proprie vite ai mercanti di uomini.
Giordana continua sulla strada della cronaca e della realtà dopo l’esperienza, più che positiva, de La Meglio Gioventù e proprio dal suo precedente successo ha attinto i protagonisti come Alessio Boni, Andrea Tidona e Adriana Asti.
Fedele al principio che lo spazio deve essere degli attori, lo sguardo di Giordana si posa quasi impercettibilmente sulle performance dei protagonisti, dandoci un vero esempio di lavoro corale.
Nel complesso un’opera, forse, discontinuo e a volte duro da digerire ma sa offrire, comunque, momenti di buon cinema italiano.

Valentina Castellani

Scheda Film

Titolo originale:

Quando sei nato non puoi più nasconderti

Nazione:

Italia, Regno Unito, Francia

Anno:

2005

Genere:

Drammatico

Durata:

115′

Regia:

Marco Tullio Giordana

Cast:

Alessio Boni, Michela Cescon, Rodolfo Corsato, Matteo Gadola, Andrea Tidona, Adriana Asti

Produzione:

Cattleya, Rai Cinema, Once You Are Born Films, Babe

Distribuzione:

01 Distribution

Data di uscita:

13 Maggio 2005

Trama:
Sandro è un ragazzo di dodici anni, cresciuto in una famiglia bresciana benestante. Bruno e Lucia sono i ricchi genitori, proprietari di una fabbrica. Durante una crociera in barca a vela nel Mediterraneo, Sandro cade in mare. Quando gli altri se ne accorgono e tornano indietro, non riescono più a trovarlo. Il bambino viene creduto morto. In realtà Sandro è riuscito a salvarsi grazie ad un’imbarcazione di clandestini, anche contro il volere dei due scafisti a bordo. Radu, un ragazzo rumeno di diciassette anni che viaggia in compagnia della sorella minore, Alina, cerca di proteggerlo. L’arrivo in Italia è per Sandrio il punto di partenza di un viaggio alla scoperta del terribile mondo degli immigrati.